I lavoratori della radiotelevisione romanda (RTS) hanno presentato giovedì un manifesto in difesa del servizio pubblico, lanciando un appello contro l’iniziativa “200 franchi bastano!”, in votazione l’8 marzo 2026.
Il personale dell’emittente ha criticato la misura promossa dall’UDC che, se accettata, dimezzerebbe il budget a disposizione della SSR, mettendo in pericolo il servizio pubblico.
SSR ha già applicato tagli per oltre 100 milioni e prevede altri risparmi fino al 2029
Alexandre Madrigali, presidente della sezione ginevrina del sindacato svizzero dei media SSM, ha sottolineato che con la riduzione del canone i fondi passerebbero dagli attuali 1,3 miliardi a 630 milioni.
“Le ripercussioni dei tagli già in atto sono enormi”, ha spiegato una giornalista, citando un clima di forte incertezza, carichi di lavoro insostenibili e conseguenze dirette sulla qualità dei programmi. Dal 2018 - dopo la bocciatura alle urne dell’iniziativa “No Billag” - la SSR ha già applicato tagli per oltre 100 milioni di franchi e prevede ulteriori risparmi fino al 2029, pari al 17% del proprio budget.
“Scomparirebbero trasmissioni fondamentali per la coesione nazionale”
Il sindacato e il personale temono che l’approvazione del testo porterebbe alla soppressione di migliaia di posti di lavoro e alla scomparsa di molte trasmissioni fondamentali per la coesione nazionale. A farne le spese, sarebbero in particolare le regioni periferiche.
Secondo SSM, il personale della RSI starebbe preparando un’azione simile.
L’iniziativa “200 franchi bastano! (Iniziativa SSR)“ propone di modificare la Costituzione, fissando un canone annuo radiotelevisivo di soli 200 franchi.

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