La Svizzera si trova “in dirittura d’arrivo” verso una possibile firma di un accordo con Washington riguardo ai dazi doganali, ha dichiarato giovedì la segretaria di Stato e direttrice della Segreteria di Stato dell’economia (SECO), Helene Budliger Artieda. La sospensione di 90 giorni stabilita ad aprile da Donald Trump scade il 9 luglio. Da quel momento, senza un’intesa, potrebbero essere applicati dazi del 31%.
RG 07.00 del 26.06.2025 Il servizio di Anna Valenti
RSI Info 26.06.2025, 13:53
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“Sono ottimista, anche se nulla è ancora fatto”, ha detto la signora Budliger Artieda all’agenzia di stampa AWP, a margine dell’assemblea generale della Federazione dell’industria orologiera svizzera a Losanna. Mercoledì, sollecitata dai giornalisti, Karin Keller-Sutter aveva lei pure affermato che le premesse sono buone e che una bozza viene ora messa nera su bianco. Dopo il Regno Unito, la Svizzera potrebbe essere il secondo Paese a siglare un’intesa.
Davanti ai rappresentanti delle maison orologiere svizzere, la direttrice del SECO ha spiegato che la Svizzera “ha fatto buoni progressi nei colloqui” dopo quasi una decina di visite a Washington. “I negoziati sono in corso, devo rientrare a Berna perché questo pomeriggio avremo ancora una videoconferenza con il segretario di Stato al Commercio americano, Howard Lutnick”, ha fatto sapere. “Ci sono contatti ad altissimo livello con gli Stati Uniti (...) penso che siamo ben posizionati”, ha aggiunto.
“Si tratta sempre di conversazioni amichevoli, non c’è alcuna rottura tra Stati Uniti e Svizzera, non siamo nel periodo del segreto bancario o dei beni ebraici”, ha assicurato la diplomatica. L’intesa che si prospetta non sarà vincolante, ma “darà un comunque un grado di certezza molto più alto di oggi”.
La Svizzera “merita di essere trattata bene”
La signora Budliger Artieda ha affermato che la Svizzera “sta facendo tutto il possibile per ottenere condizioni favorevoli”. “Ci saranno sicuramente una tariffa di circa il 10%” e un elenco allegato con eccezioni, come avviene attualmente per il settore farmaceutico o per l’oro. “Stiamo spingendo per ottenere dei ‘mini-accordi’”, ha spiegato la direttrice del SECO, precisando di cercare, ad esempio, di ottenere concessioni per il settore delle macchine e degli apparecchi, sostenendo che gli Stati Uniti ne hanno bisogno per la loro reindustrializzazione.
L’alto funzionario ha sottolineato che la Svizzera è “un investitore estremamente importante, al sesto posto” negli Stati Uniti, e che Washington può esportare in Svizzera senza pagare dazi doganali. “Meritiamo di essere trattati bene”, ha affermato.
A suo avviso, misure di ritorsione da parte di Berna sarebbero difficili da attuare, ma la Svizzera “non esclude, in futuro, di associarsi forse a iniziative all’interno dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC)“. “Siamo anche allineati con l’Unione Europea, e quest’ultima fino ad oggi ci dice che preferisce anch’essa una soluzione negoziata con gli americani, e questa è una buona notizia per la Svizzera”, ha concluso la zurighese.