Ci sono esponenti dell'UDC all'origine dell'iniziativa "Salvate l'oro della Svizzera", su cui saremo chiamati a pronunciarci il 30 novembre. Salvare dalla vendita, intendono i promotori, perché la Banca nazionale ha liquidato tre quinti delle sue riserve auree, ritenuti "in eccedenza": questo soprattutto fra il 2001 e il 2006, a un prezzo di molto inferiore a quello attuale (fra i 15'000 e i 27'000 franchi al chilo, contro i 37'000 di oggi e i 53'700 del massimo nel 2012).
Di 2'590 tonnellate, nei forzieri ne restano solo 1'040: ma l'oro è il bene rifugio per eccellenza, secondo gli iniziativisti, "un patrimonio nazionale" più stabile di divise come il dollaro o l'euro su cui la BNS investe. Quanto è rimasto non basterebbe a difendere la stabilità del franco (il vincolo diretto con la moneta nazionale è stato comunque soppresso nel 1999).
Il testo formula quindi tre richieste: che la vendita cessi, che le riserve costituiscano almeno il 20% degli attivi dell'istituto (praticamente il triplo di oggi) e che siano conservate in Svizzera (il 30% si trova attualmente in Gran Bretagna e Canada).
Le riserve elvetiche sono ancora le settime al mondo, replicano i contrari. Importanti, quindi, ma non producono redditto e il loro valore è molto volatile. Il Governo non vuole inoltre limitare la libertà di azione della BNS. I cantoni si oppongono a loro volta, vedendo in pericolo la ridistribuzione degli utili dell'istituto, una manna per i loro conti.
pon/bin
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07.10.2014: Berna, no all'iniziativa sull'oro
RSI Telegiornale 08.10.2014, 17:53