Dagli yacht degli oligarchi alle riserve estere della Banca centrale della Federazione russa, sono centinaia i miliardi di proprietà russa che l’Occidente ha congelato, dopo l’aggressione di Mosca all’Ucraina due anni fa. Miliardi che si vorrebbero poter usare per ricostruire l’Ucraina. Ma farlo, in modo legale, è più facile a dirsi che a farsi.
Oggi a Berna il Consiglio degli Stati ha iniziato la discussione proprio sul ruolo della Svizzera nell’elaborazione di una base legale relativa al congelamento – ed eventualmente al sequestro – dei beni statali russi, in particolare quei quasi 300 miliardi di franchi di riserve estere della Banca nazionale russa, che si stima si trovino in Europa. Sette milioni e mezzo quelli in Svizzera.
Cinque le mozioni in discussione, tutte hanno il sostegno del Governo e tutte chiedono la stessa cosa: che il Consiglio federale si faccia promotore – attivo – “affinché si istituisca una base legale a livello internazionale, che permetta che i beni di uno Stato che ne aggredisce un altro vengano confiscati e usati per risarcire l’aggredito…” attualmente una simile base legale, non esiste.
Si tratta di una tematica complessa che da due anni è oggetto di analisi, discussioni e anche scontri politici a livello internazionale. E che, nel caso della Svizzera, ha implicazioni specifiche legate al suo statuto di Paese neutrale. Ne discutiamo oggi a Modem con tre ospiti:
LORENZO QUADRI, consigliere nazionale Lega dei Ticinesi
CARLO SOMMARUGA, consigliere agli Stati PS/GE
TARCISIO GAZZINI, professore di Diritto internazionale all’Università di Padova
Scopri la serie
https://www.rsi.ch/s/703681