In tutta Europa, le manifestazioni politiche tornano a occupare un ruolo centrale nel dibattito pubblico. Un fenomeno che, secondo Lorenzo Pregliasco, esperto di comunicazione politica e opinione pubblica intervistato da SEIDISERA, si distingue nettamente dalle mobilitazioni del passato, come quelle contro la guerra in Iraq nel 2003.
“C’è una grande differenza”, spiega Pregliasco. “Le piazze che vediamo oggi, che vediamo in questi giorni, sono piazze che vivono molto fuori dai binari dei partiti e della politica tradizionale”. A guidare queste mobilitazioni non sono più le strutture organizzate della politica, ma la spinta dei social media e quella che l’esperto definisce “politica on demand”: una partecipazione che nasce attorno a singoli temi, accesa da fiammate di attenzione, interesse e indignazione online.

Manifestanti mercoledì sera a Milano
Contrariamente a quanto si pensava in passato, l’ascesa delle piattaforme digitali non ha sostituito lo spazio fisico della protesta. Anzi, secondo Pregliasco, per i più giovani “questa modalità di partecipazione politica è ormai la norma”. La Generazione Z, poco esposta alla politica tradizionale, e alla vita di partito, è più incline a iniziare l’attivismo sui social, per poi spostarlo in piazza.
Un altro elemento distintivo rispetto alle mobilitazioni storiche è l’assenza di un obiettivo istituzionale. “In passato c’era comunque una partecipazione che affiancava i partiti, ma aveva l’idea di arrivare a un certo punto a una mediazione politica, a un risultato parlamentare”, osserva Pregliasco. “Oggi invece queste manifestazioni non vedono i partiti e la politica classica istituzionale come punto di approdo”.
La politica on demand vive inoltre di tempi accelerati: “È accelerato il ciclo delle notizie, è accelerato il ciclo dell’indignazione. Quindi ciò che è fondamentale, essenziale oggi, potrebbe non esserlo tra un anno”. Pregliasco cita come esempio le mobilitazioni per il clima o per i diritti di genere, che hanno avuto picchi di attenzione seguiti da rapide flessioni.
Infine, l’esperto riflette sulle differenze tra le proteste attuali e quelle legate alla guerra in Ucraina. “Le mobilitazioni, che pure ci sono state, sono state molto più ridotte”, afferma. Secondo lui, il messaggio politico gioca un ruolo cruciale: mentre la mobilitazione pro-Ucraina rappresentava una difesa dell’Occidente contro una minaccia esterna, le proteste per Gaza e per la Palestina “permettono a molti che partecipano di mettere in evidenza le contraddizioni dell’Occidente, le ipocrisie e le mancanze del nostro mondo”. Una retorica anti-colonialista che, secondo Pregliasco, rafforza il messaggio e spiega l’ampia adesione, sia online che nelle piazze.