Il fondo per esercito e Ucraina vacilla

Il progetto di fondo per la sicurezza e la pace in Europa, partorito grazie a un’alleanza di centro-sinistra in seno alla Commissione della politica di sicurezza del Consiglio degli Stati, sta vacillando. La Commissione delle finanze del Consiglio nazionale prevedeva di presentare una mozione analoga al proprio plenum, ma non se ne farà niente in attesa che ne discuta la Camera alta.

Il piano consiste in un finanziamento straordinario da 10,1 miliardi di franchi da destinare all’esercito a partire dal 2025, per colmare entro il 2030 le lacune nell’armamento delle forze elvetiche. Nel contempo, 5 miliardi di franchi verrebbero consacrati alla ricostruzione dell’Ucraina e in particolare delle sue infrastrutture. Il fondo sarebbe gestito da una legge speciale e aggirerebbe l’ostacolo del freno all’indebitamento.

Secondo la presidente della Commissione, la socialista basilese Sarah Wyss, in seno all’organo le posizioni non sono unanimi. Senza procedere a un voto, si è deciso di rinunciare alla mozione. Gli aspetti critici che non convincono tutti sono due: il fatto che si leghino due temi distinti e la questione se la situazione attuale - per quanto possa essere critica - giustifichi una contabilizzazione straordinaria delle spese. È la posizione in particolare di UDC e PLR, ma anche alcuni esponenti del Centro si sono distanziati dall’intesa.

Critiche erano giunte anche da ambienti extraparlamentari: il Gruppo per una Svizzera senza Esercito si era per esempio detto “sconcertato” da questo “do ut des” che oltre San Gottardo è già stato definito “un mercato delle vacche”. In un comunicato aveva ricordato che “non ci sono soldi per 13ma AVS e protezione del clima, ma improvvisamente spendere 10 miliardi in più per l’esercito non è un problema”.

Se la proposta di fondo straordinario sia in grado di raggiungere una maggioranza in Parlamento non lo si saprà prima dell’estate.