Dodici dicembre 2007, Berna, la sala del Parlamento federale. Sono le 10.40: il presidente dell’Assemblea André Bugnon annuncia: "È eletta la signora Eveline Widmer-Schlumpf con 125 voti". Si alza il boato di metà dei presenti. “Hanno ottenuto voti, Christoph Blocher 115”.
La cronaca dell'elezione di Widmer-Schlumpf (12.12.2007)
RSI Info 21.10.2015, 19:37
L’allora consigliera di Stato grigionese UDC è l’asso calato a sorpresa da un’alleanza rosso-verde, dalla maggioranza del PPD con il sostegno di alcuni radicali e, si presume, anche di qualche deputato democentrista. Scopo: estromettere il "tribuno" zurighese Christoph Blocher, eletto nel 2004 a scapito della PPD Ruth Metzler.
Blocher venne così escluso dall'Esecutivo
Come in un giallo
La trama di ciò che verrà poi definito "il complotto" dai perdenti è come la sceneggiatura di uno dei migliori film: incontri in gran segreto tra pochi intimi durati una settimana e un nome sussurrato nei corridoi e tra i banchi a pochi minuti dal voto. L’avvocatessa grigionese di Felsberg, classe 1956, figlia del consigliere federale Leo Schlumpf, chiederà di prendersi qualche ora per decidere se accettare e lasciare quindi il Dipartimento delle finanze del Consiglio di Stato grigionese, dove siede dal 1998.
Fuori dal partito
Ventiquattro ore dice “sì” davanti all’Assemblea durante un breve discorso. Le risponde il capogruppo UDC Caspar Bader senza nemmeno complimentarsi, come vorrebbe il fair play in questi casi: "Da questo momento siamo all’opposizione". Widmer-Schlumpf viene ripudiata dai democentristi, insieme all’altro consigliere federale UDC Samuel Schmid.
L'accettazione e il giuramento di Widmer-Schlumpf (13.12.2007)
RSI Info 21.10.2015, 19:40
Eveline Widmer-Schlumpf assume la direzione del Dipartimento federale di giustizia e polizia il 1° gennaio 2008. Due anni e mezzo più tardi passa a quello delle finanze. Sempre nel 2010 l’Assemblea la elegge vicepresidente della Confederazione. È l’anticamera della presidenza che giunge nel 2012.
Una ministra senza i numeri
L'ombra del "colpo di mano" consumatosi a Palazzo nel 2007 accompagnerà l’intera carriera della consigliera federale. Qualche settimana dopo l'elezione seglierà di confluire nel PBD, il Partito borghese democratico, fondato dai transfughi UDC e che alle elezioni nazionali non riuscirà mai a fare i numeri per permettergli di sostenere, almeno in maniera artimetica, un ministro in Governo. Un’anomalia, quest’ultima, che le sarà rimproverata dai suoi avversari politici durante tutta la sua permanenza in Consiglio federale.
ab/Red MM