A colpi di fisco
Concorrenza fra i cantoni sulla tassazione: aliquote al ribasso, ma anche rischi per le casse pubbliche
In Svizzera la fiscalità è uno degli ambiti nei quali si esplicita la sovranità cantonale. Ogni cantone, fatti salvi i limiti imposti dal diritto federale superiore, ha la facoltà di determinare autonomamente tipologie d’imposta e aliquote. Tanta sovranità fiscale si traduce però anche in un mezzo per attirare sul territorio aziende e soggetti facoltosi. Col risultato di alimentare, fra i cantoni, una persistente concorrenza nel campo delle imposte dirette.
Questa concorrenza fiscale, di per sè, non è certo una novità in Svizzera. Ma negli ultimi anni si è anche sensibilmente intensificata. Intanto la Confederazione continua a fare i conti con pressioni dall’estero proprio in materia di fiscalità. Queste concernono anche le holding e le società di gestione, arrivate dall’estero, alle quali vengono accordati statuti speciali sul piano della tassazione: in Svizzera non svolgono generalmente attività commerciali, si limitano a esercitare funzioni amministrative, ma danno complessivamente lavoro a più di 150’000 persone.
Non più accettati a livello internazionale, gli statuti speciali dovranno essere aboliti in Svizzera nei prossimi anni. Le imprese beneficiarie verranno quindi tassate ordinariamente e si imporrà, per forza di cose, la necessità di aliquote tali da scongiurare il rischio di un loro trasferimento altrove. Sull’onda di questa esigenza, “la concorrenza intercantonale è destinata sicuramente ad aumentare”, ci dice Samuele Vorpe, responsabile del centro competenze tributarie della SUPSI.
Largheggiare con la concorrenza espone però i cantoni a precise implicazioni per l’equilibrio fra entrate e uscite. Il rischio è di “non riuscire più a gestire i propri bilanci e a garantire dei servizi ai contribuenti, soprattutto nell’ambito della formazione e dei sussidi di cassa malati”. In questo senso Samuele Vorpe sottolinea il caso, piuttosto emblematico, di Lucerna: un cantone che da tempo si distingue per una bassa imposizione e che deve fare i conti, oggi, con un sensibile disavanzo. Un tentativo per alzare il moltiplicatore cantonale d’imposta è andato a vuoto lo scorso maggio, dopo il “no” espresso in una consultazione popolare da oltre il 54% dei votanti. E il Governo lucernese deve ora fare i conti con un’assenza di entrate fiscali quantificabile in quasi 65 milioni di franchi.
Sono quindi evidenti, sul piano delle finanze pubbliche, le insidie della concorrenza fiscale. Resta comunque sul tappeto, in vista dell'abolizione degli statuti speciali, il problema di mantenere l’attrattività fiscale. “I cantoni della Svizzera centrale hanno già ridotto e di molto la pressione per le persone giuridiche: il tasso più o meno complessivo si aggira fra il 12 e il 15%”, rileva l’esperto della SUPSI. C’è poi il canton Vaud che con la sua riforma, plebiscitata nel 2016 in una votazione popolare, ha introdotto un taglio di oltre sette punti percentuali all’imposizione delle imprese.
Altri cantoni, che ancora non hanno disposto analoghe riduzioni, si troveranno quindi costretti a farlo, osserva Vorpe. E questo, sempre nell’ottica della scomparsa degli statuti speciali. “Queste società un domani saranno tassate ordinariamente e non saranno più disposte a pagare più del 12-13%, come attualmente fanno”. Quindi, se si vorrà prevenire una fuga di società all’estero, ma soprattutto verso altri cantoni con una fiscalità già interessante, “questi cantoni dovranno giocoforza abbassare le aliquote”.
La Riforma III dell’imposizione delle imprese, respinta nelle urne lo scorso febbraio, avrebbe dovuto regolare globalmente il quadro derivante dalla soppressione degli statuti speciali. Alla sua bocciatura ha così fatto seguito il processo di consultazione su un nuovo progetto che “riprende elementi della Riforma III, insieme però a misure di compensazione” sul piano della socialità. “Il nuovo progetto sarà sicuramente meno aggressivo, perché non si può rischiare nuovamente un no popolare”, anticipa l’esperto della SUPSI.
E il Ticino? Come si posiziona, attualmente, nel quadro di questo clima di concorrenza fiscale? Il cantone, ci spiega Vorpe, si caratterizza per una fiscalità molto sociale: “generosa verso i contribuenti con bassi e medi redditi e più incisiva, invece, con quelli che guadagnano bene”. Ma questa struttura, adesso “soffre la concorrenza di altri cantoni che hanno invece deciso di applicare un principio di progressione delle aliquote meno incentrato sulla ridistribuzione dei redditi”.
Come altri cantoni anche il Ticino. quindi, dovrà far qualcosa per migliorare la propria attrattività fiscale ed evitare lo spettro di fughe di contribuenti verso altri cantoni. Alla sfera politica, lo studio delle possibili soluzioni.
Alex Ricordi