Ticino e Grigioni

Cassa malati, “la solidarietà fra Cantoni è a rischio”

Il consigliere di Stato ticinese Raffaele De Rosa: crescenti disparità, Berna paghi dove decide. E denuncia: i lobbisti nelle commissioni sanitarie bloccano le riforme - L’intervista

  • Un'ora fa
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Cassa malati: De Rosa per una perequazione fra cantoni

SEIDISERA 25.09.2025, 18:00

  • tipress
Di: SEIDISERA-Alain Melchionda/M. Ang. 

Maggiore solidarietà fra cantoni, Berna paghi laddove decide lei e basta lobbisti nelle commissioni sanitarie. È un Raffaele De Rosa, consigliere di Stato ticinese, combattivo quello intervistato giovedì da Alain Melchionda di SEIDISERA della RSI a due giorni dalla comunicazione degli aumenti dei premi per la cassa malati del 2026. Il responsabile del Dipartimento della sanità e della socialità ha proposto una sorta di perequazione sanitaria fra Cantoni, un po’ come avviene con la perequazione finanziaria. 

Secondo lei c’è ancora quello spirito di solidarietà, che è uno di quelli fondanti della LAMal?

“Guardando i dati, anche tra cantoni e tra regioni, si intravede una forte crepa che diventa sempre più grande col tempo, una frattura, grandi divari. E anche il rischio di mettere a repentaglio la solidarietà tra generazioni, tra giovani e anziani e anche tra persone sane e persone malate”.

Siamo a un livello di distorsione tale da meritare, secondo lei, una riflessione politica, a partire magari dalla Conferenza dei direttori cantonali della sanità?

“Assolutamente sì. Parliamo regolarmente con i nostri colleghi a livello intercantonale. Ne parliamo anche con gli scambi molto intensi che abbiamo con il Consiglio federale, con la direttrice del Dipartimento, con le autorità federali. Il problema è che questa frattura, questa crepa, viene percepita in maniera molto diversa nelle varie regioni del Paese e quindi è importante per noi, anche come ticinesi, riuscire a far capire fino in fondo il grave problema che sta vivendo il Canton Ticino sul fronte dei premi di cassa malati. Quello che rivendico, insieme anche ai Cantoni latini, è di introdurre un principio di maggiore responsabilità e partecipazione della Confederazione in funzione del principio, che è condiviso, dell’equivalenza fiscale. In quegli ambiti dove le regole le detta la Confederazione, è giusto anche che poi sia la Confederazione a pagare la fattura”.

Se fosse anche pagante Berna, magari sarebbe per il Consiglio federale e il Parlamento un incentivo o una spinta in più per andare verso riforme più efficaci?

“Sì, questo permetterebbe anche di responsabilizzare di più chi fa le regole, perché se ne deve assumere anche le conseguenze finanziarie. Ma al di là di questo, ritengo che sia veramente un valore fondante della nostra Costituzione quello di garantire una solidarietà tra cantoni e tra regioni del nostro Paese. Perché un cantone non deve essere penalizzato se ha una quota di popolazione anziana più marcata e se un altro cantone invece ha una struttura demografica più giovane. Contiamo di ottenere una solidarietà e anche un sostegno di altri cantoni che conoscono lo stesso problema e quindi che possano lottare insieme al Canton Ticino per riuscire a scardinare questo meccanismo che è perverso e anche ingiusto”.

Par di capire che, al di là del parlarne in prospettiva, probabilmente non si muoverà nulla?

“In realtà le proposte di modifica sono state molte. Anche lo stesso Consiglio federale aveva dato mandato a un gruppo di una quindicina di esperti. È stato elaborato un rapporto molto voluminoso, con 40 misure anche molto incisive, per riformare il sistema. Il problema è che spesso queste proposte non superano neppure lo scoglio della consultazione e vengono abbandonate prima. E quando queste proposte superano lo scoglio della consultazione e arrivano finalmente in Parlamento, ci pensano poi le varie lobby, con i vari rappresentanti che fanno da cane da guardia nelle varie commissioni, a bloccare riforme incisive che penalizzano questo o quel gruppo di interesse”.

E lei su questo ha fatto uno sfogo piuttosto deciso sui social...

“Sì, e sono convinto. All’interno delle commissioni siedono rappresentanti dei diversi gruppi di interesse delle varie lobby. È molto difficile riuscire a portare delle riforme vere, incisive nell’interesse del cittadino, perché poi le bloccano rispettivamente, le annacquano e fanno in modo che nulla cambi”.

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