Dopo dodici giorni di guerra, la tregua tra Iran e Israele regge ancora, ma è appesa a un filo. Teheran, sospettata da Washington e Tel Aviv di puntare alla bomba atomica, respinge le accuse e mantiene una linea di sfida verso l’Occidente, pur dicendosi aperta al dialogo. L’ambasciatore dell’Iran in Svizzera lo ha spiegato ai microfoni della RTS.
“Siamo in una situazione di cessate il fuoco fragile”
E così, ,mentre la tregua instaurata un mese e qualche giorno fa con Israele resta incerta, Mahmoud Barimani non nasconde la diffidenza di Teheran. In un’intervista concessa venerdì alla trasmissione “Tout un monde”, spiega che il cessate il fuoco resta “fragile” per una ragione ben chiara. “Israele non è degno di fiducia, a causa dei suoi torbidi precedenti”.
L’ambasciatore iraniano in Svizzera afferma tuttavia che il suo paese non agirà senza provocazione: “Finché non saremo attaccati, non faremo nulla”, spiega. Parallelamente, l’Iran dice di restare aperto al dialogo, anche con gli Stati Uniti, ma ponendo alcune condizioni. “Non ci fidiamo degli Stati Uniti. Devono instaurare la fiducia necessaria e indispensabile”, avverte. “Ogni nuova discussione è possibile se l’altra parte è pronta a concludere un accordo giusto, equilibrato e reciprocamente vantaggioso”, aggiunge.
Un programma nucleare che l’Iran non abbandonerà
I colloqui aperti venerdì a Istanbul con Francia, Germania e Regno Unito si inscrivono in una continuità diplomatica, secondo Mahmoud Barimani. “Si tratta della prosecuzione di discussioni precedenti. Dovevamo far capire loro, in particolare dopo la guerra, che la posizione dell’Iran resta forte e incrollabile”.
Teheran rifiuta infatti ogni rimessa in discussione del suo diritto a sviluppare un’energia nucleare civile: “Non rinunceremo al diritto legittimo del nostro popolo di utilizzare il programma nucleare pacifico, compreso l’arricchimento”, precisa l’ambasciatore iraniano.
Quale posto occupa la Turchia nei colloqui internazionali? Secondo il diplomatico, l’Unione europea deve mettere da parte la sua vecchia “politica di pressione e minaccia”, in particolare “il meccanismo di snapback (procedura che permette di ristabilire automaticamente le sanzioni internazionali contro l’Iran in caso di presunta inosservanza dell’accordo nucleare, ndr.)“, che secondo lui non ha alcuna base giuridica o morale. Rimprovera anche agli europei la loro inazione dopo il fallimento dell’accordo del 2015. “L’Unione europea e i tre paesi - Francia, Germania, Regno Unito - hanno fallito nel difendere i principi fondamentali del diritto internazionale”, accusa.
Israele possiede armi nucleari, contrariamente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza
Mahmoud Barimani, ambasciatore dell’Iran in Svizzera
Quanto alle accuse mosse da Israele, che afferma che l’Iran sta sviluppando l’arma nucleare, Mahmoud Barimani preferisce ribaltare la critica: “Israele possiede armi nucleari, contrariamente alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza, e non permette all’AIEA di ispezionare le sue installazioni”, spiega.
Interrogato sulla questione della trasparenza iraniana, riconosce che le ispezioni non sono più sistematiche: “Dopo la guerra, il Parlamento iraniano ha adottato una legge che dà al Consiglio nazionale supremo il potere di decidere caso per caso sulla cooperazione con l’AIEA”, ricorda.

Vertice sul nucleare iraniano
Telegiornale 25.07.2025, 20:00
Nessun isolamento diplomatico
Dipinto come isolato sulla scena diplomatica durante il conflitto, l’Iran afferma al contrario di aver beneficiato di un ampio sostegno. “Centoventi paesi hanno condannato l’atto di aggressione di Israele”, ricorda l’ambasciatore. E cita anche le prese di posizione di organizzazioni come l’Organizzazione della cooperazione islamica, i BRICS, o ancora l’AIEA.
Certo, la Cina e la Russia non sono intervenute militarmente, ma il loro appoggio non è meno significativo secondo lui. “Questi paesi hanno condannato l’aggressione israeliana e sostenuto l’Iran, politicamente. [Militarmente], ci appoggiamo innanzitutto sulle nostre forze armate competenti e sul sostegno risoluto della nostra popolazione”, conclude.
Un ruolo della Svizzera che resta centrale
Interrogato sulla mediazione svizzera tra l’Iran e gli Stati Uniti e in particolare sul suo offuscamento a favore di altri paesi, Mahmoud Barimani smentisce: “La Svizzera non è stata sostituita da altri Stati. Pensiamo che la Svizzera sia un’intermediaria sincera e fedele, e che il suo mandato dovrebbe essere ancora più forte di prima”, spiega.
Riconosce che altri canali sono stati talvolta utilizzati, ma senza che ciò rimetta in discussione la posizione della Svizzera. “Nei casi in cui l’altra parte, gli Stati Uniti, ha designato un altro paese diverso dalla Svizzera per consegnare un messaggio, non abbiamo altra scelta che inviare la risposta attraverso lo stesso canale. Ma ciò non rimette affatto in discussione il mandato di potenza protettrice di cui dispone la Svizzera”, conclude.