Ticino e Grigioni

Villa Argentina, tra recupero e violenza da crack

Il centro terapeutico di Collina d’Oro è confrontato con episodi di violenza sul personale curante - Ma poi ci sono anche storie come quella di Anna e la sua nuova lotta contro la dipendenza

  • Ieri, 20:42
03:27

L'abisso della dipendenza

Il Quotidiano 27.05.2025, 19:00

Di: Il Quotidiano/Rinaldi/Spi 

Anna, nome di fantasia, ha un passato turbolento. Ora si trova a Villa Argentina a causa di una ricaduta nell’uso di sostanze, dopo 14 anni puliti, con un lavoro, un marito e due figli. Il Quotidiano ha raccolto la sua testimonianza, in occasione della presentazione del rapporto annuale di attività del centro terapeutico di Collina d’Oro.

“A casa iniziavo a vedere gli occhi di mio marito che mi giudicavano e pensavo che i miei figli iniziassero a percepire un’energia diversa”, racconta la donna, che è una dei 18 pazienti volontari presenti nella struttura, gli altri 7 sono invece sotto mandato penale.

Villa Argentina è dunque al completo al momento e rispetto agli scorsi anni, le presenze sono in aumento. Nel 2024 sono stati accolti 54 pazienti e la principale sostanza consumata resta il crack. “C’è un aumento della violenza e del disagio giovanile”, afferma Mirko Steiner, direttore del Centro terapeutico Villa Argentina. “E poi c’è questo crack che non aiuta, ma piuttosto il contrario. Si tratta di un disinibente, che spinge, tira su, fa sentire forte la persona e aumenta l’aggressività. Quella diretta sugli altri con risse e atti delittuosi, oltre a fare danno su se stessi. Ciò preoccupa molto anche dal punto di vista dell’ordine pubblico”.

La violenza si manifesta anche sul personale curante. Lo scorso primo maggio un’infermiera è stata minacciata da un paziente con un coltello e gli episodi sono in aumento. “Verrà la gendarmeria ad istruire un’altra volta il nostro personale, perché si senta più sicuro”, dice il direttore. “Abbiamo un sistema interno di allarme acustico e uno immediato che arriva al collega. Abbiamo dei picchetti di intervento e una squadra d’aiuto in allerta. Con questi mezzi cerchiamo di far fronte a questo aumento di violenza o di violenza minacciata vista negli ultimi anni”.

La permanenza a Villa Argentina dura circa 18 mesi, ognuno ha la sua storia e il proprio percorso da affrontare. “La fatica - racconta ancora Anna - è l’accettazione con te stessa. Perché poi stare alle regole, si può fare. Adesso è un po’ più difficile gestire me, come donna, mamma e moglie. Stare senza i miei figli non è evidente. Sono sempre stata presente”. Anna è al centro da circa due mesi e si sta concentrando sui suoi obiettivi. Tra cui, spiega, “ritrovare un po’ di autostima. Aver avuto una ricaduta e aver creato una situazione di disagio mi ha fatto sentire molto in colpa. Sicuramente questo, ma anche il bisogno di reinserirmi nel mondo lavorativo e ritrovare la fiducia per poterlo fare. Negli ultimi due anni è come se mi si fosse spento un po’ tutto”.

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