"Implant files” e il nome dell’ultima indagine del Consorzio internazionale di giornalisti investigativi che riposiziona i riflettori della cronaca sull’insufficienza dei controlli di qualità delle protesi impiantate nel corpo dei pazienti, soprattutto protesi dell'anca, del ginocchio, del seno, ma non solo.
Le cifre sono impietose: negli Stati Uniti negli ultimi 10 anni si sono contati oltre 1 milione e 700’000 pazienti feriti, avvelenati se non addirittura uccisi da protesi e altri impianti. L'inchiesta del consorzio di giornalisti parla di oltre 82 mila morti in dieci danni, dal 2008 al 2017. Nella sola Germania, nel 2017 il numero di lesioni, decessi o altri problemi legati a dispositivi medici è stato di 14'034; in Svizzera per lo stesso anno Swissmedic indica 1750 segnalazioni, e i casi segnalati sono in crescita.
Denunce e scandali non sono mancati in passato, anche sullo sfondo di tangenti e corruzione, e forse il più clamoroso resta quello delle protesi mammarie P.I.P. prodotte in Francia. Tuttavia, la regolamentazione europea, e di riflesso quella svizzera, restano molto permissive, se non addirittura distratte. Dal 2020 lo saranno meno, ma quanto meno?
Della situazione attuale e dei correttivi che verranno o che non verranno posti si discute con:
Paolo Gaffurini, viceprimario del servizio Chirurgia e ortopedia EOC
Alberto Siccardi, fondatore e presidente del CdA di Medacta
Leo Sisti, giornalista del settimanale Espresso che ha partecipate all’inchiesta sugli “Implant files”
Gian Maria Zanini, farmacista cantonale
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