Il presidente statunitense Donald Trump, ha firmato alla Casa Bianca un ordine esecutivo per ridurre i prezzi dei farmaci negli Stati Uniti, equiparandoli a quelli meno costosi degli altri Paesi e risparmiare “migliaia di miliardi” che verranno usati per il “Golden Dome”, il futuro scudo antimissili USA. Trump ha invocato la “politica della nazione più favorita” per garantire agli statunitensi il livello della nazione che paga di meno. Previsto anche il taglio delle intermediazioni.
Lo scetticismo degli esperti e la ripresa in borsa delle case farmaceutiche
Il provvedimento però suscita scetticismo tra gli esperti, come conferma anche la ripresa in Borsa delle azioni delle case farmaceutiche, calate prima dell’annuncio e tornate a volare poco dopo: per loro è una sorta di vittoria perché temevano una mossa molto più aggressiva, sottolinea il New York Times.
Poche ore prima della firma di “uno degli ordini esecutivi più importanti nella storia del nostro Paese”, il presidente aveva promesso di ridurre il prezzo dei farmaci “quasi immediatamente” dal 30% all’80%. E aveva preso le distanze da Big Pharma, assicurando che “i contributi elettorali possono fare meraviglie ma non con me e col Partito Repubblicano”. “Non tollereremo più le speculazioni di Big Pharma”, ha detto Trump, che però ha ricevuto molti contributi dalle case farmaceutiche durante la sua campagna elettorale.
Nulla tuttavia accadrà nell’immediato e comunque ci saranno probabilmente battaglie legali che potrebbero frenare o bloccare la svolta, come successe nella prima presidenza Trump.
Trump: “L’Unione Europea è stata brutale... ora dovrà pagare di più”
Due le linee di azione: Trump ha ordinato alle aziende farmaceutiche di abbassare i prezzi volontariamente allineandoli a quelli degli altri Paesi e ha minacciato di usare l’arma commerciale con l’UE se continuerà a imporre limiti ai costi dei medicinali scaricando i maggiori oneri sugli statunitensi. “L’Unione Europea è stata brutale. Le compagnie mi hanno raccontato storie di come è stata brutale con loro ma ora dovrà pagare di più”, ha attaccato, gettando una nuova carta sul tavolo dei negoziati con Bruxelles, che sul commercio “è peggio della Cina”.
“Tutti devono uniformarsi. Tutti devono pagare lo stesso prezzo”, ha affermato il presidente del Paese che è il più grande acquirente e finanziatore di farmaci da prescrizione al mondo (circa il 75% dei profitti farmaceutici globali).
Non sono mancati i soliti attacchi al suo predecessore Joe Biden, accusato di non aver fatto nulla per abbassare i costi dei medicinali. Ma nella precedente legislatura i Democratici hanno approvato una legge che consente al Congresso di negoziarli, come poi è successo con una quindicina di farmaci.
L’attacco di Trump ai “sistemi di welfare socialisti”, come quelli della “Germania”
Il presidente ha spiegato di voler “ridistribuire” l’onere dei prezzi dei farmaci prodotti negli USA a favore dei cittadini statunitensi, attaccando i “sistemi di welfare socialisti”, come quelli della “Germania”.
Va detto che, diversamente dall’Europa, negli Stati Uniti, il prezzo delle medicine non è controllato dallo Stato e permette quindi margini di guadagno ben più alti per le aziende produttrici.

Farmaceutica, le reazioni
Telegiornale 12.05.2025, 20:00
Gli effetti sulla Svizzera
La decisione di Trump di intervenire sul prezzo dei medicinali interessa da vicino anche la Svizzera. Ben la metà delle esportazioni svizzere verso gli Stati Uniti proviene infatti dall’industria farmaceutica.
Le conseguenze sono potenzialmente enormi perché il mercato americano non è solo importante, ma anche interessante per tutta l’industria farmaceutica - spiega alle telecamere del Telegiornale della RSI, René Buholzer, direttore di Interpharma, l’organizzazione mantello del settore - . “Un calo dei prezzi di vendita avrà quindi certamente delle conseguenze sulle aziende svizzere e nel mondo e sulla loro capacità di investire nella ricerca e nello sviluppo di nuove terapie”.
Le differenze di prezzo sono effettivamente eclatanti: i pazienti statunitensi devono sborsare molto di più per lo stesso trattamento rispetto agli europei. Lo ammette lo stesso Buholzer. “Dobbiamo ammettere che finora il conto non è stato diviso equamente. I consumatori americani pagano effettivamente molto di più e questo è oggetto di critica dell’amministrazione Trump, una critica che peraltro non è nuova. Adesso dobbiamo vedere come il sistema verrà modificato. Ma se gli Stati Uniti abbandoneranno il sistema attuale con cui si fissano i prezzi dei medicinali, per esempio avvicinandosi all’Europa, le conseguenze saranno enormi”, sottolinea il direttore di Interpharma. Tutta l’industria farmaceutica ne sarà toccata e quindi anche quella svizzera, “perché la nostra ha un peso specifico importante a livello globale”, sottolinea Buholzer. “Per prima cosa dobbiamo capire quali ripercussioni ci saranno e se le paventate minori entrate comprometteranno la capacità delle industrie di investire nell’innovazione e nella ricerca, in Svizzera e nel mondo, per assicurare così l’approvigionamento di medicinali innovativi anche in futuro”, ribadisce Buholzer.

USA, i primi 100 giorni di Trump
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