In India la decisione del presidente americano Donald Trump di tassare con 100’000 dollari a persona, una tantum, le aziende che negli USA assumeranno lavoratori stranieri, sta provocando molta incertezza. Anche perché i titolari dei visti H-1B, quelli che finora sono costati tra i 2’000 e i 5’000 dollari ai datori di lavoro, sono al 70% professionisti indiani, attivi soprattutto nel settore tecnologico.
All’inizio è stato il panico. Chi era in vacanza fuori dagli USA si è precipitato indietro e, addirittura, chi stava per prendere un volo in uscita si è fatto sbarcare immediatamente per paura di non poter tornare. Il sogno americano, in India, è andato in frantumi in una notte, ma poi si è capito che questa supertassa entrerà in vigore con i nuovi visti tecnologici dal 2026. Chi lavora già negli Stati Uniti non sarà toccato, ma resta comunque un grosso cambiamento.
Non però secondo Gaurav Raj, un ingegnere indiano che il visto lo ha ottenuto, ma poi è tornato indietro. “Credo sia stato sempre molto difficile ottenere un visto H-1B. La mia famiglia - racconta al microfono del Radiogiornale - ha sottoscritto un prestito enorme per farmi studiare negli Stati Uniti e poi, finiti gli studi, per ottenere il visto. È come vincere alla lotteria. Ma questo era solo l’inizio dei problemi. Ti trovi sempre in questa precarietà, perché se cambiano le regole, se ti licenziano, hai solo 60 giorni per trovare un altro lavoro oppure devi lasciare il Paese”.
Nel quadro generale, la mossa di Trump si inserisce nella sua spinta anti-immigrazione. Un consulente finanziario, Sarthak Ahuja, dai social, avverte: “Molte imprese statunitensi cominceranno in ogni caso a licenziare immigrati e ad assumere americani”. Sullo sfondo ci sono però anche le intense trattative commerciali con l’India, che Trump ha prima tassato al 50% e ora si vede chiudere la porta all’immigrazione dei propri cervelli. Per il ministro indiano del Commercio, Piyush Goyal, sul lungo termine questo sarà però un bene: “Alcuni Paesi vogliono incrementare i commerci con il nostro Paese e migliorare le relazioni, ma hanno paura della forza dei nostri talenti. Questo va bene, noi auspichiamo infatti che i nostri cervelli tornino a casa per innovare qui da noi”.
Questa trasformazione, secondo Anubhav Mishra, che guida una startup tecnologica a New Delhi, è già in atto: “Anche se gli USA restano il miglior centro per l’innovazione e attraggono talenti, vedremo però la nascita di centri offshore delle ditte americane per gli ingegneri che restano qui”. In ogni caso, questa nuova mossa di Trump indebolisce ancora di più la fiducia, già ai minimi storici, tra Delhi e Washington.