La questione degli F-35, e più precisamente dei costi aggiuntivi necessari per la loro acquisizione, continua a tener banco nella sfera politica federale. È tuttavia saltato agli Stati un dibattito sul tema in programma proprio per oggi, mercoledì: si trattava di discutere una mozione presentata da Franziska Roth (PS/SO), volta a sottoporre al Parlamento e quindi al popolo l’eventuale credito supplementare per le maggiori spese.
Alla fine, però, la mozione è stata ritirata dalla stessa parlamentare socialista, secondo la quale occorre poter discutere - così ha motivato - sulla base delle proposte che illustrerà il Governo per uscire dall’impasse. E intanto lo spinoso dossier resta sempre in attesa di una soluzione.

Faccia a faccia sugli F35
Telegiornale 17.09.2025, 20:00
Dietro la questione
L’acquisto di nuovi jet da combattimento venne approvato in votazione federale di strettissima misura (appena il 50,1% di “sì”), il 27 settembre 2020. Il volume finanziario per l’acquisto, secondo il decreto sottoposto al popolo, non doveva eccedere i 6 miliardi di franchi. L’anno dopo la scelta del Consiglio federale cadde sul velivolo F-35 di produzione USA.
La questione dei costi aggiuntivi ha preso le mosse da rivelazioni giornalistiche e sta alimentando polemiche dall’inizio dell’estate. Il Governo ha sostenuto che l’acquisizione fosse contrattualmente legata ad un prezzo fisso. Ma gli Stati Uniti parlano di un fraintendimento e imputano quindi alla Svizzera la copertura di un aumento di costi dovuto all’inflazione e ai maggiori prezzi delle materie prime e dell’energia. Alla fine il Governo non ha potuto che prendere atto dell’inamovibilità della posizione statunitense.
E mentre vari interrogativi continuano a vertere sulla gestione di un aspetto così cruciale, a spiccare è la consistenza di questi costi aggiuntivi: quantificati, infatti, fra 650 milioni e 1,3 miliardi di franchi.
Intanto una larga maggioranza degli svizzeri reputa inaccettabile l’aumento dei costi per i jet militari. È il giudizio di quasi il 67% degli interpellati nel quadro di un sondaggio pubblicato da Le Temps. Sempre stando agli esiti di questa inchiesta, pubblicati oggi, mercoledì, solo il 16% reputa tollerabile l’incremento di prezzo. La contrarietà raggiunge i livelli più elevati fra i simpatizzanti dell’area di sinistra. Tuttavia anche la maggioranza di quelli dell’UDC (57%) respinge questi costi supplementari.
Circa le opzioni a disposizione del Governo, il 45% degli interpellati si esprime per un disimpegno puro e semplice dall’accordo con gli USA. Poco più di un terzo (35%) propone invece di ridurre il numero di aerei da acquistare in modo da rispettare il tetto di spesa di 6 miliardi. Solo il 13% vuole invece mantenere l’acquisto, mentre a non avere un’opinione è il 7%.
Ipotesi: ridurre il numero dei caccia?
Per contenere l’impatto dei costi aggiuntivi degli aerei, è stata anche evocata l’idea di ridurne il numero. Si tratterebbe di un’opzione praticabile, stando alle autorità statunitensi: la Confederazione, in buona sostanza, sarebbe libera di ordinare un numero di velivoli inferiore ai 36 originariamente previsti. Questa possibilità suscita però dubbi, per gli effetti che avrebbe sull’efficacia complessiva del dispositivo di difesa aerea.












