Promuovere un approccio inclusivo a ogni ambito della vita pubblica. È stato messo nero su bianco, in Ticino, da una commissione parlamentare. “Possiamo dire che è un piccolo regalo di Natale in anticipo”, dice alle telecamere del Quotidiano della RSI Romolo Pignone, firmatario della petizione “disabilità e inclusione, adesso!”.
Ora si tratta di rivedere una legge che data quasi 50 anni, fatta quando nascevano i primi istituti, scritta con termini vetusti. “Oggi la tendenza è piuttosto quella di andare verso la de-istituzionalizzazione, cioè l’autodeterminazione, riconosciuta anche da una convenzione internazionale firmata dalla Svizzera, per cui le persone scelgono, se possono, di vivere autonomamente a casa loro, per esempio, con tutti gli aiuti necessari - spiega Manuele Bertoli, primo firmatario della petizione -. È chiaro che dopo 50 anni le cose sono cambiate e sono cambiate in meglio, per quanto riguarda i concetti. Poi, bisogna tradurre i concetti in pratica”.
E la pratica è quella di 14 proposte, formulate dopo la sessione parlamentare delle persone con disabilità, del giugno dell’anno scorso. Vanno dall’accessibilità di tutti gli edifici pubblici all’assunzione di una persona disabile ogni 50 collaboratori. “Certamente sono delle misure che sono implementabili in maniera più semplice e magari anche meno onerosa. Penso per esempio alla traduzione della documentazione in lingua facile riguardo alle leggi, riguardo alle elezioni, eccetera, mentre poi ci saranno degli aspetti un poco più complicati, un poco più lunghi da analizzare, perché andranno inevitabilmente a cozzare con interessi privati: penso per esempio alla revisione della legge immobiliare, se vogliamo effettivamente garantire il 30% di abitazioni accessibili”, dice Romolo Pignone, firmatario della petizione.
In Svizzera vivono quasi 2 milioni di persone con disabilità, 70’000 in Ticino. E la rete di sostegno psico-sociale è importante. “Dietro una persona con disabilità c’è tutto un sistema che molto spesso è a carico di famiglie e spesso le figure dei caregiver, a tutti i livelli, sono stanche”, dice Denise Carniel, firmataria della petizione.
L’auspicio è che i tempi della politica non siano dilatati. “Un Paese veramente moderno, veramente accogliente, veramente al passo con i tempi, è un Paese che mette al centro la persona”, sottolinea Denise Carniel.
Dal canto suo Manuele Bertoli dichiara: “Non penso che per forza ci vogliano quattro anni. Se si prendono dei modelli che esistono già in altri cantoni e si fa un lavoro pragmatico, legato all’obiettivo da raggiungere, io credo che in un anno e mezzo si può arrivare a un risultato di questo tipo. Naturalmente dipende poi dalla volontà politica”.
Già in primavera verrà organizzata una seconda sessione parlamentare delle persone con disabilità. Perché nessuno vuole che il cambiamento debba attendere ancora 50 anni.










