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Pinacoteca di Brera, la mostra-testamento di Armani

“Milano, per amore” sarà aperta al pubblico fino a gennaio. Celebra i 50 anni di creatività del grande stilista mancato di recente

  • 2 ore fa
02:54

Il testamento di Armani alla Pinacoteca di Brera

Telegiornale 24.09.2025, 20:00

  • Telegiornale RSI
Di: Telegiornale- Laura Giovara/M. Ang. 

Il blu della Madonna col Bambino di Giovanni Bellini e la gonna in raso, l’abito couture rosso papavero incastonato tra gli affreschi di Bernardino Luini. Gli abiti di Giorgio Armani accanto ai capolavori della Pinacoteca di Brera, un dialogo eccezionale tra moda e arte, fatto con rigore e discrezione, prerogative del grande stilista che ha allestito la mostra di persona, curando i dettagli fino all’ultimo.

“Non voleva entrare in un rapporto stretto con i grandi capolavori dell’antichità, quindi con Raffaello, Caravaggio, Mantegna, non se la sentiva e quindi ha ipotizzato un progetto allestitivo, molto sobrio, essenziale, in cui le sue creazioni entrano in dialogo piuttosto con le atmosfere, i colori delle sale”, spiega alle telecamere del Telegiornale della RSI Angelo Crespi, direttore della Pinacoteca di Brera.

Via libera ai chiaroscuri al cospetto del maestro della luce, Caravaggio. Per non prevalere sul Bramante e Piero della Francesca, Armani ha scelto invece le tonalità neutre. Oltre 120 abiti dagli anni ‘80 fino all’ultima collezione esposti in 39 sale. La moda influenza da sempre la storia dell’arte, allo Sposalizio della Vergine di Raffaello non siamo forse già di fronte a una sfilata? Mai però la moda era entrata alla Pinacoteca di Brera, che ha offerto le sue sale a Giorgio Armani per celebrare i 50 anni del marchio che ha cambiato la moda nel mondo.

“Noi ci siamo sentiti in dovere di celebrare i 50 anni della maison di Armani, proprio perché Armani esprime al massimo livello la creatività italiana, milanese. Il suo headquarter, casa sua, confinano con l’edificio storico di Brera e lui è uno dei grandi interpreti degli ultimi 50 anni di questo quartiere, che oggi è uno dei più famosi al mondo - spiega Crespi -. Lui fino all’ultimo ha seguito, anche via telefono, i disegni dell’allestimento che poi produceva l’archivio Armani. Dunque c’era un’attenzione maniacale. Lo diciamo con commozione, perché ci aspettavamo di aprire con lui in presenza”.

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