Musica

De Nada

A concerto dalla cantautrice toscana

  • 5 aprile 2023, 00:00
  • 14 settembre 2023, 09:01
Nada_Malanima
Di: Daniele Bernardi

Spesso la si conosce per i brani del suo esordio. Eppure Nada Malanima (Rosignano Marittimo, 1953) è soprattutto molto altro. Anche quando questo altro è ignorato dai più perché, di lei, a causa della schiacciante notorietà mediatica del pezzo, tanti fischiettano soltanto Ma che freddo fa (1969).

Come ci ha insegnato Dylan, è una bella scocciatura – certo, non solo – quando un brano ti si appiccica addosso e il mondo sembra volersi fermare ai tuoi quindici anni. Allora ti viene forse voglia di maltrattarne le note, di cantarlo con le spalle rivolte al pubblico, di farne brandelli perché questi, infine, rappresentino il tuo presente e non il busto impagliato di una giovinezza difficile da indossare.

Vado a vedere Nada in concerto all'Arci Bellezza di Milano, con mia moglie a cui piace tanto. Il suo ultimo disco ha un titolo bellissimo: La paura va via da sé se i pensieri brillano (2022). Presto la sala si riempie e, attorno, abbiamo un pubblico di tutte le età: ci sono i vecchi ragazzi degli anni '70 e le generazioni X e Y. Il palco è piccoletto, quasi da balera o oratorio, ma quando le luci si infiammano e la band si fa avanti lo spazio pare allargarsi. Ecco che allora appare la Malanima – cognome straordinariamente calzante per un nome tanto particolare (per chi non lo sapesse, né l’uno né l'altro sono pseudonimi) – che subito, senza preamboli, attacca col primo brano: In mezzo al mare.

La folla prende a ondeggiare come acqua in risacca, quasi che le note della cantautrice livornese, per la quale il mare certo significa tantissimo (si pensi alla bellissima Sul porto di Livorno, scritta per lei da Piero Ciampi nel 1973), fossero colpi di uno scafo al largo: «in mezzo al mare / dove ci sono i cani / dove stanno gli umani / dove ci sono i fiori / in mezzo al mare / ti potrai spaccare / godere della vita che hai». Poi, terminato il pezzo, nel primo scroscio d'applausi annuncia: «questa sera vi canterò solo canzoni nuove».

Coi suoi 69 anni Nada tiene il palco con grande forza, tanto che i bravissimi musicisti che l'accompagnano non possono che “invidiarne” l'intensità. Inoltre, nel rivolgersi al pubblico per raccontare di sé, di una canzone o d'altro, rivela immediatamente le sue doti di attrice (non va dimenticato che ha studiato all'Alessandro Fersen di Roma, lavorato con Giulio Bosetti, Dario Fo e Virgilio Sieni, così come ha realizzato alcuni suoi progetti teatrali e partecipato a film): occhi, mani e busto guizzano in controluce disegnando forme, restando sospesi nel punto morto da cui scaturisce un nuovo movimento, mentre la voce, che i presenti ben conoscono, gioca con la letterarietà delle frasi, quasi a parlare fosse uno strano folletto.

Il concerto continua e Nada sottolinea che da sempre si è sentita propensa a dialogare con la propria parte buia, anche se, dice, «non è vero niente, perché io sto bene!». Ecco quindi che ci regala l'esecuzione di Senza un perché, straordinario ritratto dell'identità femminile che è parte dell'album Tutto l'amore che mi manca (2004) – «Lei non parla mai / lei non dice mai niente / non è poi così strano se chiede perdono / e non ha fatto niente / non c'è niente di meglio che stare in silenzio / e pensare al meglio» – e il rabbioso Chi non ha, brano, di nuovo, dell'ultimo disco nel quale è evidente la profonda influenza che hanno avuto, nel percorso dell'artista, la musica dei CCCP e dei CSI come pure la conseguente collaborazione col chitarrista e scrittore Massimo Zamboni.

Oltre ad aver realizzato più di venti dischi e vinto numerosi premi, Nada è anche scrittrice e questa attività, che l'ha portata a pubblicare un libro di versi, tre romanzi e un'autobiografia, permea la stesura dei suoi testi cantati, i quali sembrano vere e proprie poesie in movimento. Nella sua lunga carriera ha conosciuto sia il grande successo popolare – come già accennato, brani quali Il cuore è uno zingaro (con questo si guadagnò il premio del Festival di Sanremo del 1971) la portarono giovanissima sulla cresta dell'onda – sia il valore della produzione d'autore, di nicchia, su cui la sua identità è ormai da tempo imperniata. «Scrivo canzoni storte», ha detto una volta parlando del suo lavoro.

Man mano che la serata continua la cantante, tradendo le aspettative con cui ha aperto le danze (tradire il pubblico, a mio avviso, è il tratto del grande performer), dopo aver dato voce alle creazioni più recenti – Io ci sono, Sorridimi, Banane city, Noi resteremo uniti, ma pure ad altre, come Luna in piena o Una pioggia di sale – alla fine fa un salto indietro e passa in rassegna alcuni suoi celebri successi degli anni andati, naturalmente rivisitati. Tra questi Amore disperato (1983) e, rullo di tamburi, proprio l'inossidabile Ma che freddo fa, che prima di essere eseguita viene ironicamente da lei annunciata con la formula: «Ora vi tocca». Sulle sue note, tutti i presenti ne scandiscono le parole per l'intera durata, mentre l'aria, all'interno della saletta da concerto dell'Arci Bellezza, scotta per l'entusiasmo. Non c'è che dire: il tempo trascorre, ma certe cose non smettono di fare furore.

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