Poche settimane dopo lo scoppio della bomba su Nagasaki, il 9 agosto 1945, per una serie di circostanze e con il desiderio di aiutare i sopravvissuti, la svizzera Ida Bertolini Nussbaum si ritrovò nella città giapponese. Anche lei risentì in modo pesante delle radiazioni, effetti che ancora oggi, a 98 anni, la costringono a periodici interventi alla pelle.
Lei è una delle ultime testimoni: il suo racconto è preziosissimo per capire l’orrore e l’atrocità vissuto dalla popolazione civile giapponese. Mai come oggi la minaccia bellica nucleare è presente nel mondo e la voce ferma e decisa di Ida Bertolini Nussbaum lancia un forte appello per evitare di rivedere quelle scene e quella devastazione.
La devastazione scatenata dalla bomba, quella degli edifici ma anche e soprattutto quella tra gli esseri umani, era “inimmaginabile”, racconta ai microfoni di Laser, il nostro magazine radiofonico di approfondimento. La memoria dell’evento “deve essere conservata”, aggiunge Ida Bertolini Nussbaum che racconta di come, 80 anni fa, a Nagasaki c’era chi le diceva: “Non possiamo entrare nei ruderi, nelle case distrutte dalle bombe: ma lì dentro ci sono le nostre famiglie…”.
Dopo gli orrori di cui è stata testimone, come è riuscita Ida Bertoli Nussbaum a tornare a vivere? “È stata una lotta interiore, ho trovato la forza a poco a poco. Ma ormai tra quelli che ho conosciuto lì, credo di essere l’unica ancora in vita”.