Analisi

La Moldova continua a guardare a ovest

Il PAS vince - e nelle proporzioni è una sorpresa - ma il Paese rimane spaccato e in difficoltà, sia sul piano economico che nell’attuare le riforme. Ha votato solo un cittadino su due

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RG 07.00 del 29.09.2025 La corrispondenza di Stefano Grazioli

RSI Info 29.09.2025, 07:00

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Di: Stefano Grazioli, giornalista esperto di Russia e paesi postsovietici 

Le elezioni parlamentari in Moldova si sono chiuse con una sorpresa, con il partito europeista della presidente Maia Sandu che è riuscito a mantenere la maggioranza assoluta in parlamento a Chisinau, andando oltre i 51 seggi necessari per continuare a governare in solitudine. Il risultato è stato inaspettato e ha spazzato i sondaggi della vigilia che davano un testa a testa con il blocco filorusso. Il PAS di Sandu è arrivato al 50%, raddoppiando le previsioni, mentre il Blocco filorusso si è fermato al 25%, davanti ad Alternativa del sindaco della capitale Ion Ceban con l’8%, il Partito nostro del populista Renato Usati con il 6% e Democrazia a casa, forma nazionalista guidata da Vasile Costiuc, che reclama la riunificazione tra Moldova e Romania, che fa il suo ingresso per la prima volta in parlamento con il 6%.

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Igor Dodon, leader del Blocco prorusso, ha protestato in piazza domenica sera

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Gli equilibri rimangono in sostanza invariati rispetto alla passata legislatura, con il PAS di Sandu che potrà formare in autonomia il prossimo governo, senza bisogno di formare una complicata coalizione come era stato ipotizzato prima del voto.

Sospiro di sollievo sul fronte europeista

Tira un sospiro di sollievo Maia Sandu, rieletta lo scorso anno, che avrà dunque un governo favorevole al suo fianco e potrà continuare il corso europeista intrapreso quattro anni fa. La presidente è impegnata a traghettare il Paese verso l’Unione Europea, dopo l’inizio delle trattative cominciate ufficialmente nel 2024. E tira un sospiro di sollievo appunto anche Bruxelles, che dall’inizio della guerra in Ucraina nel 2022 ha moltiplicato le risorse per attrarre l’ex repubblica sovietica verso la propria orbita. La sfida interna, semplificata, fra forze europeiste e filorusse ricalca il duello globale tra Europa e Russia che da decenni si gioca in Moldova e in varie repubbliche ex sovietiche, dall’Ucraina alla Georgia, dove Mosca è intervenuta militarmente. 

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La presidente Maia Sandu

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Le tensioni nazionali e internazionali in Moldova non finiscono però con la vittoria del PAS e il successo, anche personale, di Sandu, dato che il Paese rimane in ogni caso spaccato: la scarsa affluenza alle urne, con un moldavo su due che è rimasto a casa, indica che per presidente e governo c’è ancora molto da fare per recupera la sfiducia della metà dell’elettorato che si è astenuto. A Chisinau, l’economia arranca, la corruzione dilaga, le riforme necessarie tardano ad arrivare, nonostante gli sforzi del governo e gli aiuti dell’UE. Il conflitto ucraino e i suoi riflessi continuano poi a pesare sul futuro, in un contesto in cui i duello con il Cremlino e la guerra ibrida con Mosca sono sempre presenti.

Il nodo della Transnistria

Oltre alla questione delle interferenze in campagna elettorale, che hanno condotto al divieto di partecipazione al voto per vari partiti filorussi, e alla storica contrapposizione tra blocchi con differenti visioni e sponsor, il fattore che incombe sempre sulla Moldova è quello della Transnistria, territorio proclamatosi indipendente dopo una breve guerra all’inizio degli anni Novanta e da allora sotto la protezione di Mosca, che mantiene nel capoluogo Tiraspol anche un contingente militare. La repubblica separatista funge da testa di ponte russa fra Ucraina e Moldova e rappresenta un nodo complicato da sciogliere per Chisinau sulla strada verso l’adesione all’Unione Europea. I tentativi di riassoribire il conflitto nei decenni passati sono passati attraverso la mediazione dell’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ma sono stati di fatto congelati con l’avvio del conflitto ucraino.

Mosca vede la Transnistria come un grimaldello per la destabilizzazione della Moldova e a sua volta Chisinau, insieme con l’Unione Europea, non ha gli strumenti e le possibilità per trovare una soluzione realistica senza la collaborazione della Russia. Con l’entrata in parlamento del PPDA (Partito della democrazia a casa), il tema delle dispute territoriali troverà a Chisinau nuova linfa, con in primo piano il progetto di riunificazione tra Moldova e Romania e l’idea di contrapporsi a quello che il leader unionista Costiuc ha definito l’espansionismo russo verso Occidente.

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