Scintille nel dibattito, finora il più combattuto, tra Hillary Clinton e Bernie Sanders, in vista della nomination democratica per l’elezione presidenziale negli Stati Uniti. E non poteva essere diversamente a cinque giorni dalle primarie di New York. Una vittoria dell'ex first lady, che l'ultimissimo sondaggio del Wall Street Journal dà in vantaggio di 17 punti, potrebbe quasi chiudere i giochi in campo democratico.
Sanders lo sa e parte subito all'attacco, insistendo sul tema a lui più caro: "I milionari non possono comprare le elezioni". E punta il dito proprio sulla Clinton, accusata di prendere i soldi da Wall Street attraverso i super comitati elettorali. I cosiddetti Super Pac che hanno raccolto decine di milioni di dollari dalle grandi imprese americane per finanziare la campagna dell'ex segretaria di Stato.
Hillary non ci sta, e il clima sul palco del Navy Yard di Brooklyn si scalda immediatamente. Si difende mettendo avanti il suo curriculum di senatrice di New York prima e di capo della diplomazia USA dopo, e accusando l'avversario di travisare la realtà. Ma Sanders insiste. E Hillary non riesce come vorrebbe a dare il colpo del KO. Clinton si riprende quando attacca Sanders sul tema della violenza delle armi. A dividere i due candidati anche la politica estera.
ATS/ANSA/AFP/Swing
Proteste per il repubblicani
Mentre a Brooklyn sono scintille fra i due democratici, a Manhattan scende in strada il popolo anti-Trump, che si ritrova a protestare davanti all'albergo di Midtown dove si svolge un gala con i candidati repubblicani. Alla fine si contano una decina di arresti. Con il tycoon che invece intasca l'endorsement di uno dei due più popolari tabloid della Grande Mela, il New York Post, che lo definisce come “il candidato che meglio incarna i valori newyorchesi, offrendo speranze a tutti gli americani”.
Dal TG12.30: