Medici senza frontiere ha puntato il dito contro GHF, la Gaza Humanitarian Foundation, l’organizzazione sostenuta da Washington che gestisce gli aiuti umanitari nella Striscia. Per MSF il sistema di distribuzione, avviato un mese fa, ha causato “massacri a catena”. “Più di 500 persone sono state uccise nei punti di distribuzione e quasi 4’000 sono rimaste ferite mentre cercavano di procurarsi del cibo”.
Critiche emerse da più parti su cui SEIDISERA ha fatto reagire Johnnie Moore, leader evangelico americano, nonché presidente esecutivo di GHF.
I punti di distribuzione degli aiuti erano oltre quattrocento, oggi sono quattro. Sono sufficienti per lei?
“Penso che sia come paragonare, come diremmo negli Stati Uniti, mele e arance. Stiamo confrontando un sistema con un tipo diverso di sistema. È abbastanza? No, non è abbastanza”, dice Moore al microfono di Sofia Stroppini. “Ma è un inizio. E tra l’altro, è un inizio sufficiente perché la quantità di cibo che entra nella Striscia di Gaza ha fatto una differenza significativa sull’insicurezza alimentare. E uno dei motivi per cui c’erano così tante persone che si radunavano intorno ai nostri punti, all’inizio del nostro intervento, e molte persone vengono ancora, è perché l’insicurezza alimentare era reale. Dire che il sistema precedente era perfetto... beh, è esattamente il contrario”.
Poi arriviamo anche a questo - la grande folla che si raduna attorno ai centri e le uccisioni-, ma prima: come fanno gli anziani, i disabili e i bambini a ricevere gli aiuti?
“Vediamo che i gazawi si stanno adattando al processo. Parliamo con loro ogni giorno, siamo sul campo e vediamo che si organizzano: per esempio, un adolescente o un giovane va a prendere il cibo per più famiglie. Non chiediamo loro di prendere scatole intere; se hanno bisogno di più olio, zucchero o farina, possono portare una borsa di tela e prendere ciò che serve. Quindi un solo ragazzo può venire per conto di più famiglie, prendere quello che serve e portarlo a casa. Abbiamo sperimentato con successo alcune iniziative per portare cibo in posti complicati senza che tutti debbano venire da noi. Sono in fase di prova”.
Abbiamo raccolto la testimonianza di una persona palestinese, che afferma che se vai a prendere gli aiuti rischi di essere ucciso, ma se non vai muori di fame. D’altronde di notizie di spari dell’esercito israeliano sulla folla ce ne sono molte... Cosa risponderebbe a quest’uomo e agli altri - le testimonianze di questo tipo d’altronde sono numerose...
“Prima di tutto, siamo lì per aiutare i gazawi, anche per aiutare questa persona. Parliamo ogni giorno con centinaia di persone sul campo, li aiutiamo in ogni modo possibile. Allo stesso tempo, non siamo in una situazione di cessate il fuoco, c’è ancora una guerra attiva a Gaza. Ci sono stati casi di civili uccisi, ma noi non siamo politici, non vogliamo entrare nel merito del conflitto”.
“Quello che ho notato - prosegue il presidente esecutivo di GHF - è che, se succede qualcosa che coinvolge l’IDF (l’esercito israeliano, ndr), si tratta di un esercito professionale: puoi fare domande, loro rispondono, e puoi valutare le risposte. È professionale. È chiaro che sono stati commessi errori, e l’IDF ha risposto. Non c’è la stessa attenzione per ciò che riguarda Hamas. Quando Hamas ha ucciso almeno 5 operatori...”.
L’esercito israeliano però ha sparato sui civili.
“Sì. Mi faccia finire il discorso. Quando Hamas ha ucciso almeno cinque nostri lavoratori locali gazawi, volontari disarmati che stavano solo portando cibo, non c’è stata praticamente nessuna reazione di sdegno dalla comunità internazionale”.
Ma lei è stato a Gaza? Ha visto con i suoi occhi il lavoro della fondazione che dirige?
“Oh sì, certo”.
Anche la distribuzione del cibo?
“Oh sì. Sì, sono stato lì. Innanzitutto, sto facendo volontariato, e la gente mi chiede perché lo faccio. È molto semplice. Sono cristiano. Penso che non ci sia niente di più cristiano che dare da mangiare alle persone. Ma ero sul campo nella prima settimana dalla mia nomina”.
È soddisfatto del lavoro della Gaza Humanitarian Foundation finora?
“Io non sono mai soddisfatto. Dobbiamo sempre migliorare in ciò che facciamo. Ma oggettivamente parlando — e in questa discussione c’è molto poca oggettività — oggettivamente è stato un successo incredibile. In un mese, nel mezzo di due guerre calde, abbiamo distribuito quasi 50 milioni di pasti, oltre 46 milioni di pasti ai gazawi”.

Gaza; la caotica distribuzione degli aiuti
Telegiornale 27.06.2025, 20:00
“Se non vai a prendere gli aiuti, muori di fame. Se invece ci vai rischi di farti ammazzare”
Questa era la versione della Gaza Humanitarian Foundation che si scontra però con quelle che arrivano ogni giorno dalla Striscia di Gaza: più volte ci siamo confrontati con notizie di civili uccisi o feriti da soldati israeliani mentre erano in attesa di ricevere gli aiuti umanitari.
Per capire di più, SEIDISERA ha contattato uno dei giornalisti che queste notizie le dà, direttamente dal posto, da Gaza: si chiama Aziz Elkahlout e al microfono di Naima Chicherio ha respinto le affermazioni di Johnnie Moore definendole “una grande bugia”. “Se non vai a prendere gli aiuti, muori di fame. Se invece ci vai, rischi di farti ammazzare”, ha dichiarato il giornalista, accusando Israele di colpire i civili durante la distribuzione di aiuti. Lo Stato ebraicio “ha trasformato i centri di distribuzione in una trappola”, ha aggiunto.
Secondo lui, i centri di distribuzione della fondazione sono inefficaci nel distribuire gli aiuti a Gaza e critica aspramente l’idea di affidare tutto il lavoro a una singola ONG, definendola “una pessima idea”. Descrive una situazione caotica dove le persone devono camminare per chilometri per ricevere una piccola quantità di aiuti, tornando a casa esauste.
L’intervistato sottolinea come la situazione sia peggiorata rispetto a quando c’erano organizzazioni come l’ONU, il World Food Program e l’UNICEF a gestire gli aiuti. Inoltre, evidenzia il problema dei saccheggi, implicando che la fondazione non sia in grado di prevenirli.

L'intervista a Aziz Elkahlout
SEIDISERA 27.06.2025, 18:00
Contenuto audio
“Cercare cibo non deve essere una condanna a morte”
“Andare a cercare cibo non deve ‘mai’ trasformarsi in una ‘condanna a morte’”, ha dichiarato venerdì il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres. Ha denunciato il nuovo sistema “militarizzato” di distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza, che “uccide le persone”. “Le persone vengono uccise semplicemente cercando di nutrire le loro famiglie e se stesse. Andare a cercare cibo non dovrebbe mai essere una condanna a morte”, ha dichiarato ai giornalisti a New York, senza però citare il nome della Fondazione Umanitaria di Gaza (GHF), le cui operazioni di distribuzione degli aiuti danno luogo regolarmente a scene caotiche e mortali.

Gaza: ennesima strage
Telegiornale 27.06.2025, 12:30