Svizzera

Tutto il peso dell’oro nella vicenda dazi

La Svizzera si ritrova addebitato il valore d’esportazione dei lingotti che ristampa per la Gran Bretagna e che sono diretti negli Stati Uniti - I suggerimenti del consigliere nazionale Hans-Peter Portmann per ovviare al problema

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03:20

SEIDISERA del 3.08.2025 - Oro e dazi, intervista al consigliere nazionale Hans-Peter Portmann

RSI Info 03.08.2025, 19:08

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Di: SEIDISERA/sdr 

Nella vicenda dei dazi imposti dalla Casa Bianca alla Svizzera, l’oro sembra essere in qualche modo centrale. Questa almeno è una delle conclusioni alla quale si è giunti dopo l’annuncio di Trump delle tariffe al 39% per la Confederazione. Tanto da rovinare le trattative con gli Stati Uniti al Consiglio federale, questo almeno secondo la SonntagsZeitung, che ha fornito pure alcuni dati.

Nella prima metà di quest’anno, così riporta il domenicale, gli Stati Uniti hanno importato dalla Svizzera quasi 500 tonnellate di oro - pari ad un valore di circa 38 miliardi di franchi - una quantità mai vista prima. All’origine di questi grandi acquisti, la paura, negli Stati Uniti, che anche sull’oro potessero venir applicati dazi.

Va però ricordato che la richiesta statunitense viene coperta principalmente dalla Gran Bretagna e qui si nasconde il problema: il mercato londinese tratta lingotti di 400 once, parliamo di circa 12,4 chili. Lo standard statunitense è però il lingotto da 100 once o da un chilo. Per questo motivo la gran parte dell’oro deve venir fuso e riformato e ciò avviene soprattutto in raffinerie svizzere - come la Metalor di Neuchâtel, o la ticinese Valcambi. Per questo motivo la Svizzera si ritrova addebitato tutto il valore d’esportazione.

Sempre stando a quanto riportato dalla SonntagsZeitung, che l’oro rappresenti un problema l’amministrazione federale l’avrebbe riconosciuto e si sarebbe alla ricerca di soluzioni. Ancora, però non si è pronti a fornire maggiori informazioni. Chi, per contro, sembra avere delle idee è il consigliere nazionale liberale del Canton Zurigo, Hans-Peter Portmann: “Si potrebbe decidere di non più esportare oro nei Paesi con i quali non abbiamo accordi commerciali”.

“Nella pratica, se gli Stati Uniti comprano l’oro a Londra e lo inviano in Svizzera - dice - noi facciamo il lavoro di ristampo, ma anziché spedirlo all’acquirente, lo mandiamo ai fornitori originali in Gran Bretagna. Toccherà poi a loro farlo arrivare negli Stati Uniti, operazioni che rendono il tutto più costoso per i clienti d’oltreoceano ma almeno l’oro non compare più nella nostra bilancia commerciale”.

“Oppure le raffinerie potrebbero richiedere un’imposta sulla sostenibilità”, prosegue. Resta la questione ecologica di questo tipo di intervento. Di sicuro, continua Portman, qualcosa va fatto perché l’impatto di queste aziende sull’economia svizzera è decisamente troppo basso rispetto al peso che ha nei calcoli commerciali del presidente statunitense Donald Trump.

Un’altra possibilità, messa infine sul piatto dal domenicale per raggirare il problema oro è quella di far passare la sua vendita dalle banche. In questo modo diventerebbe uno spostamento di capitali e non andrebbe più a pesare sull’export svizzero verso gli Stati Uniti.
                

02:30

Dazi, il giorno dopo

Telegiornale 02.08.2025, 20:00


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