Il Cremlino afferma che l’eventuale fornitura di missili Tomahawk statunitensi all’Ucraina non modificherebbe l’andamento del conflitto. Gli Stati Uniti stanno valutando la richiesta di Kiev di ottenere questo tipo tecnologia, ma sorgono interrogativi su chi avrebbe il controllo effettivo di queste armi a lungo raggio.
Il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov sottolinea l’importanza di capire chi fornirebbe i dati di puntamento per questi missili. “Chi può lanciarli? Solo gli ucraini o servono soldati americani? Chi sceglie gli obiettivi?”, si chiede Peskov.
Il presidente russo Vladimir Putin aveva già avvertito che l’Occidente diventerebbe parte diretta del conflitto fornendo tali informazioni all’Ucraina.
Secondo fonti statunitensi, il presidente Trump starebbe riconsiderando la sua precedente opposizione all’invio di missili a lungo raggio a Kiev. I Tomahawk, con una gittata di 2’500 km, potrebbero colpire Mosca se consegnati all’Ucraina.
Il presidente ucraino Zelensky ha chiesto agli USA di vendere i Tomahawk a Paesi europei che li invierebbero poi in Ucraina. Una decisione definitiva spetta però a Trump.
Nel frattempo, l’inviato speciale statunitense in Ucraina Keith Kellogg ha sostenuto che il capo della Casa Bianca sia ora favorevole a fornire all’Ucraina capacità di colpire in profondità il territorio russo.
I missili Tomahawk sono missili da crociera a lungo raggio, sviluppati dagli Stati Uniti, capaci di colpire bersagli terrestri o navali con alta precisione. Utilizzano un sistema di guida avanzato. Possono essere lanciati da navi, sottomarini o piattaforme terrestri, con una gittata che supera i 2’500 km. Possono essere dotati di testate convenzionali o nucleari e sono impiegati per attacchi strategici o tattici. La loro versatilità e precisione li rendono potenzialmente un’arma chiave in conflitti moderni.

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