Il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato dallo Studio Ovale della Casa Bianca che gli Stati Uniti porranno immediatamente fine ai bombardamenti contro gli Houthi, i ribelli filo-iraniani che oggi governano buona parte dello Yemen, poiché hanno informato l’amministrazione USA di “non voler più combattere”.
“Gli Houthi hanno capitolato”, ha reso noto Trump. “Ci fideremo della loro parola. Dicono che non colpiranno più le navi nel Mar Rosso: e questo era lo scopo del nostro lavoro”, ha aggiunto il presidente USA. Alla domanda su come gli Houthi avessero comunicato che volevano smettere di essere bersaglio delle bombe statunitensi, Trump ha offerto pochi dettagli, dicendo solo con una risatina che l’informazione proveniva da una “fonte molto buona”
Subito dopo, è arrivata la conferma di un accordo di cessate il fuoco tra Washington e gli yemeniti dall’Oman, tradizionale mediatore in Medio Oriente e che, anche in questo caso, ha tenuto i contatti con le due parti. “In futuro, nessuna delle due parti prenderà di mira l’altra, comprese le navi statunitensi, nel Mar Rosso e nello stretto di Bab al-Mandab, garantendo la libertà di navigazione e il flusso regolare della navigazione commerciale internazionale”, ha dichiarato il ministro degli Esteri omanita Badr al-Busaidi.
Gli attacchi missilistici ad ampio raggio ordinati da Trump erano simili a quelli effettuati contro gli Houthi più volte dall’amministrazione del suo predecessore, il presidente democratico Joe Biden, in risposta ai frequenti attacchi contro navi commerciali e militari nella regione. Gli attacchi ordinati da Trump hanno acquisito maggiore visibilità nell’opinione pubblica quando The Atlantic ha rivelato che il segretario alla Difesa USA Pete Hegseth aveva inviato piani sensibili per un attacco militare contro gli Houthi su una chat di gruppo nell’app di messaggistica Signal, che includeva erroneamente il caporedattore della rivista. Trump ha preso le difese di Hegseth e ha minimizzato la violazione come un “inconveniente” Ma il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, che ha creato la chat di gruppo su Signal, ha lasciato il suo incarico la scorsa settimana ed è stato nominato da Trump ambasciatore degli USA presso le Nazioni Unite.
Nessuna tregua tra Houthi e Israele
Non c’è una tregua all’orizzonte invece tra Houthi e Israele. Un alto funzionario delle milizie ha assicurato che “le operazioni contro Israele a sostegno di Gaza continueranno”. Nelle ore precedenti decine di aerei da combattimento dello Stato ebraico avevano sganciato sull’aeroporto della capitale yemenita Sana’a 50 bombe, mettendolo fuori uso in un quarto d’ora, avevano fatto sapere le forze armate israeliane (IDF). Secondo fonti yemenite, sono stati attaccati almeno tre centrali elettriche, una scuola di aviazione e una fabbrica che produce elementi utili per assemblare missili. L’operazione israeliana chiamata “Città delle formiche” mirava a rendere inutilizzabili gli hub dove approdano le armi inviate dai pasdaran iraniani.
Lo sconcerto israeliano dopo l’annuncio di Trump
Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz, in una nota congiunta con il premier Benjamin Netanyahu, ha puntato il dito verso la guida suprema della repubblica islamica, Ali Khamenei: “Questo è un messaggio di avvertimento al capo della piovra iraniana. Siete direttamente responsabili di ogni attacco degli Houthi contro lo Stato di Israele e pagherete interamente le conseguenze”, ha avvertito. Mentre l’annuncio di Trump sullo stop ai bombardamenti in Yemen ha provocato sconcerto tra i funzionari dello Stato ebraico.
La situazione a Gaza
Per quanto riguarda Gaza, Israele ha affermato di non sapere nulla di una indiscrezione di fonte egiziana secondo cui il Cairo ha accettato la proposta USA di un cessate il fuoco nella Striscia prima della visita di Trump in Medio Oriente che comprende l’apertura di corridoi umanitari verso Gaza e il rilascio di un numero limitato di ostaggi, tra cui l’israelo-americano Idan Alexander.
Il governo israeliano sta riponendo nel frattempo grandi speranze sul viaggio del presidente USA a Doha: l’auspicio è che convinca i qatarioti a fare pressing su Mohammed Sinwar, attuale leader militare di Hamas, affinché ammorbidisca le posizioni sui rapiti e accetti di disarmare. E proprio il presidente statunitense ha annunciato che prima di partire per l’Arabia Saudita il 13 maggio farà “un grande annuncio, e sarà molto positivo”. Secondo la tv saudita al Arabiya ‘‘la comunicazione sarà sull’invio di aiuti a Gaza” che gli Stati Uniti sarebbero pronti a inviare con una iniziativa unilaterale.
Intanto sul terreno le ruspe militari dell’Idf hanno di fatto dato il via all’operazione “Carri di Gedeone”, iniziando gli sbancamenti di terra nel sud-ovest della Striscia per allestire centri logistici dove verrà evacuata la popolazione del nord e del centro di Gaza. Non si tratta di un’area continua, bensì di vaste zone intorno a Rafah, praticamente deserte e con la maggior parte degli edifici rasi al suolo.
Un’azienda statunitense distribuirà aiuti alimentari, medicinali e servizi igienico-sanitari. Le consegne passeranno attraverso il valico di Kerem Shalom, ispezionate e scortate dall’IDF. La società USA, che attualmente gestisce l’ispezione dei civili verso il settentrione dell’enclave, provvederà alla distribuzione. L’esercito, insieme con lo Shin Bet, sarà mobilitato per cercare di impedire ai miliziani di Hamas e della Jihad islamica palestinese di uscire dalle future zone di combattimento della fase tre del piano.

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