Storia

Ferro e fuoco: la storia e il futuro delle Ferriere Cattaneo

Dalla forgia del 1907 alla riconversione in polo multifunzionale: viaggio tra passato industriale e nuove prospettive a Giubiasco

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Valeria Frei
04:06

Storia delle Ferriere Cattaneo

RSI Cultura 08.12.2025, 16:50

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  • Lorena Pianezza, Debora Huber
Di: Valeria Frei, storica dell’arte
Oggi

Le Ferriere Cattaneo di Giubiasco sono ancora attive, con una quarantina di lavoratori coinvolti nell’azienda. Gli operai continuano, come all’inizio dell’attività, a piegare il ferro e a spruzzare scintille, per creare vagoni e turbine, ponti e tralicci. Ma il tutto oggi con molta più sicurezza e molto meno fumo, fuliggine, sudore e frastuono. Anche la guida dell’impresa resta saldamente nelle mani della famiglia Cattaneo: Aleardo Cattaneo, direttore, lavora fianco a fianco con il nipote Christian Cavadini.

Storia

Iniziò tutto nel 1870, a Faido, dove Luigi Cattaneo gestiva un maglio presso la cascata della Piumogna. A Giubiasco la Ferriera arrivò nel 1932, perché aveva bisogno di più spazio. Si insediò in una fabbrica dismessa da quasi dieci anni, che in precedenza (dal 1907) aveva ospitato le Officine della Società Svizzera delle Macchine Lentz, produttrice di macchine a vapore. Il figlio di Luigi, Angelo, producendo per la Ferrovia, aveva infatti ingrandito notevolmente la ditta, e ora lavorava il ferro in maniera industriale. Inizialmente produceva binari e piccoli elementi metallici; in seguito, la produzione si ampliò ai carri merci e ai tralicci per ponti. Oggi, oltre a questi, vengono realizzati anche elementi per turbine a gas e strutture per capannoni industriali.

Ferro

Ma facciamo un passo indietro. Il ferro, assieme al carbone, è il materiale simbolo dell’industrializzazione. Le macchine impiegate nelle fabbriche, i treni o le navi per i trasporti delle merci, i ponti e le stazioni ferroviarie, sono in ferro (ghisa o in acciaio). Prima dell’industrializzazione, il ferro veniva ridotto nelle fornaci e lavorato nei magli. I fuochi erano alimentati da grandi mantici mossi dai mulini. A Miglieglia, in Malcantone, si trova un antico maglio a leva e nel piccolo museo del primo piano si possono vedere questi grandi mantici. Nella loro Encyclopédie, Diderot et D’Alembert dedicano una sezione delle Tavole all’estrazione e lavorazione del ferro.

Successivamente, si iniziarono a escogitare sistemi più performanti per aumentare la temperatura dei forni e migliorare la qualità e la quantità del metallo prodotto. L’industria siderurgica produce lingotti di ferro, che vengono poi ulteriormente lavorati per ottenere lamiere (o fogli di ferro), tubi o travi. Alle Ferriere Cattaneo arrivano proprio questi ultimi prodotti, trasportati dal treno.

Spazi

Una volta arrivato in fabbrica, il ferro deve essere piegato, tagliato, forato e modellato e, per farlo, deve essere scaldato. Alle Ferriere Cattaneo, lo spazio più antico e affascinante è la vecchia forgia, cioè il luogo dove il ferro veniva scaldato. Risale al 1907 ed è composta da quattro campate con tetto a lucernario, sorretto da una bella carpenteria metallica.

È facile intuire quanto, per un’industria come questa, sia necessario disporre di uno spazio funzionale allo spostamento del materiale. Il comparto di Giubiasco si posiziona proprio presso i binari e si struttura in maniera strettamente ortogonale rispetto alla linea ferroviaria. Per lo spostamento perpendicolare si utilizzano delle piattaforme di traslazione o dei carroponti.

Ciò che è affascinante osservare in un sedime come questo, che esiste da più di un secolo e che è composto da differenti capannoni, sono le varie fasi di ampliamento: ogni nuovo elemento è stato costruito secondo le tecniche del suo tempo e quindi l’architettura stessa – i suoi materiali e i suoi sistemi costruttivi – ci raccontano una parte di storia della fabbrica.

