Un anno difficile e un futuro incerto. È questo, in estrema sintesi, il bilancio che trae il consigliere federale ticinese e direttore del Dipartimento degli affari esteri (DFAE) Ignazio Cassis. In un’intervista di fine anno a 60Minuti, Cassis dà la sua visione approfondita sulla situazione internazionale e del ruolo della Svizzera in un contesto globale sempre più complesso.
Cassis non nasconde la sua preoccupazione per l’evoluzione dello scenario mondiale nel 2025. “La situazione è più difficile che un anno fa”, afferma, descrivendo un mondo sempre meno basato sulle regole del diritto e più su un “disordine internazionale” che genera instabilità e insicurezza.
Per un paese piccolo come la Svizzera, sottolinea Cassis, diventa ancora più cruciale che prevalga il diritto internazionale: “Per noi le regole del diritto sono l’alfa e l’omega, sono quelle che ci proteggono dalla prepotenza altrui”. Il consigliere federale evidenzia come la forza militare stia guadagnando importanza rispetto alla forza del diritto, una tendenza preoccupante per un paese come la Svizzera: “Noi abbiamo un esercito di difesa e non possiamo certo vantare una forza militare che ci permetta di far vedere i muscoli”.
In merito ai limiti della diplomazia, Cassis afferma poi anche che “se ne vedono i suoi limiti, in un mondo che non vede più nella diplomazia la prima risorsa per risolvere pacificamente i conflitti, ma vede nelle armi e nella guerra una risorsa importante. Stiamo passando da un’epoca pacifista nata con la rivoluzione del ‘68, confermata poi con la caduta del muro di Berlino - dove ci eravamo illusi che la democrazia avrebbe ormai vinto e che potevamo pensare a un futuro sempre solo migliore – a un’altra che sta tornando sul terreno della realtà, quella di sempre poi dell’essere umano, fatta di conflitti anche violenti”.
Relazioni Berna-Bruxelles e politica estera
Cassis ribadisce l’importanza strategica dei rapporti con i paesi vicini e l’Unione Europea, pur sottolineando la necessità di mantenere buone relazioni anche con gli Stati Uniti e altri partner commerciali. “La politica estera è una politica di interessi”, spiega, ricordando che la Svizzera esporta oltre l’80% delle sue merci verso UE, USA e Cina.
Riguardo ai nuovi accordi con l’UE, Cassis chiarisce che si tratta principalmente di accordi commerciali, ma che includono anche importanti cooperazioni in ambiti come la ricerca scientifica e la sicurezza.
Interrogato su un possibile avvicinamento all’UE, tanto per i nuovi accordi quanto a causa della situazione internazionale, Cassis afferma che “non è che ci avviciniamo, geograficamente siamo destinati a restare dove siamo, quindi i vicini di casa restano i più importanti. Non avremo mai relazioni più strette con gli Stati Uniti che con i vicini di casa, perché la geografia è politica ed è da sempre così, non la cambieremo. Non facciamoci illusioni: la nostra sicurezza è data soprattutto dalla geografia. E penso che qualsiasi cittadino sappia quanto sia importante avere buoni rapporti con i vicini di casa se si vuol dormire tranquilli”.
Il conflitto a Gaza e il ruolo della Svizzera
Sollecitato sulle reazioni in Svizzera al conflitto in Medio Oriente, ma anche sull’approccio morbido nei confronti di Israele e su una più volte evocata mancanza di empatia, Cassis difende l’operato del Consiglio federale, che ha agito “in modo estremamente rigoroso, come lo fa in tutte le guerre, usando lo stesso metro, quindi dando tutto il sostegno umanitario, cercando tutte le vie diplomatiche per ridurre anche questa guerra e utilizzando i toni più adeguati possibili nell’ambito di un conflitto dove si tende naturalmente a voler mantenere un equilibrio per essere utili”.
Il Consigliere federale sottolinea poi anche anche il ruolo tradizionale della Svizzera come “ponte tra Stati”, un ruolo che richiede equilibrio e discrezione.
La presidenza dell’OSCE nel 2026
Guardando al futuro, Cassis si sofferma sulla presidenza svizzera dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) nel 2026, vedendo anche questo incarico come un’opportunità per “costruire ponti” e favorire il dialogo, in particolare riguardo alla guerra in Ucraina.
“Non ci potrà essere una fine della guerra in Ucraina senza un dialogo con la Russia”, afferma Cassis, sottolineando l’importanza dell’OSCE nel garantire un cessate il fuoco stabile ed elezioni giuste e trasparenti in Ucraina.
Infine, interrogato sul suo futuro personale, Cassis preferisce non fare previsioni a lungo termine, sottolineando l’instabilità del contesto globale. “In un mondo così instabile come quello in cui viviamo, non so neanche bene dove mi vedo fra due settimane”, conclude il Consigliere federale.

60 minuti
60 minuti 22.12.2025, 20:45












