A poco più di un anno dalla caduta del regime di Bashar al-Assad, avvenuta l’8 dicembre 2024, la Siria si trova ad affrontare un complesso processo di unificazione nazionale, con notevoli difficoltà nell’integrazione delle forze curde e una preoccupante recrudescenza delle tensioni settarie. I nuovi vertici di Damasco, insediatisi con il sostegno di Stati Uniti e Turchia, stanno incontrando ostacoli significativi nel tentativo di consolidare il potere e costruire una nuova Siria.
L’integrazione curda: un nodo irrisolto
Uno dei punti cruciali di questo processo è l’integrazione delle forze curde, che hanno svolto un ruolo fondamentale nella lotta contro lo Stato Islamico nel nord-est del paese, all’interno dell’esercito nazionale siriano. Tuttavia, come spiega Lorenzo Trombetta, collaboratore della RSI ed esperto di Siria, “le cose non stanno andando secondo i piani previsti dagli Stati Uniti e dalla Turchia”. La scadenza temporale di dicembre per l’integrazione, infatti, appare irrealistica e insostenibile, a causa delle profonde problematiche politiche che sottostanno a questa unificazione militare.
Trombetta sottolinea che la questione va ben oltre gli aspetti puramente tecnici. “Dietro alla questione di mettere insieme due forze militari molto diverse fra loro, pensiamo soltanto alla presenza femminile nelle forze curdo siriane, una presenza femminile in divisa che non è riconosciuta dalla cultura politica del nuovo potere di Damasco, l’aspetto prettamente tecnico militare è soltanto la punta dell’iceberg di una questione assai più complessa”. L’esperto evidenzia come l’integrazione militare sia intrinsecamente legata a un più ampio piano politico che riguarda la spartizione delle risorse e la definizione del progetto politico-culturale della nuova Siria. “Né i turchi né gli Stati Uniti hanno pensato a un piano politico che possa portare all’integrazione militare, dopo aver affrontato i vari nodi politici, istituzionali, culturali di cui parlavo”, ha aggiunto Trombetta, evidenziando una lacuna strategica da parte degli sponsor internazionali.
Le violenze settarie e la sfida dell’identità nazionale
A complicare ulteriormente il quadro, si aggiungono episodi di violenza che riaccendono le preoccupazioni sulle divisioni settarie. Pochi giorni fa, un attentato rivendicato da un gruppo combattente sunnita ha causato otto vittime in una moschea alawita a Homs, la stessa confessione dell’ex presidente Assad. Questo episodio, lungi dall’essere isolato, solleva interrogativi sulla capacità dei nuovi vertici di Damasco di garantire la sicurezza e l’integrazione di tutte le comunità.
“Assolutamente sì”, afferma Trombetta, rispondendo alla domanda se tali episodi dimostrino che i regolamenti di conti non sono ancora finiti. L’esperto evidenzia che il nuovo potere a Damasco non si pone come “arbitro super partes”, ma è piuttosto “espressione di un sunnismo anche piuttosto radicale, di una rivincita politica del sunnismo siriano”. Questa parzialità, secondo il collaboratore, complica enormemente la situazione. “Al di là della retorica di uno Stato che dice tutti i cittadini sono uguali di fronte alla giustizia, intendiamo difendere tutte le comunità, però l’attentato alla moschea alawita di Homs - come moltissimi altri episodi di violenza - nascono proprio dalla sensazione che adesso una parte del Paese sente di aver vinto e un’altra di esser messa all’angolo”.
L’esperto ha citato anche altri episodi, come “rapimenti di donne alawite, pogrom di alawiti come è successo nel marzo 2025”, che testimoniano come una comunità oggi “non è più difesa, che non è integrata in un progetto di Stato nazionale sulla base di cittadinanza”. La questione fondamentale, conclude Trombetta, è se in Siria “si è tutti veramente cittadini al di là delle appartenenze, oppure siamo continuamente identificati come curdi, alawiti, sunniti, cristiani…”. Fino a quando persisterà questa “etichettatura” del siriano, ha avvertito, continueranno a esserci sia attentati che difficoltà nell’integrazione politico-militare e istituzionale delle varie componenti del paese.

Siria, moschea colpita dai terroristi
Telegiornale 26.12.2025, 20:00










