Ticino e Grigioni

Delitto di Aurigeno: “Carcerazione a vita”

È la sentenza pronunciata venerdì dal giudice Amos Pagnamenta nei confronti del 44enne che uccise con tre colpi di pistola il convivente della sua ex compagna

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Sentenza delitto Aurigeno

SEIDISERA 16.05.2025, 18:00

Di: Marcello Ierace/Spi 




Assassinio e carcerazione a vita. Questa la sentenza pronunciata dal giudice Amos Pagnamenta nei confronti del 44enne del Locarnese che l’11 maggio 2023 sparò tre colpi di pistola e uccise il custode delle scuole ai Ronchini ad Aurigeno.

La Corte ha dunque optato per il reato di assassinio, come proposto dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri. Quindi, secondo il giudice, il 44enne aveva la volontà di uccidere l’uomo, che da un anno aveva una relazione sentimentale con la moglie, da cui il 44enne si stava separando.

Non è stata pertanto accolta la richiesta del difensore dell’omicida, l’avvocato Fabio Bacchetta Cattori, che chiedeva di valutare il dolo eventuale, quindi la non volontà di uccidere. Insomma quel “Volevo solo fargli male” ripetuto come un mantra in aula dall’imputato per tutto il processo.

Per quel che riguarda gli altri due imputati alla sbarra: è stata inflitta una pena di sette anni di reclusione al 33enne kosovaro che ha venduto la pistola usata per il delitto e che è anche al centro dello scandalo dei permessi falsi risalente al 2017.

Mentre la 34enne del Locarnese, che ha fatto da tramite con l’omicida, è stata condannata a tre anni di reclusione, di cui uno solo da scontare e due anni sospesi con la condizionale. 

In Ticino l’ultima “carcerazione a vita” fu nel 2010

Il Codice penale lo dice molto chiaramente, la pena privativa della libertà - in Svizzera - va da 3 giorni a 20 anni. E poi sempre il Codice penale aggiunge che è possibile pronunciare il carcere a vita se la legge lo dichiara espressamente, e lo fa solo nel caso di reati particolarmente gravi come l’assassinio. Il carcere a vita - spiega Francesca Calcagno nel servizio di SEIDISERA - ha quindi un carattere eccezionale anche perché l’idea - in generale - è che le pene detentive di lunga durata non agevolano il reinserimento sociale che invece è il pilastro del sistema sanzionatorio.

In Ticino il caso più recente (prima di oggi che però è sentenza di primo grado) è quello di un uomo nel novembre del 2010 uccise in un appartemento di Lugano con venti coltellate l’uomo che aveva scoperto le sue malversazioni. Prima di lui c’era stata la condanna a vita per l’uomo anche aveva ucciso la moglie incinta a Castel San Pietro. 

Nella commisurazione della pena per quello che in gergo chiamiamo “ergastolo” devono essere riuniti tutti gli elementi che costituiscono il reato di assassinio (quindi la mancanza di scrupoli con movente scopo e modalità particolarmente perversi). 

L’altra particolarità è che in Svizzera dopo 15 anni di detenzione anche il carcere a vita viene rivalutato. Vuol dire che un giudice può decidere per la libertà condizionale. Recentemente il Consiglio federale ha proposto di alzare a 17 anni la soglia per questo primo esame.

 

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