"È stato uno shock assoluto"

"Il viale scende a sud di Manhattan. Si poteva vedere l'enorme scia di fumo che si alzava dal World Trade Center. È stato uno shock, assoluto, come in una scena di guerra", racconta Oliver Augen, un ginevrino che viveva a New York l'11 settembre del 2001. I ricordi di quel giorno di 20 anni sono indelebili anche per i cittadini svizzeri che all'epoca risiedevano o si trovavano nella Grande Mela.

Augen racconta di un'atmosfera surreale e di “un'enorme massa di persone che si spostava da Sud di Manhattan a Nord. Non si sapeva che quel giorno non c'era più la possibilità di prendere la metro, i mezzi pubblici erano interrotti. I ponti erano chiusi, quindi bisognava per forza spostarsi a piedi". E a quei momenti di paura sono seguiti altri sentimenti, quelli del giorno dopo quando "abbiamo sentito il peso morale della tragedia" ma anche il desiderio di vendetta.

Un'altra cittadina elvetica, la gallerista Corinne Erni, rischiò di essere coinvolta in prima persona negli attentati: prese il 9 settembre il medesimo volo per San Francisco che due giorni dopo sarebbe stato dirottato, per poi schiantarsi in Pennsylvania. "Ero sbalordita - dice oggi - Ho pensato che avrei potuto essere io, e mi sono chiesta come si sentissero le persone su quell'aereo quando si sono rese conto di essere con i terroristi. "

Tornata a New York, Corinne Erni ha vissuto nella paura di un altro attacco ("Quando sentivo gli aerei troppo vicini, ero nervosa. Avevo paura di prendere la metropolitana perché era un obiettivo facile") ma anche la rinascita della città: "Non si puo distruggere New York. La mia vita deve andare avanti anche qui... mi ha rafforzato la voglia di vivere New York".