Sono quasi 3'000 i morti e oltre 5'500 i feriti censiti finora dal Ministero degli Interni marocchino. Ma il numero di vittime è destinato a salire. Si continua a scavare nei villaggi lungo tutta la catena dell'Atlante, epicentro del sisma che ha sconvolto la regione di Marrakech nella notte dell'8 settembre, anche se la speranza di trovare sopravvissuti sotto le macerie diminuisce di ora in ora.
"É la devastazione totale", riporta Ibrahim Baraka, abitante di Ijoukak, cittadina nella provincia di Al Haouz, una delle zone più colpite dal terremoto dove si contano oltre 1640 vittime.
Di molti centri abitati non resta più nulla. Più si sale lungo la montagna, dove si trovano i villaggi più poveri e dimenticati, dove le strade non sono asfaltate e molte sono interrotte dagli enormi massi che si sono staccati dalla montagna, più gli effetti del terremoto sono visibili.
La povertà ha ucciso due volte nei villaggi Amazigh, una delle popolazioni più violentemente toccata dal sisma. Le case, molte fatte di terra, argilla e mattoni, si sono sbriciolate sotto le scosse. Quelle che restano in piedi sono ricoperte di crepe e fratture. Ovunque si incontrano accampamenti di fortuna, tende fatte di teli e coperte, famiglie riunite nel piangere i propri cari. A Ijoukak, Tafeghaghte e Imi N'Tala i detriti e le macerie riempiono l’orizzonte. L'odore di morte impregna l'aria, troppi ancora i cadaveri sepolto sotto le macerie. Abarahluss, 60 anni, ha perso tutti. La moglie, i genitori, due figli e la sorella più giovane se ne sono andati insieme ai suoi animali, una delle poche fonti di sostentamento che aveva. Il sisma se li è portati via. "Non so più che fare" dice, gli occhi lucidi e la tristezza nel cuore. "Non ho più nulla". Se ne è andato da Tafeghaghte, villaggio che è arrivato a contare quasi 100 morti su una popolazione di circa 700 anime e di cui non restano che macerie.
La solidarietà è forte tra la popolazione, e molti sono le macchine che arrivano cariche di cibo, coperte e materiali che arrivano negli accampamenti degli sfollati, aiuti portati da semplici cittadini e associazioni di tutta la regione. "Qui gli aiuti del governo i primi giorni non si sono visti. Abbiamo tirato noi fuori i corpi dei nostri cari, mentre a Marrakech era pieno di aiuti e di sostegno. Solo ora iniziano ad arrivare.", dice con la voce arrabbiata Hassan, mentre mostra ciò che resta della sua casa devastata. "Se fossero arrivati prima i soccorsi, forse più persone sarebbero vive".
Per ora il Regno ha accettato solo gli aiuti offerti da quattro paesi: Spagna, Regno Unito, Qatar e Emirati Arabi. Per geopolitiche, e forse per il timore di ingerenze. A numerosi altri stati ancora non è stato concesso il permesso di operare.
Ma a pagarne le conseguenze, sono le oltre 38'000 persone colpite che hanno bisogno urgente di sostegno.