Domani

Nel suo insieme, le Ferriere Cattaneo occupano un’area di quasi 50.000 m2. Oltre ai vari capannoni per la produzione, alle officine, ai depositi, allo stabile amministrativo e all’appartamento della famiglia del custode, il sedime ospita anche Villa Cattaneo, la casa del direttore.

Da qualche anno, la produzione delle Ferriere non richiede più tutto questo spazio e il direttore Aleardo Cattaneo, assieme alla Alfred Müller SA, sta progettando la riconversione di una significativa parte del sedime in un polo multifunzionale: la ex forgia verrà conservata e ospiterà uno spazio per eventi (congressi e eventi culturali), mentre gli altri edifici – forse non tutti – verranno demoliti e sostituiti con nuove costruzioni destinate a ospitare un hotel, appartamenti, uffici, atelier artigianali e negozi. Il progetto firmato dallo studio Durisch-Nolli Architetti, avanzerà a tappe, e prevede di poter offrire circa 300 nuovi posti di lavoro e di includere spazi verdi pubblici e percorsi di mobilità lenta.

Descrizione del 1945

«Ma eccoci arrivati alla Ferriera. [….] Un rumore continuo, che va aumentando man mano che mi avvicino a quell’inferno, rumore fatto di cento rumori diversi, sopraffatto e coperto, di quando in quando, da uno schianto acuto, vibrante, che rintrona gli orecchi, ti fa pensare che, nell’interno schiere di diavoli svolgono uno spettacolo da tregenda. Ma entriamo senz’altro. Che meraviglia per un profano che mette piede per la prima volta in una grande officina moderna!»

« Qui si presenta alla vista una sala immensa che comprende quattro reparti principali: reparto forgia, reparto seghe e presse, reparto torni e pialle, reparto frese, trapani e attrezzeria. [….] Balza subito all’occhio una selva intricata di macchine di svariate forme che dall’entrata fino al fondo lontano, si muovono in cento maniere diverse: girano, si agitano, cadono, risalgono, strisciano, stridono, friggono, frullano, ronzano, rombano e tutte, voraci di ferro freddo o rovente, lo addentano, lo rodono, lo stritolano, lo tagliano, lo segano, lo forano, gli danno l’impronta e la forma che l’uomo si prefigge e vuole, e ne fanno insomma mille cose differenti, ora delicate come quelle dell’orefice, ora grandiose e brutali come opere di titani [….]. [Presso i quattro grandi forni] due colossi di giovanotti, dalla faccia annerita e grondante sudore, sfidano impavidi l’abbagliante calore e, con una destrezza ammirevole, ora introducono, ora tirano fuori blocchi roventi, facendoli piombare, con una precisione sorprendente, ai loro piedi, dove li afferrano con grosse tenaglie e li manovrano con agilità, trasportandoli o sotto il maglio o sotto le presse».

«Siamo ancora al principio della grande sala, e di qui fissiamo lo sguardo su tutto l’insieme di macchine che si muovono contemporaneamente in cento maniere differenti per tutta la sala fino in fondo; alcune con motori propri, altre mosse dalla trasmissione generale che trasmette il movimento dall’alto con un intrico di ruote, di cinghie, d’ingranaggi che ti danno le vertigini. Vediamo numerose frese di diverse fogge che scavano, rodono, mordono il ferro in tutti i sensi… E dappertutto formicola e ferve il lavoro: sono circa una novantina gli operai della ferriera che svolgono questo lavoro organizzato secondo i criteri della tecnica moderna e imprimono a tutta l’opera grandiosa un andamento febbrile. Ove volgiamo lo sguardo c’è un mostro in moto e subito dietro l’ombra dell’uomo che lo domina nei più strani movimenti, e da tutti trae profitto per l’opera sua. […]».

Estratti scelti dalla cronaca della visita alle Ferriere Cattaneo di Cronofilo, in: «Cooperazione» 4, 1945.

 
Bibliografia scelta

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