Oltretevere

Giubileo dei Giovani 2025: Tor Vergata torna a illuminarsi, ma lo spirito è cambiato

Da Wojtyla all’era degli iPhone: i giovani spengono lo schermo per accendere il cuore

  • Oggi, 07:00
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  • Keystone
Di: Paolo Rodari 

A venticinque anni dalla memorabile Giornata Mondiale della Gioventù del 2000, Tor Vergata si prepara ad accogliere una seconda volta centinaia di migliaia di ragazzi per il Giubileo dei Giovani 2025, in programma fino al 3 agosto. Il cuore dell’evento sarà, ancora una volta, il grande prato romano, dove questa sera, sabato 2 agosto, si terrà la veglia con Papa Leone XIV e domenica 3 la Messa conclusiva. Ma se il luogo è lo stesso, lo spirito è profondamente diverso.

Dal carisma di Wojtyla alla sobrietà digitale

Nel 2000, Giovanni Paolo II parlava ai giovani con una forza profetica che sembrava attraversare le generazioni. «Voi siete il futuro del mondo», gridava a un milione e mezzo di ragazzi, in un’epoca ancora analogica, dove il pellegrinaggio era anche un atto fisico, di fatica e di presenza.

Nel 2025, i giovani arrivano da 146 Paesi, con smartphone in tasca e vite digitali sempre connesse. Eppure, il messaggio che emerge da questo Giubileo è sorprendentemente controcorrente: spegnere il cellulare per accendere il cuore.

Tanto che durante una veglia che ha avuto luogo in piazza San Pietro martedì 29 luglio 2025, è stato direttamente Leone XIV a dire ai giovani parlando a braccio: «Non siete qui per un evento, siete qui per un incontro. E l’incontro cambia la vita». E ancora: «Il mondo vi dice: fate rumore. Io vi dico: fate silenzio, perché nel silenzio parla Dio».

Il silenzio come rivoluzione

A incarnare questo spirito è la figura di Carlo Acutis, il giovane beato milanese morto nel 2006, che usava il web per evangelizzare ma praticava una «moderazione consapevole». Sua madre, Antonia Salzano Acutis, ha scritto per la rivista Piazza San Pietro un articolo che è diventato manifesto spirituale di questo Giubileo:

«Se fosse fra noi, Carlo spegnerebbe il cellulare non per rinunciare alla tecnologia, ma per riscoprire la bellezza dell’ascolto, della contemplazione e della presenza autentica», ha scritto.

Carlo, che a undici anni creò il sito miracolieucaristici.org, limitava volontariamente l’uso dei videogiochi a un’ora a settimana. «Nati originali, molti muoiono fotocopie», diceva, denunciando l’omologazione digitale.

“Tu non sei un brand, sei una benedizione”

A dare voce a questa nuova sensibilità è stato anche padre Antonio Spadaro, gesuita e sottosegretario del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, intervenuto al Giubileo dei missionari digitali e degli influencer cattolici. Il suo appello è chiaro: «Voi non siete utenti della rete, scrollatori di contenuti, spettatori passivi. Il Vangelo ci chiede di essere autentici. Tu non sei un brand, sei una benedizione. Non devi vendere te stesso, ma offrire ciò che ti abita».

Spadaro ha invitato i giovani a vivere la rete non come strumento, ma come luogo da abitare con fede. «La vera domanda non è cosa devo postare domani, ma cosa mi sta bruciando dentro e non posso non condividere. Solo quello che ti incendia dentro può illuminare fuori», ha detto ancora il padre gesuita.

Anche Papa Leone XIV ha insistito su questo punto, la sera del 29 luglio: «Non abbiate paura di essere diversi, di spegnere lo schermo e accendere la coscienza». E ancora: «Il Vangelo non è un contenuto da condividere, è una vita da vivere.»

I giovani svizzeri in cammino

Anche la Svizzera è presente con una delegazione di oltre 400 giovani provenienti da tutti i cantoni, accompagnati da vescovi, sacerdoti e animatori. Il gruppo, coordinato dalla Conferenza dei Vescovi Svizzeri, ha partecipato ai “Dialoghi con la città” e a momenti di preghiera nelle parrocchie romane. Alcuni di loro hanno anche animato momenti musicali e testimonianze nella zona di accoglienza a Tor Vergata. «Siamo qui per condividere la nostra fede e per ascoltare quella degli altri», racconta una ragazza della Svizzera italiana. «È un’esperienza che ci fa sentire parte di qualcosa di più grande».

Tor Vergata, ieri e oggi

Nel 2000, Tor Vergata fu il simbolo di una Chiesa giovane e universale. Oggi, le Vele di Calatrava, rimaste incompiute per anni, sono state rimesse a nuovo per accogliere la veglia e la Messa finale.

Ma il vero cambiamento è nel linguaggio: meno enfasi sulla massa, più attenzione alla relazione personale, alla preghiera condivisa, al dialogo faccia a faccia.

Un gesto profetico

Spegnere il cellulare, come scrive Antonia Salzano, è oggi «un atto di resurrezione quotidiana». È dire: «Il mio cuore non è fissato sullo schermo, ma sul Crocifisso che ci attende qui, sull’altare».

In un mondo iperconnesso, il Giubileo dei Giovani 2025 invita i ragazzi a vivere offline per incontrare il Sacro. E forse, proprio in questo gesto semplice e radicale, si nasconde la vera novità di Tor Vergata.

Così, ancora Leone XIV chiudendo la veglia del 29 luglio: Come ha concluso Papa Leone XIV, tra gli applausi:
«Siete luce, non algoritmi. Siete chiamati, non programmati».

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Raid a Gaza, le parole di Papa Leone XIV

Telegiornale 20.07.2025, 20:00

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