Prostituzione, illegalità senza confini

Viaggio nel mondo delle luci rosse: nei locali tira aria di crisi, mentre negli appartamenti c’è grande fermento, ma qui spesso si esercita senza permesso e in situazioni di grande pericolo per le lavoratrici del sesso

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Di: Joe Pieracci e Ludovico Camposampiero  - Samanta Martinoli, elaborazioni grafiche
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“Ho tanti clienti svizzeri”

Le luci rosse dal Ticino a Como

“Tanti svizzeri vengono da me qui a Como. E pagano in franchi. Se passano da soli, in genere preferiscono una cosa veloce. Se fanno serata con gli amici invece vengono in gruppo. Ma non li ricevo mai tutti assieme. Li faccio entrare uno dopo l’altro. Perché non si sa mai, ti possono ammazzare”. A parlare alla RSI, in un’inchiesta trasmessa da Falò, è Zoe, una 22enne originaria dell’Ecuador che si prostituisce illegalmente in un appartamento di Como, dove l’abbiamo incontrata.

“Mi è anche capitato di raggiungere dei clienti in Ticino. Non a casa loro, ma in albergo o in Airbnb”, racconta. “Dopo aver ricevuto il messaggio sul telefonino devi parlare con il cliente. Capire se ha i soldi. E cercare di capire che persona è. Ti devi poter fidare”.

“Se mi sembra una persona ok – prosegue Zoe (nome di fantasia, il vero nome è conosciuto dalla redazione, ndr.) – gli chiedo se mi paga il taxi, andata e ritorno, più le ore che devo stare con lui. Se resto tutta la notte in Ticino, un’ora costa 150 franchi. Se invece devo raggiungere il cliente solo per 2 ore, allora il costo sale a 250/300 all’ora. Io faccio così. Le altre non so”.

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Prostituzione, illegalità senza confini - Generazione porno  - La moda dei cani piccoli

Falò 06.05.2025, 20:40

Uccisa a casa di un cliente

Il caso di Lodrino

Il caso della giovane professionista del sesso rumena, residente a Rho, uccisa da un giovane cliente ticinese nella notte del 26 di gennaio a Lodrino, ha riportato a galla il fenomeno della prostituzione incontrollata e illegale: due fenomeni dilaganti, non solo nella vicina Italia.

La 21enne era stata portata in auto fino alle porte della casa, un rustico isolato, del 27enne da due connazionali. Gli stessi che, non vedendola tornare, verso le 5 del mattino hanno allertato la polizia.

L’inchiesta, coordinata dalla procuratrice pubblica Chiara Buzzi, è in corso. Secondo una prima ricostruzione, il 27enne, forse a causa di un litigio, dopo averle sparato, ha rivolto l’arma verso di sé e si è suicidato. Nel rustico la polizia ha trovato anche tracce di cocaina.

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Deceduto l'autore del delitto di Lodrino

Il Quotidiano 06.02.2025, 19:00

Sicurezza “fai da te” 

Le blacklist

Il 27enne di Lodrino, abbiamo verificato, aveva una pessima reputazione tra le prostitute locali. Infatti, era sulla black list delle ragazze che lavorano in Ticino, segnalato per comportamenti molesti e violenti. E forse proprio per questo si era rivolto alla 21enne di Rho, comune della Città metropolitana di Milano, dunque a una certa distanza dal Bellinzonese.

“C’è un’applicazione da scaricare sul telefonino, che funziona sul sistema Android. E ti mostra se una persona è segnalata: se ruba, se è violento o se cerca di pagare con dei soldi falsi”, chiarisce Zoe. Le chiediamo se in questa black list lei ha visto delle persone svizzere. “Si, ci sono. Si tratta di clienti che ti trattano male”, risponde. “Queste persone vanno segnalate e automaticamente, quando chiamano altre ragazze o trans, il loro numero appare in rosso”.

È il segnale d’allarme.

Sicurezza “fai da te”

Valentina è una prostituta svizzera 50enne, che incontriamo nell’appartamento di Lugano dove lavora, da sola e in regola con tutti i permessi. Lei, alla sua sicurezza personale, ci pensa dunque soprattutto da sé.

