A due giorni dal sì alle iniziative sulla cassa malati - e alla vigilia della presentazione del Preventivo 2026 del Cantone - il centrodestra ha messo sul tavolo la sua proposta per affrontare la spesa necessaria a coprire il previsto aumento dei sussidi.
In realtà, oltre che una proposta, è soprattutto una presa di posizione politica, anche piuttosto decisa, firmata da PLR, Lega e UDC. In sintesi si chiede una profonda riforma della LAPS, la legge cantonale sulle prestazioni sociali in vigore da vent’anni esatti. Si dice che questa legge è attualmente troppo generosa e - di fatto - produce un eccessivo ricorso all’assistenza. Assistenza di cui si abusa e - si legge sempre nella mozione - che diventa un fenomeno intergenerazionale: si passa insomma di genitori in figli. E questo frustrerebbe i ceti produttivi, soprattutto quelle persone che nella busta paga si trovano meno soldi di quanto - secondo i mozionanti - riceve appunto chi è in assistenza.
Ad Alessandro Speziali, presidente del PLR, SEIDISERA ha pertanto chiesto se così non si sta ora puntando il dito verso quella fascia di popolazione più in difficoltà, proprio quella del doppio sì, quella che ha lanciato un allarme domenica.
“Non si tratta di criminalizzare nessuno, diamo però anche voce alle persone che dicono ‘è giusto aiutare sulla cassa malati, ma c’è un’intera struttura di sussidi che comunque andrà ripensata’. Possiamo fare finta di niente, ma personalmente preferisco analizzare meglio la struttura della spesa ticinese prima di scontrarci contro il muro, perché poi la realtà non farà purtroppo sconti a nessuno”.
Si afferma – facciamo però notare – che ci sono persone che guadagnano così poco da ricevere meno di chi è in assistenza, ma forse il problema sta anche proprio nel perché queste persone guadagnano così poco… “Siamo consapevoli che in Ticino si guadagna meno rispetto alla Svizzera interna, è di sicuro qualcosa su cui lavorare, anche a livello di contratti collettivi ecc., ma non tutto può essere ricondotto a questo”, risponde ancora Speziali.
Sirica (PS): “Un chiaro attacco allo stato sociale ticinese”
I toni di questa mozione non hanno lasciato indifferente chi, come il Partito socialista, ha incassato il sì popolare all’iniziativa sul 10%. Per il partito il testo è infatti un chiaro attacco allo stato sociale ticinese come lo conosciamo oggi, come conferma ai microfoni della RSI il co-presidente socialista Fabrizio Sirica.
“Di fronte a un voto popolare sulle difficoltà economiche, adesso puntualmente si tirano fuori dei capri espiatori, come creare la responsabilizzazione o addirittura la colpa nel povero, nella persona che fa fatica… Certo ci sono magari diverse generazioni di persone che sono tutte in assistenza, ma perché cresciute in un contesto che purtroppo non permette loro altro. Ed è solo l’investimento nel welfare, nella scuola e nella formazione che può emancipare. Questi sono gli unici strumenti, non certo la colpevolizzazione. Questa mozione ha l’intento di rimodellare – per usare parole gentili, ma in realtà è un vero e proprio attacco – lo Stato sociale per dare respiro a qualcuno facendo annegare altri. Non è accettabile”.
Piccaluga (Lega): “Cercare delle falle da risolvere”
Un altro dei partiti che ha sottoscritto la mozione è la Lega. Daniele Piccaluga, si vuole davvero smantellare il welfare ticinese?
“Questa mozione non va nell’ottica di distruggere o a cambiare totalmente il sistema, ma si è convinti che questo sistema deve essere oggetto di una revisione. Facendo un’analisi di tutto il funzionamento si pensa quindi che potrebbero emergere delle falle da risolvere per arrivare a essere complementari a quanto votato domenica”.
Agustoni (Centro): “Prima di teorizzare abusi, bisognerebbe magari verificarli”
La mozione spaccherà verosimilmente il Parlamento in due e ago della bilancia sarà dunque il Centro. E per il capogruppo in Gran Consiglio Maurizio Agustoni la priorità va alle iniziative votate domenica:
“Si parla di abusi o presunti abusi, ma penso che prima di tutto questi dovrebbero essere verificati, non solo teorizzati. Il popolo ci ha dato il mandato di attuare le due iniziative e sarebbe importante non iniziare questo percorso con delle reciproche guerre di religione, perché altrimenti sarà impossibile arrivare in tempi rapidi ad attuare e mettere in vigore queste iniziative”.

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