Di manga con storie di demoni, ce ne sono tanti: da Devilman a Demon Slayer, passando magari per il genio di Shigeru Mizuki, ne abbiamo visti un sacco. Sarà perché i giapponesi hanno tonnellate di cultura al riguardo, e migliaia di leggende su demoni, mostri, spiriti, fantasmi, spesso antichissime. È tutta roba che fa parte del loro – perdonate l’espressione sciatta – immaginario collettivo. Detto questo, non si può evitare di notare come i demoni dei manga moderni siano… un po’ più zarri, ecco.
Quindi, niente di cui stupirsi, se il manga di cui tutti hanno parlato – e che tutti hanno letto – negli ultimi anni racconta storie di demoni ed è molto tamarro, sia dal punto di vista estetico che da quello emotivo. Si intitola Chainsaw Man, che a prima vista potrebbe sembrare il nome di un supereroe: l’Uomo Motosega. Sfogliando le pagine del primo numero, si riesce a pensare solo: Uomo Motosega, Uomo Motosega… perché solo agli autori giapponesi di fumetti, oggi, vengono in mente idee tanto fantastiche?
L’autore in questione si chiama Tatsuki Fujimoto, ed è il classico enfant prodige del manga. Classico, perché in effetti non è raro che i mangaka assurgano a fama stellare prima dei trent’anni: Fujimoto ne ha 33 ora che il suo fumetto è celeberrimo da almeno un lustro, quindi è perfettamente in linea con lo stereotipo. Il successo enorme di Chainsaw Man si capisce bene non solo dai dati di vendita esorbitanti in tutto il mondo, non solo dai biglietti strappati dal film appena uscito nelle sale della Svizzera italiana (Chainsaw Man – Il Film: La Storia di Reze, tra i più visti nelle sale lo scorso weekend), ma anche dal fatto che, ai raduni di Cosplay da Tokyo a Bellinzona, ci sono sempre più ragazze e ragazzi vestiti non come i personaggi di Dragon Ball o One Piece, ma nel seguente modo: camicia bianca, pantaloni neri, e un’enorme motosega incastonata nella fronte.
La divisa appena descritta è quella di Denji, un giovane cacciatore di demoni che combatte queste entità dopo essersi unito con un demone buono, che lo ha reso super: la trama di base di Chainsaw Man, ridotta all’osso (forse anche di più) è questa. Ad alcuni sembrerà una variazione sul tema del vecchio Devilman (che andava in onda in tv quando Tatsuki Fujimoto non era ancora nato, tra l’altro) e in effetti l’ipotesi non è del tutto peregrina. Però, dentro Chainsaw Man c’è molto di più.
C’è quello che si vede subito, perché colpisce in faccia il lettore, e cioè l’incredibile orgia di azione folle e creature grottesche che Chainsaw Man riesce a mettere insieme: fantasia lasciata libera, che prende anche direzioni a volte sgradevoli per alcuni, ma rimane sempre grandissimo intrattenimento. Oggi i mangaka sembrano aver trovato una formula segreta per intrattenere i lettori in modo incredibilmente universale: chi avrebbe mai pensato che più di trenta milioni di lettori in mezzo mondo si sarebbero interessati alle storie di un ragazzino con una motosega in testa? Se non altro, è una dimostrazione lampante del fatto che viviamo in tempi culturalmente interessanti.
Oltre all’intrattenimento, però, c’è anche qualcosa che si muove sottotraccia nelle storie di Chainsaw Man, e che parla direttamente allo stomaco degli adolescenti: il protagonista è un ragazzo che ha subito traumi terribili, che cerca di farsi strada in un mondo cinico e indifferente, che sperimenta per la prima volta le emozioni adulte, l’amore, il sesso. Spesso in modi tutt’altro che positivi: strano, insoddisfacente, ridicolo – il primo bacio di Denji ha poco a che fare con l’amare e molto con il vomitare, tanto per dire. Insomma, Chainsaw Man sembra dare corpo alle ansie adolescenziali come pochi altri prodotti di intrattenimento in questi anni, e si inserisce in una genealogia di grandi manga shōnen che hanno avuto la stessa capacità, da Neon Genesis Evangelion a Death Note a Attack on Titan. Fumetti, e poi cartoni animati, che dicono ai ragazzi che, sì, hanno ragione loro: crescere è difficile, ed è spesso un processo violento e traumatico. Ma la crescita può essere meravigliosa. Dunque, ecco spiegato tanto affetto nei confronti di Chainsaw Man.
O forse, è solo che un tizio con la testa a motosega, bè, non può che piacere a tutti.

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