Sei immigrati feriti, uno dei quali in modo grave. Questo, in sintesi, è l’ultimo bilancio della sparatoria avvenuta sabato mattina tra le vie di Macerata. In manette è finito un 28enne italiano, incensurato, che ha aperto il fuoco da un’auto in corsa.
Stando ai primi dati raccolti dagli inquirenti, l’uomo, vicino ad ambienti di estrema destra, avrebbe esploso con una pistola semi automatica i colpi contenuti in due caricatori, prima di consegnarsi alle forze di polizia che lo avevano braccato. Ancora tutte da chiarire le cause che lo hanno spinto al folle gesto. Non sono esclusi motivi politici o un tentativo di vendetta.
Il fermato, originario delle Marche, al momento dell'arresto è sceso dall'auto, ha indossato una bandiera tricolore sulle spalle, si è girato verso la piazza e ha fatto il saluto fascista. Arrestato, ha ammesso le sue responsabilità. Nei suoi confronti si ipotizza il reato di tentato omicidio.
Le forze politiche sia di sinistra, sia di destra hanno lanciato vari appelli alla calma e alla coesione sociale. "L'odio e la violenza non riusciranno a dividerci”, ha dichiarato il premier italiano Paolo Gentiloni, che ha aggiunto: “Il popolo italiano saprà stringersi intorno alle istituzioni e ai comuni valori della Repubblica". Quanto avvenuto oggi richiama, per certi versi, le violenze scoppiate nel 2010 a Rosarno quando alcune persone non identificate ferirono con un'arma due extracomunitari. Una scintilla che fece scoppiare la rivolta degli immigrati tra le vie della città.
ATS/ANSA/bin