“Lavorare in un postribolo non fa per me: bisogna convivere con troppe ragazze e non c’è privacy”, premette. “Io sono diversi anni che faccio questo lavoro e ho una tecnica tutta mia: se c’è pericolo lo capisco… dalla voce del cliente”, svela Valentina (anche questo è un nome modificato, ndr.). “A me non piace ricevere messaggini su Whatsapp e rispondere. Devo sentire la voce della persona: come parla, quello che dice, la sua tonalità. E se non mi convince, a casa mia non entra. Al telefono già scremo tanto. Tantissimo. Dunque, gran parte dei miei clienti sono fissi”.

“Ho però sempre con me lo spray al pepe”, prosegue. “Ho seguito un corso di auto-difesa e ho imparato che bisogna anche saperlo usare, oltre che comprarlo… perché non è così evidente. Serve per avere il tempo per scappare”.

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Lo spray al pepe è posizionato anche sul comodino che c’è accanto al letto di Zoe. “Lavorare da soli è pericoloso – ammette – ma io ho avuto sempre fortuna. Non mi è capitato nulla. In questo lavoro però un rischio c’è sempre. In qualsiasi posto”.

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Falò del 06.05.2025, Zoe: “Se devo andare a casa di qualcuno preferisco che mi vengano a prendere”

RSI Info 06.05.2025, 12:16

Andiamo quindi a Ponte Chiasso, in Via Bellinzona, in una palazzina situata ad una decina di metri dalla dogana. Qui incontriamo Karen, una prostituta spagnola 50enne che per lavoro si posta anche in Ticino. “Ti dico una cosa - rivela – io ho investito sulla difesa personale: ho il porto d’armi. Ho fatto il corso: è tutto in regola. L’ho fatto per me. Perché penso a me. Sono sola”.

Ma nonostante i rischi, le ragazze che lavorano su chiamata fuori dai postriboli legali, sono sempre di più.

La lista delle prestazioni

Le escort a domicilio

Per trovare una professionista del sesso – basata in Ticino o in Lombardia - che offre il servizio “Escort a domicilio” bastano pochi click.

Su Best Ticino, il portale ticinese più noto di annunci erotici ne abbiamo trovate 51. Su un altro sito di annunci a sfondo sessuale, Incontri Ticino, altre 33.

Chiamiamo una di queste ragazze: Luana. Riceve a Monte Olimpino, anche lei poco distante dal confine. “Sì, certo, faccio il servizio a domicilio. Ho bisogno di una videochiamata, che mi fai vedere i soldini. Se è fino a Lugano sono 600 euro”, ci dice.

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Falò del 06.05.2025: escort a domicilio, sempre più annunci sui portali internet

RSI Info 06.05.2025, 12:17

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La lista delle prestazioni

Sui portali di annunci il cliente può scegliere la prestazione tra una cinquantina di proposte. E se alcune sono chiare, come “sesso anale” o “sculacciata”, altre hanno nomi più esotici e più difficilmente comprensibili, come “GFE” o “Latex PVC” o “Massaggio Nuru”.

La regola generale è questa: più la prestazione è perversa… più il prezzo sale. E insomma: se il costo per una trasferta in Ticino è di 600 franchi, per una prestazione breve in un postribolo ticinese ci vogliono 150 franchi, a Ponte Chiasso invece partono da 70.

Professioniste del sesso sempre più mobili

La dogana invisibile

Oggi i clienti italiani frequentano meno i postriboli ticinesi rispetto ai primi anni 2000, mentre quelli ticinesi si spostano spesso negli appartamenti in Lombardia, dove i prezzi sono più bassi

Le professioniste del sesso invece sono sempre più mobili, passando facilmente da un appartamento o da un Airbnb all’altro.

L’andirivieni tra Italia e Svizzera è continuo. È come se la dogana fosse diventata invisibile.

