Letteratura

Una fiaba sull’uguaglianza tra deboli e potenti

“Vous, les ancêtres” di Bessora spicca tra i Premi svizzeri di letteratura 2024

  • 15.03.2024, 08:41
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  • © BAK / Julien Chavaillaz
Di: Valentina Grignoli 

Storia, realismo magico, rivendicazioni e denuncia. Con estrema grazia, ma con una penna che sa trasformarsi in lucida lama, la scrittrice svizzero gabonese Bessora ha messo un nuovo tassello alla sua Saga des boiteaux, confermando il suo talento. A riprova, tra gli altri, il riconoscimento svizzero dei Premi di Letteratura, che la vede laureata 2024 con Vous, les ancêtres (Editions Jean-Claudes Lattes, Paris 2023), libro di cui vi parliamo.

Il romanzo si pone cronologicamente al primo posto di una saga, appunto, quella degli ‘zoppi’. Parlare dei deboli per evidenziarne la potenza certo, ma anche per rimarcare la possibilità di un ribaltamento di ruolo nella società. Da perdenti a vincitori, da vittime a carnefici, non c’è mai un bianco e un nero, e l’esortazione è quella di non aggrapparsi ciecamente alle certezze, solo così ci si potrà affrancare dalla schiavitù e essere liberi.

Cornovaglia, 1684. La storia di Vous, les ancêtres inizia con la nascita della protagonsta, capostipite di una discendenza che si rivelerà molto potente. Jane viene al mondo in riva a un fiume, tra le pene della giovanissima madre ribelle dalla chioma fulva, allontanata dal villaggio perché creduta legata al demonio (del resto l’epoca è quella). Un po’ di magia comunque c’è perché in questo libro, dove spesso quando si mette al mondo si dona anche la propria vita, la madre continuerà a vivere nella luce di un fiore di narciso piantato nel cuore di Jane e poi nelle sue figlie. Tornando all’epoca dei fatti, la bambina verrà trovata nella sua culla galleggiante da una madrina che se ne prenderà cura, e che Jane renderà infelice perché inutile: muta, zoppa e un po’ troppo sulle nuvole. Un giorno la piccola Jane, che nel frattempo è cresciuta anche se stenta a farsi donna, viene incriminata per un furto di latte ai danni del proprio padrone. Il passo è breve: dal crimine alla deportazione nelle Americhe, con due ginocchia che vogliono restare nel proprio paese d’origine e la paura di non farcela.

Jane viene assunta come schiava bianca al servizio di un crudele padrone austriaco amante della torta di Linz e a capo di diverse piantagioni di tabacco nel Maryland. Incontrerà Sarah, diventerà libera prima, e forte poi. Questo è un romanzo di formazione un po’ distorto, dove è meglio lasciar cadere il giudizio morale, allargare lo sguardo e aprire il cuore. Quello che ci racconta Bessora, nata nel 1968 a Bruxelles, cresciuta tra Europa e Africa, prima legata al mondo della finanza e poi inesorabilmente a quello della letteratura, che nutre a ritmo serrato con i suoi romanzi, è che il mondo è pieno di possibilità, di incontri, nello spazio e nella storia, e la vita un fiume in piena che travolge ogni certezza.

Bessora, Vous, les ancêtres non è solo la storia di Jane…

«No, il mio romanzo parla del rapporto di dominazione tra deboli e potenti, e non devono essere per forza schiavi. Si parla dei rapporti di servilismo, della dominazione tra uomini e donne, lo sfruttamento economico, quello sessuale… Soprattutto racconta di come possiamo esserne coscienti o meno, di questa dominazione, e di come possiamo eventualmente liberarcene. Quello che mi interessa è che le persone non devono per forza sempre stare nello stesso ruolo. Almeno, non nel libro... I personaggi non sono potenti tutta la loro vita o deboli, e credo che sì, Jane, l’eroina, lo illustri bene».

Perché?

«All’inizio questa bambina trovata nell’acqua - diventerà una matriarca!, non si accorge nemmeno di essere dominata, questo non costituisce un problema per lei. Non ha nessuna ambizione emancipatrice. Ma quando crede di ritrovarsi in una frase della Bibbia dice a sé stessa “ Un momento, ho un destino!” e inizia così a immaginare una vita migliore, più libera. Nel corso della sua esistenza passerà da essere una schiava bianca - a stretto contatto con gli schiavi neri come accadeva storicamente nelle piantagioni dove condividevano le stesse condizioni e addirittura si ribelleranno insieme, a diventare una dominatrice: acquista della terra, uno schiavo che sposerà! Questo accadeva davvero! È proprietaria terriera e domina un uomo, da donna. I personaggi evolvono. Per taluni liberarsi è dominare gli altri, per talaltri è provare ad avere un rapporto egualitario con gli altri».

