Ticino e Grigioni

Iniziativa sugli accordi internazionali

Puntata di Democrazia Diretta sugli accordi internazionali

  • 25.05.2012, 15:56
  • 06.06.2023, 11:18
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Pirmin Schwander

  • KEYSTONE

Rafforzare i diritti popolari in politica estera: è questo l’obiettivo dell’ASNI, l’Azione per una Svizzera neutrale e indipendente che ha lanciato l’iniziativa popolare “Accordi internazionali, decida il popolo”, sostenuta dall’UDC e in Ticino dalla Lega dei ticinesi, in votazione il 17 giugno.

Il testo prevede di sottoporre a referendum obbligatorio (che richiede la maggioranza di popolo e Cantoni) tutti i trattati internazionali che riguardano ambiti importanti o che prevedono nuove spese uniche superiori al miliardo di franchi o spese ricorrenti di oltre 100 milioni di franchi.

Gli argomenti degli iniziativisti

Con l’iniziativa, osservano i promotori, l’accordo Schengen-Dublino non sarebbe stato accettato in votazione.

L’iniziativa aumenterebbe la forza contrattuale del Consiglio federale sul piano internazionale, anche perché, argomenta l’ASNI, nell’era della globalizzazione in cui il diritto internazionale impone continui adeguamenti al diritto elvetico e la politica estera diventa sempre più politica interna, molti accordi internazionali sono importanti tanto quanto votazioni su modifiche costituzionali.

L'obiezione dei contrari

Un’iniziativa inutile e dannosa, ribattono Parlamento, Consiglio federale, tutti gli altri partiti e associazioni di categoria come Economiesuisse, per l’adesione a organizzazioni di sicurezza collettiva o a comunità sovranazionali, come l’UE, esiste già il referendum obbligatorio.

La formulazione dell’iniziativa è troppo vaga, replicano inoltre i contrari, e quindi sarà il Parlamento a dover definire quali delle centinaia di trattati conclusi ogni anno dalla Confederazione rientrano in “settori importanti”.

Un sì, sostengono infine gli oppositori, rischia di minare la credibilità dell’esecutivo come negoziatore sul piano internazionale, di nuocere all’economia e di banalizzare i diritti popolari.

I precedenti

Nel 1977 il 60 percento dei cittadini approva la legge federale sui diritti politici che amplia l’ambito d’applicazione del referendum obbligatorio a organizzazioni di sicurezza collettiva o a comunità sovranazionali.

Nel 2003 il popolo accetta con il 70 percento dei consensi una revisione dei diritti popolari, che estende tra l’altro il campo d’applicazione del referendum facoltativo anche ai trattati internazionali: raccogliendo 50mila firme si possono quindi sottoporre a votazione popolare (in cui è richiesta solo la maggioranza del popolo) accordi che includono “disposizioni importanti che contengono norme di diritto o che per essere attuati necessitano dell’emanazione di leggi federali”.

Emanuela Burgazzoli

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