A settembre si torna a parlare di aumenti dei premi di cassa malati e si ripropone la domanda: come spendere meno senza tagliare la qualità? Tra le soluzioni c’è quella di puntare sulla prevenzione, così Il Faro del Telegiornale della RSI, ha intervistato il professor Gianluca Tognon, ricercatore in salute pubblica ed epidemiologo: vive e lavora in Svezia, dove programmi mirati hanno dimostrato che investire prima può ridurre costi e malattie. Proprio nella prevenzione il Paese nordico è considerato tra i più virtuosi a livello globale.
Cos’è la prevenzione?
Prevenire significa agire prima che la malattia arrivi. Non è solo fare uno screening o un vaccino ma costruire lo stato di salute con check-up mirati, programmi nelle scuole, strategie su misura. È il contrario di rincorrere i sintomi: vuol dire ridurre ricoveri, complicazioni e quindi costi. Investire oggi nella prevenzione significa spendere meno e vivere meglio domani.
Confronto Svezia-Svizzera
La Svezia spende per la prevenzione più della Svizzera ma, spiega Tognon, non basta spendere di più, bisogna anche controllare poi come questi soldi rendono in termini di risultati. “Se dobbiamo fare un confronto vediamo, ad esempio, che il numero di decessi evitabili è leggermente minore in Svizzera. Se invece guardiamo i ricoveri evitabili, sono minori in Svezia”.
Punti di forza e debolezze
Il sistema sanitario svedese, spiega il professore, è regionale e viene finanziato a livello pubblico. Il medico di base non viene scelto. Ci sono cliniche di prevenzione primaria dove si possono incontrare i medici di medicina generale. A volte tendiamo a idealizzare i Paesi del Nord ma anche la Svezia non è perfetta. “Abbiamo il grosso problema delle code per accedere a determinate terapie - spiega Tognon -. Io lavoro con l’obesità: per un soggetto obeso possono volerci anche 2 anni per essere preso in carico dal dietista. I problemi ci sono un poco dappertutto, però quello svedese rimane comunque un buon sistema di prevenzione”.
Differenze strutturali
Per quanto riguarda gli ospedali, la Svezia ne ha 100 mentre la Svizzera ne ha 275 (con costi di conseguenza più elevati). Il professore sul punto, però, invita a considerare le differenze tra i due Paesi: “Abbiamo zone come quella di Göteborg o Stoccolma densamente popolate dove ci sono più ospedali... ma vi sono zone dove sarebbe impensabile avere tanti ospedali, perché la densità della popolazione è molto bassa, per esempio nel nord o nella parte centrale della Svezia. E il fatto di non avere così tanti ospedali è stato deciso anche perché si investe sulla prevenzione, prima che avvenga il ricovero”.
Cosa può imparare la Svizzera?
Secondo il professore sia quello svizzero sia quello svedese sono sistemi ottimi; per molti versi superano la media dei Paesi OCSE. La Svizzera, secondo Tognon, potrebbe “copiare” dalla Svezia, tra l’altro, le politiche per aumentare gli screening (in Svezia circa l’80% delle donne aderiscono allo screening per il cancro alla mammella contro circa il 50% delle svizzere”); il sistema delle infermiere scolastiche (per la prevenzione con giovani e insegnanti); il sito internet e il numero per avere informazioni su qualunque tipo di patologia o aspetto legato alla prevenzione (come molti Paesi avevano fatto durante il COVID-19); lo stratega della salute pubblica, che pianifica la salute pubblica del Comune.
Il futuro della sanità
L’aumento dei costi della salute è un trend globale, ma è inevitabile? Secondo Tognon è difficile da dire: “Si sta cercando di puntare di più sulla medicina personalizzata, sull’uso dell’intelligenza artificiale per prevedere le malattie prima che si verifichino e per permettere ai medici di spendere meno tempo sulla reportistica e più tempo con i pazienti”.