Salute

Troppo sale nel piatto dei bambini?

L’esperto avverte: l’eccesso di sodio può causare problemi di salute già in giovane età. Consigli per educare il palato dei piccoli e ridurre i rischi a lungo termine

  • Ieri, 11:30
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  • Maria Petersson - Unsplash
Di: Alice Tognacci 

In Svizzera, il consumo di sale è ancora troppo elevato, e non riguarda solo gli adulti. Anche i bambini, spesso inconsapevolmente, assumono più sodio del necessario, con conseguenze che si possono trascinare fino all’età adulta. Ma ridurre il sale non significa rinunciare al gusto: significa iniziare presto a educare il palato e la salute.
Lo conferma il Prof. Giacomo Simonetti - Primario di Pediatria, Direttore medico e scientifico dell’Istituto Pediatrico della Svizzera Italiana (EOC / IPSI) - che da anni si occupa di divulgare l’importanza di una corretta alimentazione pediatrica, anche sul fronte del sale, con attenzione ai danni del “sale nascosto”.

Si consuma troppo sale (fin da piccoli)

«Anche in età pediatrica si consuma troppo sale rispetto alle quantità raccomandate», spiega Simonetti. E non si tratta solo di effetti futuri. L’eccesso di sodio può alterare i meccanismi fisiologici del corpo già nei primi anni di vita, influenzando il modo in cui si sviluppa la pressione arteriosa e — più in generale — il gusto.
In pratica, un bambino abituato a mangiare salato continuerà a cercare sapori molto sapidi anche da adulto. «Si crea una sorta di imprinting - racconta il professore - e il corpo si adatta e si abitua, programmando nel tempo una soglia del gusto più alta e una pressione più elevata».

La risposta dipende dall’età, ma i dati forniti dal Professore parlano chiaro:

  • sotto l’anno di età, l’assunzione ideale è inferiore a 1 grammo al giorno;

  • nella fascia 1-5 anni si arriva a circa 4 grammi di sale al giorno (contro un massimo consigliato di 2);

  • tra i 5 e 10 anni si consumano 6 g al giorno (contro un massimo consigliato di 5 g);

  • tra i 10 e i 20 anni si raggiungono anche gli 8 grammi, a fronte di un limite raccomandato di 5 g.

Anche i bambini mangiano troppo sale, e questo può avere effetti immediati e a lungo termine. Abituarli fin da piccoli a un’alimentazione con poco sale è una buona partenza per restare in salute per tutta la vita.

Un effetto domino: pressione, bevande zuccherate e obesità

L’eccesso di sale, lo sappiamo, aumenta la sete, ma non solo: «Uno dei primi effetti è l’aumento della pressione arteriosa già in giovane età», conferma Simonetti, aggiungendo un tassello importante al discorso della sete. «Il consumo elevato di sale porta a una maggiore sensazione di sete, e nei bambini questo spesso si traduce in un aumento del consumo di bevande zuccherate, con il rischio di favorire sovrappeso e obesità».
Quello che può sembrare un’abitudine innocua, dunque, come un piatto più saporito o una merenda confezionata, può diventare il primo anello di una catena che coinvolge più aspetti della salute, anche a lungo termine.

Alcuni bambini sono più a rischio

Non tutti i bambini rispondono allo stesso modo al sale. Come spiega Simonetti, esistono categorie pediatriche particolarmente sensibili agli effetti del sodio, e quindi maggiormente a rischio. «Parliamo in particolare di bambini sovrappeso o obesi, oppure nati prematuri o con un basso peso alla nascita. In questi casi, la capacità del corpo di gestire il sodio è diversa, e il rischio cardiovascolare cresce in modo significativo».
Per loro — a maggior ragione — è importante monitorare la pressione regolarmente e limitare il più possibile il consumo di sodio attraverso l’alimentazione quotidiana.

Il problema non è tanto il pizzico di sale aggiunto a tavola, ma quello “nascosto” nei prodotti trasformati e, sorprendentemente, anche nel pane.

Sale nascosto: pane e prodotti trasformati

Quando si parla di sale, il pensiero va subito al classico “salino” presente sulle nostre tavole. In realtà, la maggior parte del sodio che finisce nel piatto dei bambini — e non solo — arriva da fonti molto meno visibili. «Il problema non è tanto il pizzico di sale aggiunto a tavola - precisa Simonetti - ma quello “nascosto” nei prodotti trasformati e, sorprendentemente, anche nel pane».

In Svizzera si sta cercando di invertire la rotta attraverso una graduale riduzione del contenuto di sale in alcuni alimenti di largo consumo. «Per esempio, si stanno facendo sforzi per abbassare la quantità di sale nel pane», accenna il Professore.

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Elaborazione su dati nutrizionali medi di prodotti trasformati, disponibili da etichette ufficiali e banche dati europee (2024).

