La Svizzera potrà ricorrere alla clausola di salvaguardia definita negli accordi con l’UE se l’immigrazione netta, il numero di frontalieri, la disoccupazione o il ricorso all’aiuto sociale supereranno determinati valori soglia, o se altri indicatori del mercato del lavoro, ma anche della sicurezza sociale, dell’alloggio o dei trasporti faranno intendere che la libera circolazione delle persone è all’origine di gravi problemi economici o sociali. Sono queste le condizioni di cui il Consiglio federale ha preso atto nella sua seduta di mercoledì e che Beat Jans ha presentato nel pomeriggio alla stampa. I criteri saranno inclusi nell’avamprogetto riguardante il pacchetto complessivo sull’UE.

Davanti ai media Beat Jans, al centro, il segretario di Stato per la migrazione Vincenzio Mascioli e la vicecancelliera Ursula Eggenberger
L’accordo sulla libera circolazione delle persone - lo ricordiamo - consente ai cittadini di Paesi dell’UE e dell’AELS (Associazione europea di libero scambio) di vivere, lavorare e studiare in Svizzera, nonché agli svizzeri di fare lo stesso nello spazio dell’Unione.
Se i valori definiti saranno superati a livello nazionale, il Governo potrà intervenire sull’insieme del territorio elvetico, ma anche a livello regionale su richiesta dei singoli Cantoni. Fra le misure di protezione che potranno essere adottate, ci saranno la definizione di tetti massimi per l’immigrazione, la priorità data alla manodopera già presente sul territorio, la limitazione della durata del soggiorno in caso di disoccupazione o durante la ricerca di un impiego.
Soglie ancora da fissare
Le soglie che la Confederazione intende fissare sono relative, limiti di incremento rispetto alla situazione dell’anno precedente per immigrazione, numero di frontalieri, disoccupazione e tasso di ricorso all’aiuto sociale. Esistono cifre per ora solo provvisorie, +0,74% per l’immigrazione netta, +0,34% per i frontalieri, per esempio, oppure un incremento del 30% dei senza lavoro. Con questi tassi, ha precisato il segretario di Stato alla migrazione Vincenzo Mascioli in conferenza stampa, otto volte in passato il Consiglio federale avrebbe dovuto esaminare l’attivazione della clausola di salvaguardia: nel 2002, 2003, 2008, 2009, 2011, 2013, 2020 e 2022.
Il principio della clausola di salvaguardia, negoziato con Bruxelles, era già stato annunciato in dicembre. La novità, oltre che nella definizione dei criteri, sta nella precisazione della procedura: il Consiglio federale, se e quando deciderà di ricorrere alla clausola, dovrà chiedere misure di protezione adeguate a un comitato misto ed eventualmente convocare il tribunale arbitrale. Se Berna otterrà ragione in questo modo, l’UE potrà compensare le misure elvetiche qualora generino disparità, ma solo con provvedimenti proporzionati e legati alla libera circolazione delle persone.
Se invece il comitato dovesse dare torto alla Svizzera - perché non riterrà adempiute le condizioni per intervenire - la Confederazione potrà comunque adottare autonomamente misure di protezione, ma in quel caso Bruxelles sarà autorizzata ad aprire a sua volta una procedura arbitrale e a compensarle eventualmente anche in altri ambiti relativi al mercato interno, agricoltura esclusa.
L’intesa prevede ancora che la Svizzera possa espellere gli stranieri che commettono reati. Solo ai cittadini dell’UE che svolgono un’attività lucrativa per cinque anni è concesso il diritto di soggiorno permanente in Svizzera. A determinate condizioni la Svizzera potrà inoltre interrompere il soggiorno delle persone senza attività lucrativa provenienti dall’UE se queste non cercano attivamente un lavoro e non collaborano con il servizio pubblico di collocamento. Infine, viene mantenuto l’obbligo di notifica per tutte le persone che esercitano un’attività lucrativa in Svizzera. Il Consiglio federale ha pure adottato un pacchetto di misure per garantire la protezione dei salari.

Notiziario
Notiziario 14.05.2025, 16:00
Contenuto audio