C’è un legame evidente con il personaggio biblico di Mosè, salvato dalle acque e a capo di una discendenza. Un esempio d’alto valore simbolico ma anche molto ambizioso da seguire, perché iniziare con questa citazione implicita?

«Mosè è un mito talmente grande che designa oggi la culla. La culla a volte si chiama proprio Mosè (in francese Moïse ndr.). La mamma di Jane è accusata di stregoneria, ma prima di morire le cuce un nido fatto di tutto quel che trova: alghe, rami e foglie, per dare una possibilità alla bambina che non ha voluto, la affida all’acqua affinché qualuno la trovi. Inizia un viaggio di qualche giorno, dove lei incontra animali e fiori. Non ho voluto rendere omaggio a Mosé, o farne una parabola biblica, ma trovo che sia un bell’itinerario per iniziare».

La Bibbia torna spesso nel corso del romanzo

«Sì, Jane ruba una Bibbia mentre aspetta di imbarcarsi per l’America. Imparerà a leggere, sulla sua Bibbia, perché a un certo punto si accorgerà che la lettura ha un potere molto grande, può aiutare a compiere un destino. Nell’antico testamento si trova il Libro di Miché, qui Jane leggerà casualmente un versetto e sarà convinta che si parli di lei. Questo le  fa scattare la volontà di emanciparsi e di avere un destino grandioso attraverso una discendenza potente».

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Bessora, Vous, les ancêtres

RSI Cultura 14.03.2024, 10:00

  • © Valentina Grignoli

Jane avrà una vita meravigliosa, investita da questo destino. Diventerà coraggiosa, potente e ardita. Creando in mezzo al bosco la sua proprietà, legandosi a forza a un uomo che saprà dominare ma non fino in fondo. Scoprirà che anche l’amore può imprigionare per i legami che si porta appresso, che dando la vita si può perdere la propria e che le nostre azioni verso la libertà condizionano per sempre anche quelle di chi ci sta intorno. Sarà sempre zoppa, ma fiera.

La sua scrittura sembra riportare a un tempo magico, un tempo fuori dal tempo, un’epoca che non esiste più. Ci trascina in maniera quasi mistica, con le ripetizioni, i termini arcaici, nel linguaggio di una parabola. Come definirebbe il suo stile?

Io non ho uno stile unico, dipende da cosa sto scrivendo. In questo caso, si tratta di un romanzo che si svolge in tre continenti e su quattro secoli. Mi permetto tutto! Siamo nella realtà ma c’è magia, meraviglia. Un affresco famigliare, una saga, un romanzo sociale, realista. Lo stile è qualcosa che cerco di far aderire alla storia. Mi autorizzo a fare tutto di  perché quando siamo in un’opera di creazione reinventiamo un mondo. Quindi è belllissimo andare oltre le regole della natura, le leggi di gravità.

Un romanzo storico sì, sociale anche, ma come abbiamo detto più volte, intriso di realismo magico. Cosa ci vuoi raccontare con questa fuga dalla realtà?

Non mi piace qualificare ciò che scrivo. Quando ho scritto questo libro ho visualizzato una scena, in Cornovaglia, una donna che partorisce, molti fiori, narcisi. Mi son detta hei, questi narcisi potrebbero accompagnarla! Ma non ho pensato adesso faccio del realismo magico. Quindi ho visto la madre che li raccoglieva, li deponeva in una culla, e un narciso alzava la testa. Questo narciso è animato, mi son detta, cosa anima? Forse l’amore materno. Ma se è animato avrà una storia, quale? Andare a infilarsi nel cuore della figlia per proteggerla, e così via. Insomma, quando scrivo tutto è naturale, niente è magico per me.

In un libro in cui magia e storia si allacciano come le liane della foresta in cui si muovono i personaggi.

Sul sito dell’Ufficio federale della cultura è possibile ascoltare l’intervista per intero.

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Premi svizzeri di letteratura 2024

RSI Cultura 15.02.2024, 11:20

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