Il numero delle persone fermate in relazione al clamoroso furto al Louvre di Parigi dello scorso ottobre è salito ad otto. I gioielli restano introvabili mentre un rapporto sulla sicurezza dell’edificio realizzato anni fa, ma non reso pubblico, accende i riflettori proprio sul balcone usato dalla banda per accedere al museo.
Alle quattro persone già incriminate i primi di novembre, ieri si sono aggiunti altri quattro fermi e tra loro, ritengono gli inquirenti, ci sarebbe l’ultimo uomo sospettato di aver fatto parte del commando che in una tranquilla mattina di ottobre è entrato da un balcone nella galleria d’Apollo, rubando gioielli stimati a 88 milioni di euro e dal valore storico incommensurabile.

In coda per entrare al Louvre
Mettere le mani sull’intera banda che materialmente ha commesso il furto è fondamentale per ricostruire l’accaduto ed il percorso della refurtiva di cui si sono perse le tracce.
Ma oltre ai quattro nuovi sospettati, ora interrogati, i riflettori si sono accesi su un rapporto - pubblicato dal quotidiano Le Monde - della nota gioielleria Van Cleef Arpels, che fu chiamata nel 2018 dai vertici del Louvre a valutare la sicurezza dei luoghi.
Si tratta di un’analisi perentoria che metteva nero su bianco le criticità del museo. E soprattutto puntava l’indice su quel balcone del Louvre che dà su una strada sul lato Senna e da cui i ladri sono entrati. Una sua foto era stata cerchiata in rosso. E il commento sotto era esplicito: “Con una navicella o un montacarichi si può facilmente accedere alla galleria”.
Chi ha visto quel rapporto, a parte la direzione del museo dell’epoca, che non ha condiviso con i nuovi vertici museali? Anche gli inquirenti ne hanno preso conoscenza solo recentemente. Ma forse c’è chi ha avuto il tempo di studiarlo per poter mettere a segno il colpo.

Il Faro: Il furto del secolo
Telegiornale 25.10.2025, 20:00