In Svizzera, questo è un tema noto da tempo e inserito in una strategia nazionale. A partire dal 2008, infatti, la “Salt Strategy” della Confederazione ha promosso la riduzione volontaria del contenuto di sale negli alimenti trasformati, in collaborazione con l’industria. Un impegno che è stato poi integrato nella Strategia nutrizionale svizzera 2017–2024, proseguendo oggi con la nuova agenda 2025–2032.
Gli effetti cominciano a vedersi, anche se modesti. Secondo la Swiss Salt Study 2, pubblicata nel 2024 dal BLV (l’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria) e condotta tra il 2022 e il 2023, l’assunzione media di sale da parte della popolazione adulta è leggermente calata nell’ultimo decennio: da 9,1 grammi al giorno (nel 2010–2011) a 8,7 grammi. Una riduzione contenuta, ma significativa, che segnala un cambiamento di direzione.

Anche il pane, alimento base della dieta quotidiana, è stato oggetto di riformulazione: tra il 2011 e il 2015 il contenuto medio di sale nel pane è passato da 1,74 a 1,46 grammi per 100 grammi di prodotto. Diverse catene di distribuzione svizzere hanno aderito volontariamente a questa politica, dimostrando che anche piccoli aggiustamenti nei prodotti di largo consumo possono fare la differenza su scala nazionale.

Una questione di educazione al gusto

L’educazione alimentare dei bambini passa prima di tutto dalla famiglia. «I bambini mangiano quello che mangiano i genitori», ricorda Simonetti. Ecco perché il ruolo delle famiglie è centrale: proporre piatti semplici, cucinati in casa, e limitare i prodotti pronti è il primo passo. Ma anche la scuola ha un ruolo cruciale: «È importante che nelle pause o nelle mense scolastiche si offra cibo sano, equilibrato e con poco sale», sottolinea.

Le scuole svizzere non sono generalmente obbligate da una normativa federale uniforme a offrire pasti conformi a criteri nutrizionali precisi, ma esistono guide e raccomandazioni pubbliche che mirano a migliorare la qualità delle mense.

In Ticino l’associazione locale Fourchette Verte assegna un marchio di qualità nutrizionale a mense scolastiche e strutture ristorative che rispettano criteri di alimentazione equilibrata secondo le linee guida della Società Svizzera di Nutrizione. Oltre 288 strutture in tutta la regione hanno aderito. 

Il gusto salato, infatti, è un gusto che si “abitua”, e si sviluppa proprio in età pediatrica: le abitudini alimentari precoci possono influenzare la preferenza per il salato. Come spiega Simonetti: «È durante l’infanzia che si formano gusti e abitudini destinati a durare tutta la vita, e se si abitua il bambino a mangiare molto salato, continuerà a prediligere cibi con un sapore forte. Ma si può fare il percorso inverso, abituandoli fin da piccoli a sapori più naturali».

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Il gusto salato

La pulce in cucina 21.01.2023, 00:00

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Consigli pratici per i genitori

Ridurre il sale non vuol dire rinunciare al gusto.
Tra i consigli pratici, Simonetti suggerisce:

- non mettere il salino a tavola;
- cucinare ingredienti freschi e non già pronti o trasformati;
- preferire spezie ed erbe aromatiche al posto del sale;
- abituare i bambini a mangiare poco salato sin da piccoli;
- sì ai sali “alternativi”, come quelli iposodici o con potassio, perché ridurre il sodio e aumentare il potassio è una buona scelta, purché si rimanga sempre nell’ambito di una dieta variata.

Perché preferire il sale con potassio?

Il classico sale da cucina è composto da cloruro di sodio (NaCl), che assunto in dosi eccessive può innalzare la pressione arteriosa e aumentare il rischio di malattie cardiovascolari.
Al contrario, il potassio ha un effetto fisiologico opposto:
- favorisce l’eliminazione del sodio attraverso i reni,
- aiuta a rilassare le pareti dei vasi sanguigni,
- contribuisce a ridurre la pressione arteriosa, soprattutto nelle persone che consumano molto sodio.
Da qui nasce l’uso di sostituti del sale, in cui una parte del sodio viene sostituita con cloruro di potassio (KCl). Questi prodotti mantengono il sapore salato, ma con un profilo più salutare.

Uno dei più autorevoli studi su questo tema è lo Salt Substitute and Stroke Study, pubblicato sul New England Journal of Medicine nel 2021. Condotto su oltre 20.000 persone, lo studio ha dimostrato che l’uso di sale arricchito con potassio:
- riduce il rischio di ictus del 14%,
- riduce il rischio di eventi cardiovascolari maggiori (come ictus, infarti, scompensi cardiaci) del 13%,
- riduce la mortalità totale del 12% rispetto al sale tradizionale.

Fonti:

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