SALUTE

Emulsionanti alimentari: sono davvero un pericolo per la salute?

Un nuovo studio mette in discussione la sicurezza di uno degli additivi più comuni. Facciamo chiarezza su cosa dicono i dati

  • Oggi, 11:30
Emulsionanti
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Di: Haluka De Toni 

Prodotti dall’aspetto perfetto e una sofficità che sfida il tempo: il segreto di molti alimenti industriali risiede negli emulsionanti, additivi onnipresenti sulle etichette. Recentemente, però, queste sostanze sono state associate a un rischio ben più serio. Uno studio francese del 2024, condotto da NutriNet-Santé, ha evidenziato un possibile legame tra il loro consumo e lo sviluppo di cancro, una notizia che genera un allarme comprensibile data la loro enorme diffusione. La domanda sorge spontanea: cosa è sicuro mangiare? Prima di saltare a conclusioni, facciamo chiarezza.

Cosa sono gli emulsionanti?

Gli emulsionanti sono tra gli additivi più utilizzati dall’industria alimentare. Vengono utilizzati per migliorare nel tempo la consistenza degli alimenti, il gusto e l’aspetto, prolungandone la “freschezza”.

Normalmente, liquidi come olio e acqua sono immiscibili a causa delle loro diverse tensioni superficiali. Gli emulsionanti risolvono questo problema grazie alla loro struttura: una parte idrofila (affine all’acqua), e l’altra idrofoba (affine all’olio). Agendo come un ponte, la sostanza si dispone tra i due liquidi, tenendoli uniti in un’emulsione stabile e omogenea.

Lo sapevi che nelle salsicce e in altri prodotti di carne lavorata, gli emulsionanti come l’E471 (mono e digliceridi) e l’E472c (esteri citrici) sono essenziali? La loro funzione è duplice: stabilizzano l’emulsione di grasso e acqua per garantire una texture omogenea e, nei prodotti a basso contenuto di grassi, ne migliorano l’appetibilità per renderli piacevoli quanto le controparti tradizionali.

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Additivi alimentari (3./10)

Alphaville: le serie 23.07.2025, 12:30

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  • Agnese Codignola e Enrico Bianda

Le differenti tipologie di emulsionanti

Esistono numerosi tipi di emulsionanti, ognuno con proprietà specifiche che li rendono adatti a scopi diversi. Inclusi nella fascia degli additivi tra E400 a E499, vengono classificati principalmente in base alla loro origine: naturale o sintetica.

Gli emulsionanti naturali provengono da fonti come piante, alghe o semi. Tuttavia, il fatto che siano di origine naturale non ne garantisce automaticamente l’idoneità e la sicurezza, che dipendono invece dalla qualità della materia prima, dalla sua purezza e dalle specifiche pratiche di produzione.

Gli emulsionanti di origine sintetica, invece, sono prodotti industrialmente. Anch’essi possono avere origini diverse: alcuni derivano da fonti naturali che subiscono un processo chimico, come i monogliceridi e i digliceridi (E471) estratti da oli vegetali o grassi animali; altri sono sostanze completamente artificiali, create tramite reazioni chimiche. Un esempio sono alcuni polisorbati o esteri di acidi grassi, che l’organismo metabolizza in modo simile ai grassi comuni.

Possono essere un pericolo per la nostra salute?

Gli emulsionanti sono soggetti a una legislazione rigorosa. In Svizzera, sono regolamentati dall’Ordinanza sugli additivi (OAdd), una normativa quasi del tutto allineata a quella europea definita dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) e dalla Commissione Europea.

Nonostante queste regole ne disciplinino sicurezza, uso ed etichettatura, studi emergenti suggeriscono che alcuni emulsionanti possano avere effetti negativi sul microbiota intestinale, favorire l’infiammazione e, di conseguenza, aumentare la suscettibilità ad alcuni tipi di cancro.

In particolare, uno studio di 7 anni, condotto da NutriNet-Santé, ha collegato un consumo elevato di specifici emulsionanti a un aumento del rischio oncologico:

- E471 (mono e digliceridi degli acidi grassi): associato a un +15% di rischio di cancro in generale, +24% per quello al seno e +46% per quello alla prostata.

- E407 (carragenina): collegato a un +32% di rischio di cancro al seno.

Secondo quanto affermato dagli autori dello studio, Mathilde Touvier (Inserm) – intervenuta in un’intervista radiofonica di RTS nella trasmissione “On en parle” dedicata alla ricerca – e Bernard Srour (INRAE), sebbene questi dati necessitino di conferme, «apportano nuove conoscenze fondamentali al dibattito sulla rivalutazione delle normative» per proteggere meglio i consumatori.

La potenziale capacità di alcuni additivi di alterare il microbiota intestinale e promuovere infiammazioni, unita ai rischi legati alle dosi di assunzione e alle allergie, richiede un approccio più cauto. In attesa di ulteriori studi, una maggiore consapevolezza degli ingredienti si rivela uno strumento fondamentale per prevenire problemi a lungo termine.

È cruciale considerare che l’onnipresenza di questi additivi riguarda soprattutto gli alimenti ultra-processati, il cui impatto negativo sulla salute è già ampiamente noto.

Fonti

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