Migliaia di escort sono in tour costante: cambiano città, nazione, continente. Bastano un volo low cost ed un’occhiata a Booking o ad Airbnb. Una settimana di qua. Una di là. In viaggio come fossero delle semplici turiste.

“Un cliente svizzero mi ha offerto 8 grammi”

Sesso estremo e cocaina

Karen ha così girato quasi mezzo mondo: Spagna, Italia, Svizzera, Germania, Corea del sud, Giappone, Dubai.

“Io lavoro bene. Perché sono molto professionale e perché faccio di tutto e di più. Ma facendomi anche pagare di più. Per una giornata posso chiedere anche 3’000 euro”, premette.

Non le sono mancate le brutte esperienze, come quando lei ed una sua collega furono legate, picchiate e rapinate da due malviventi in un appartamento in Italia: “Il ladro era uno squilibrato: urlava che tutte le prostitute dovrebbero morire. Mi hanno messo un piumone sulla testa ed il filo della corrente attorno al collo. Non respiravo. Pensavo di morire. Ho sofferto tanto. È stata un’esperienza brutta. Però continuo a lavorare. Finché ne ho la forza…”.

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Falò del 06.05.2025, il racconto di Karen: “Mi hanno minacciata con una pistola alla testa”

RSI Info 06.05.2025, 12:18

“Oggi il lavoro – prosegue Karen, (nome modificato a tutela della sfera personale, ndr.) - non è più com’era un tempo. Oggi ci sono tanti pazzi. Ieri, per esempio, qui a Ponte Chiasso un cliente al telefono mi ha detto che aveva 8 grammi di cocaina e che me ne avrebbe data un po’. Gli ho risposto che non mi interessa”.

“Lui può anche farlo, ma con delle condizioni. E questo è importante”, racconta ancora Karen, con amaro pragmatismo: “Perché il pazzo può pagarti, anche abbastanza bene. Ma se vai con lui, poi ti devi assumere le conseguenze. Perché il pazzo, dopo tanta droga, può ammazzarti…”.

Locali a luci rosse

I postriboli sono “sotto controllo”, ma in crisi

Nei postriboli ticinesi la situazione è “sotto controllo”, lo conferma la polizia cantonale. Ma il numero dei locali è ormai più che dimezzato rispetto a prima dell’operazione Domino, quando si vivevano i cosiddetti dei “tempi d’oro” delle luci rosse ticinesi.

I “tour” del sabato sera dei clienti italiani e ticinesi nella trentina di locali disseminati tra Sopra e Sottoceneri sono ormai solo un lontano ricordo.

Anzi, i clienti italiani ormai scarseggiano e c’è anche chi - tra i gerenti dei locali a luci rosse legali del cantone - parla apertamente di crisi.

“In questa struttura abbiamo 50 posti letto, ma ospitiamo solo una 20ina di signorine”, afferma Fabio Vescio, uno collaboratori dell’Iceberg Club di Lugano. “Ed il nostro vicino (ovvero l’Oceano, ndr.) ha una struttura simile alla nostra ed è anche più o meno in questa situazione”, prosegue.

E questo malgrado il fatto che “qui da noi le ragazze sono al sicuro, perché è tutto legale, c’è la video-sorveglianza, c’è il personale del servizio di sicurezza e c’è la centrale di polizia a due minuti di macchina”, assicura Vescio. “Se una ragazza ha un problema con un cliente violento in camera, in 20 secondi possiamo intervenire”.

La politica torna a interrogarsi

Il sottobosco di illegalità

In Ticino, secondo dati del 2024 della polizia cantonale, si contano 24 appartamenti legali. Ma da una nostra ricerca sui diversi siti di annunci erotici ticinesi sono circa un centinaio gli appartamenti a luci rosse attivi oggi nel cantone. Il sottobosco di illegalità insomma è in grande fermento. Tante professioniste operano in appartamenti non autorizzati.

Nel 2024 infatti sono state denunciate al Ministero pubblico ticinese 128 persone che hanno esercitato o permesso la prostituzione in luoghi non autorizzati. Un’ottantina di queste relativamente ad appartamenti in affitto di breve durata.

