È stato bersaglio del branco, ma in aula è comparso come imputato. In queste vesti un uomo sessantenne, residente in Ticino, è stato condannato giovedì, con rito abbreviato, a 10 mesi sospesi per atti sessuali con fanciulli e pornografia.
Un predatore predato. È il caso dei “minorenni giustizieri” che era emerso in autunno. Un primo processo era stato celebrato prima che questa vicenda venisse alla luce pubblicamente. Il secondo questa mattina.
Secondo quanto ricostruito dall’atto d’accusa il 60enne, attraverso una app di incontri chiamata Lovoo, tentò prima di scambiare fotografie osé con quella che pensava fosse una ragazzina di 14 anni (così perlomeno le aveva detto lei). Una ragazzina di nome Nicole.
L’uomo insiste. Decide di incontrarla in un appartamento del Luganese di proprietà di un’amica di uno dei ragazzi. Quanto si siede sul divano, dalla stanza accanto spuntano nove ragazzi, di cui otto minorenni. Tra di loro anche chi online si era finto Nicole. Lo picchiano. Lo insultano. Gli radono perfino le sopracciglia con un rasoio elettrico. Gli fanno ammettere di essere un pedofilo e pensano di filmarlo. Perché così hanno visto fare in alcuni video online, di altri gruppi di “giustizieri”.
Questo appunto era il loro modus operandi. Attraverso delle app di incontri attiravano maggiorenni, alcuni anche in Italia, e alcuni che dall’Italia sono venuti in Ticino per incontrare minorenni, per poi umiliarli.
Una trentina i minorenni finiti sotto inchiesta per una ventina di casi, tra quelli riusciti e tentati in Italia e in Ticino. La Magistratura dei Minorenni tra l’altro non ha ancora chiuso il dossier. In Ticino invece prossimamente un maggiorenne (che aveva avvicinato online un minorenne) sarà processato dalla Pretura penale.