Dialogo

A caccia di pedofili online

Il Team Moore è composto da comuni cittadini che usano falsi profili di minori per smascherare i predatori – Da alcuni mesi è attivo anche in Svizzera e ha già portato a due denunce

  • 26.03.2024, 08:37
  • 25.04.2024, 11:55
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Sono una cinquantina le persone che fanno parte del Team Moore

  • RTS
Di: Julie Conti (RTS)/sf 

Da qualche mese Eileen*, una romanda sulla quarantina, è entrata a far parte del Team Moore. Passa 20 ore alla settimana nella pelle di un’adolescente di 13 anni. Eileen, come spiega ai microfoni della RTS, pubblica regolarmente su Facebook dei dettagli della sua vita inventata e risponde ai numerosi uomini che la contattano su Messenger, il servizio di messaggistica della piattaforma.

Il servizio del 19h30 della RTS

“Ero una bambina in affidamento. Durante un affido, ho subito una violenza sessuale. Mi sono sempre preoccupata di proteggere i bambini. Così, quando ho letto il libro di Neila Moore, che racconta la storia dell’organizzazione, è stato subito chiaro che dovevo fare la mia parte” spiega la donna.

Il Team Moore è stato fondato cinque anni fa da due francesi Steven* e Neila* Moore. “La piaga della pedofilia è mal gestita, perché le nostre forze di polizia purtroppo non hanno abbastanza risorse” deplora Neila. Casalinga e madre di famiglia, consacra buona parte del suo tempo e risorse all’organizzazione, verificando identità e fedina penale di ogni nuovo membro e formandolo.

La squadra conta una cinquantina di persone, con un alto tasso di turnover. “È un’attività che richiede molto tempo e mentalmente molto impegnativa. Ci tocca vedere delle cose orribili”, sottolinea Neila.

Diversi profili di predatori

Se i “dick pics” (foto di peni) sono comuni, Neila Moore ha ricevuto anche immagini pedopornografiche o video di suoi contatti che si masturbavano pronunciando il nome del suo profilo finto.

“Classifichiamo queste persone in tre categorie: ci sono i pervertiti, che parlano di sesso rapidamente. Ci sono poi i falsi angeli custodi, che manipolano il bambino. Queste conversazioni possono durare mesi. Infine ci sono i finti bambini, che si fingono bimbi e usano un linguaggio infantile” spiega la fondatrice.

Agli inizi, i membri del Team Moore si recavano agli appuntamenti proposti dai pedofili. Una pratica che alla fine hanno abbandonato. “All’inizio la polizia non ci prendeva sul serio. Ma negli ultimi anni i magistrati hanno imparato a conoscerci e spesso le cose vanno molto bene. Quindi non abbiamo più bisogno di svolgere questo tipo di azione”, spiega Neila Moore.

Regole severe

Il collettivo denuncia tra le 10 e le 18 persone al mese alle autorità competenti. Le loro segnalazioni hanno portato a decine di condanne, alcune delle quali molto pesanti.

Le conversazioni sui social network sono strettamente controllate. I membri del Team Moore usano le loro foto, ringiovanite con filtri, per illustrare i loro profili. L’età degli adolescenti è chiaramente indicata e ribadita nelle conversazioni. E sono sempre i predatori a dover entrare in contatto con i bambini.

Un vodese sotto inchiesta

Il falso profilo di Eileen è già stato utilizzato per segnalare alle autorità svizzere due casi: quello di un basilese che ha inviato immagini pornografiche e quello di un vodese che aveva cercato di incontrare la falsa adolescente che aveva contattato.

“Il caso che ci è stato segnalato richiede un’indagine per stabilire eventuali attività criminali e potrebbe giustificare un’indagine segreta. È un caso su cui lavoreranno i nostri specialisti”, afferma Jean-Christophe Sauterel, responsabile della comunicazione della polizia vodese.

Pur ammettendo che il dossier presentato è di buona qualità, il responsabile diffida di questi cittadini che assumono ruoli devoluti alla polizia. “Si tratta di persone che sono al di fuori del quadro giuridico e che non sono autorizzate a farlo secondo la legge svizzera. Si tratta di un lavoro esclusivamente di polizia e queste persone possono potenzialmente mettersi in pericolo e, soprattutto, commettere reati”, spiega il portavoce.

Ma il movimento non è destinato a spegnersi. Ogni giorno il Team Moore riceve una decina di candidature.

*pseudonimi

Che cos’è “dialogo”?

La nuova offerta editoriale mira a favorire il dialogo tra le diverse regioni del Paese senza barriere linguistiche. Ogni settimana propone contenuti da tutta la Svizzera tradotti in tutte le lingue nazionali e in inglese, oltre a uno spazio di dibattito, anche questo tradotto e moderato.

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Come difendersi dalla minaccia online

Il Quotidiano 21.02.2024, 19:00

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