E questo è un problema: non solo perché le persone che lavorano in questo modo non pagano le tasse e non sono sottoposte a nessun controllo sanitario. Ma soprattutto perché negli appartamenti illegali la sicurezza delle lavoratrici del sesso non è garantita.

“Nelle strutture legali - aggiunge Fabio Vescio - è tutto alla luce del giorno. È tutto chiaro ed in regola. Ma sicuramente all’esterno ci sono molte zone grigie. Le “signorine” che arrivano in Ticino non si sa da chi vengono accompagnate, dunque se vengono di loro volontà, o se invece sono costrette. Da noi e nelle altre strutture legali non si vedono fidanzatini o magnaccia che alloggiano con le ragazze. Negli appartamenti privati e negli Airbnb invece questo succede…”.

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“Sicuramente più lavori in una situazione di non legalità, di clandestinità, più i rischi aumentano”, gli fa eco Vincenza Guarnaccia, responsabile dell’associazione Zona protetta. “Un po’ perché magari entri in contatto anche con tutta una serie di persone che potrebbero sfruttare quella situazione. E poi anche perché se lavori in un luogo che non è autorizzato e magari ti accade qualcosa poi temi di andare a denunciare”.

Insomma, se la nuova legge sulla prostituzione ticinese è riuscita a portare il Ticino da uno scenario da Far West ad una situazione solo in parte sotto controllo, oggi mostra dei limiti.

La politica torna alla carica: manca sicurezza

Il delitto di Lodrino, oltre all’aspetto penale, ha finito per avere pure quello politico. Il coordinamento delle donne della sinistra, come riportato dal quotidiano la Regione dello scorso 30 gennaio, si è posto l’obiettivo di – citiamo – “individuare le lacune legislative ed elaborare una modifica da sottoporre alle autorità cantonali”. Il tutto “partendo da un fatto incontestabile, e cioè che un altro femminicidio scuote la nostra società e costringe a riflettere su quanto sia radicata la tollerata la violenza contro le donne”. Bisogna capire, sostiene il coordinamento delle donne della sinistra, “se le tutele attuate finora siano adeguate”.

“Snellire le procedure”

Le proposte di Zona Protetta

Nel 2024 il Cantone ha rinnovato il gruppo di lavoro interdipartimentale per monitorare la prostituzione e proporre modifiche di legge, per cercare di migliorarla, in particolare, sul fronte della sicurezza delle lavoratrici del sesso. Di cambiamenti all’orizzonte però non se ne vedono. Zona protetta torna dunque alla carica con alcune proposte. Concrete.

“Sicuramente – suggerisce Vincenza Guernaccia - penso sia importante poter snellire tutte le pratiche che permettono di lavorare in appartamento in Ticino. Bisogna fare in modo che ci siano più appartamenti autorizzati nel cantone. E io andrei anche oltre: bisognerebbe permettere che si possa lavorare in due in un appartamento. Perché questo permetterebbe un controllo reciproco. Infine, se pensiamo che dobbiamo lottare contro la discriminazione e lo stigma che ancora oggi è presente rispetto al lavoro sessuale, forse bisognerebbe tenere in considerazione il fatto che oggi questo è l’unico mestiere per fare il quale bisogna registrarsi in polizia. Quindi, qual è il rischio? Che chi mi controlla è anche chi mi dovrebbe proteggere. Ecco. Forse ci vuole una riflessione anche rispetto a questo aspetto”.

Operatori sociali, gestori di locali a luci rosse e lavoratrici del sesso, in molti in Ticino si aspettano ora un segnale da parte delle autorità: la legge sulla prostituzione, ma soprattutto il relativo regolamento di applicazione, possono essere aggiornati e migliorati.

“Lo Stato non può arrivare ovunque. E soprattutto non può controllare ogni appartamento. Chi fa questo lavoro deve mettere in conto un certo rischio”, rende però attenti Giorgio Galusero, una carriera in polizia di 40 anni alle spalle e a suo tempo relatore di maggioranza in Gran Consiglio - con Amanda Rückert - della nuova legge sulla prostituzione ticinese.

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