Uno dei missili iraniani lanciati contro Tel Aviv è caduto a pochi metri dall’abitazione di Marina Gaidak. “Abbiamo sentito un rumore simile a quello di un aereo, come in ogni altro attacco, ma questa volta sembrava che l’aereo si stesse avvicinando a noi. E poi è arrivato il colpo”. Gaidak si trovava nel rifugio dei suoi vicini quando il missile è esploso nel quartiere finanziario di Tel Aviv, scuotendo l’edificio fin nelle sue fondamenta.
Gaidak è un’esperta di sicurezza informatica che da dieci anni vive in Israele. Si è trasferita dall’Ucraina in cerca di opportunità economiche, sfruttando la facilità con cui i discendenti di ebrei ucraini come lei possono ottenere la cittadinanza israeliana.
“Ad ogni allarme che sentiamo qui in Israele – racconta – riceviamo notifiche dai nostri parenti e amici in Ucraina sui bombardamenti russi in corso. Uno vorrebbe essere solidale con loro, ma è difficile quando tu stesso stai correndo al rifugio per ripararti dalle bombe”.

Soccorritori in azione dopo l’attacco aereo nel centro di Tel Aviv
Oggi in Israele ci sono decine di migliaia di cittadini ucraini, 15 mila arrivati soltanto dopo l’inizio dell’invasione su larga scala del loro paese da parte della Russia. Ma, spiega Marina Sorina, che di passaporti ne ha tre – oltre a quello ucraino e israeliano anche quello italiano – il vero numero degli ucraini che negli anni sono arrivati in Israele è molto più alto. “Dal punto di vista della società israeliana, tutti gli ebrei che arrivavano dallo spazio post-sovietico venivano catalogati come russi. Tra uno di Minsk, San Pietroburgo o Kiev non facevano grande differenza. I miei amici che sono rimasti qui sono ancora catalogati come russi, e la cosa dà fastidio”.
Uno dei problemi era che gli stessi ebrei ucraini raramente avevano una forte identità nazionale. Parlavano quasi sempre russo e spesso vedevano con sospetto lo Stato ucraino, per via delle passate persecuzioni da parte di gruppi nazionalisti. Ma con la rivoluzione arancione nel 2004 e poi quella di Maidan nel 2014, le cose hanno cominciato a cambiare.
Ebrei ucraini come Gaidak e Sorina oggi preferiscono parlare ucraino e sono attive nel sostegno alla difesa dell’Ucraina. Ma la causa di Kiev fatica a diventare popolare nel loro paese d’adozione. “Qua a Tel Aviv, e ancora di più a Gerusalemme, le tracce della presenza ucraina sono minime – dice Sorina – Due bandiere, un murales e basta. In Polonia ogni 300 metri c’è una bandiera ucraina. Qua è come se fosse un argomento così lontano che non interessa a nessuno. E questo perché il governo israeliano ha scelto una neutralità che in realtà è sbilanciata verso la Russia”.

Il centro culturale ucraino di Tel Aviv, uno dei pochi luoghi in città dove la guerra in Ucraina viene pubblicamente ricordata (Foto: Davide Maria De Luca)
L’attuale primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha notoriamente una buona relazione personale con il presidente russo Vladimir Putin e, in generale, i governi israeliani sono sempre stati molto attenti a non alienarsi Mosca (in Israele risiedono circa 2 milioni di russofoni provenienti da Russia, Bielorussia, Ucraina e altri paesi ex sovietici).
Israele ha condannato l’invasione russa dell’Ucraina, ma non ha partecipato all’imposizione di sanzioni e non ha consegnato armi a Kiev, mentre i conflitti in cui si è impegnata – a Gaza e quello lanciato contro l’Iran – hanno portato a una diversione di armi americane destinate all’Ucraina verso Tel Aviv.
Molti ucraini sono frustrati per questa situazione. Percepiscono che il loro governo si è comportato da fedele alleato di Israele, senza essere stato ricambiato. Ma molti ebrei ucraini restano invece tra i più forti sostenitori di Israele, dice Natalia Feduschak, che da Kiev coordina lo Ukrainian Jewish Encounter, una delle numerose associazioni di solidarietà tra Ucraina e Israele nate a partire dal 2014, l’anno della rivoluzione di Maidan. “Alcuni ucraini sostengono Israele persino più dei miei amici che vivono negli Stati Uniti”, spiega.
Se oggi diversi commentatori accusano Israele di essersi comportato come la Russia, attaccando illegalmente l’Iran, molti ebrei ucraini insistono invece su un parallelo tra la situazione di Kiev e quella di Tel Aviv. Israele ha tanti vicini che la vorrebbero distrutta, dice Feduschak: “Anche l’Ucraina ha un grande vicino che vorrebbe farle fare la stessa fine. Per questo ci comprendiamo”.