Sulle strade svizzere muoiono più persone rispetto a cinque anni fa. Lo denuncia l’Ufficio prevenzione infortuni, che ha analizzato i dati del rapporto annuale sulla sicurezza stradale pubblicato dal Consiglio europeo per la sicurezza dei trasporti (ETSC). Secondo l’UPI - una fondazione privata che ha per scopo ridurre il numero di infortuni gravi in Svizzera, anche sulla strada - il nostro paese sta facendo passi indietro. Il dato è ancora più chiaro se lo si confronta con quello di altri Stati, vicini e non, presi in esame dalla ricerca: in Norvegia, Finlandia e in altri paesi europei il numero di decessi diminuisce o perlomeno rimane stabile.
“La sicurezza stradale non va data per scontata”, ammonisce il capo del dipartimento Circolazione stradale dell’UPI Mario Cavegn chiedendo “misure decise”. L’UPI auspica l’adozione di un piano nazionale per poter raggiungere l’obiettivo 2030 fissato dall’Ufficio federale delle strade (USTRA) di ridurre ad un massimo di 100 il numero di decessi sulle strade.
L’anno scorso sono stati 250. In questo senso, l’UPI avanza critiche a interventi parlamentari che hanno contribuito a rendere le strade meno sicure, come l’abbassamento dell’età minima per guidare la moto. Il comunicato accusa questo provvedimento di aver più che raddoppiato il numero di incidenti gravi dei minorenni.
Un altro aspetto messo in luce è la questione del limite di 30 km/h, una misura di sicurezza che negli altri Stati europei viene promossa, mentre in Svizzera si osserva l’introduzione di requisiti più elevati per la sua applicazione.

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Notiziario 04.11.2025, 11:00
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