L’Istituto di ricerca in biomedicina (IRB) di Bellinzona celebra 25 anni di attività. Una storia di crescita e successi scientifici, come raccontano a Prima Ora il direttore Davide Robbiani e il presidente Gabriele Gendotti.
L’IRB è un istituto di livello accademico e “studiamo per capire come funziona il corpo, quando è sano, ma anche cosa accade quando c’è un problema”, spiega Robbiani ai microfoni della RSI. L’IRB si concentra infatti sull’immunologia, campo che interseca molte discipline cliniche e ha importanti applicazioni nella lotta contro tumori e malattie autoimmuni.
In 25 anni l’istituto ha pubblicato quasi 1’000 studi scientifici, alcuni sulle più prestigiose riviste del settore. “Ogni pubblicazione è una scoperta significativa”, sottolinea il direttore.
Gendotti ricorda gli inizi: “Si è partiti praticamente da zero: ai tempi in Ticino ci faceva poca ricerca” mentre ora “ci siamo ritagliati una certa stima a livello nazionale e internazionale”, afferma con orgoglio.
Una cura contro la fuga di cervelli?
L’istituto attira talenti da tutto il mondo, ma offre anche opportunità ai giovani ticinesi. “È una delle nostre sfide trattenere o attirare in Ticino dei talenti, ma non è facile perché la concorrenza è tanta…”, spiega Robbiani. Recentemente una ricercatrice ticinese ha scelto di tornare, nonostante offerte prestigiose altrove.
L’impatto sul territorio è notevole: nel 2024 l’IRB assieme allo IOR (l’Istituto per la ricerca oncologica) ha versato stipendi per 22 milioni di franchi. Negli ultimi 5 anni ha investito oltre 100 milioni, soprattutto per la nuova sede. “Si crea un ambiente universitario con effetti positivi sui giovani”, evidenzia Gendotti.
La ricerca di fondi resta una sfida cruciale. Circa il 45% del budget proviene da progetti competitivi. “Riceviamo sempre più soldi, mentre il finanziamento di base è piuttosto basso in questo periodo”, conclude il presidente. Una sfida per il futuro, mentre l’IRB continua a far progredire la scienza a beneficio della salute di tutti.