Ambiente e sostenibilità

Giornata FAO: la doppia faccia della malnutrizione

Fame e obesità in aumento: il paradosso della malnutrizione globale. La FAO compie 80 anni e invita alla collaborazione per un’alimentazione e un futuro migliori

  • Ieri, 14:30
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  • Keystone
Di: Emma Berger 

Oggi, 16 ottobre, ricorre la Giornata Mondiale dell’Alimentazione, istituita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), che proprio quest’anno compie 80 anni di vita. Lo slogan 2025 che accompagna la Giornata è Mano a mano per un’alimentazione e un futuro migliori e pone come tema centrale la collaborazione e il lavoro di squadra: governi, organizzazioni internazionali, agricoltori, ricercatori, aziende e consumatori hanno tutti un ruolo da svolgere per un “futuro pacifico, sostenibile, prospero e sicuro dal punto di vista alimentare”.

I livelli di denutrizione restano alti

La questione dell’accesso al cibo è centrale: si legge infatti che circa 673 milioni di persone nel mondo soffrono la fame, pari all’8,2% della popolazione mondiale; una tendenza in calo ma comunque più alta rispetto ai livelli prepandemici, e distribuita in modo disomogeneo.

Si parla di fame quando una persona non ha la possibilità di accedere a cibo sufficiente per raggiungere le calorie necessarie giornaliere, o che si sfama con alimenti non abbastanza nutrienti.

Gli eventi dell’ultimo periodo – COVID-19, guerra in Ucraina, eventi meteorologici estremi – hanno alimentato l’inflazione alimentare colpendo in particolare i paesi a basso reddito.  Alcune sottoregioni dell’Africa e dell’Asia occidentale sono quelle più colpite: stime attuali riportano che in Africa nel 2024 era il 20% la percentuale di popolazione che soffriva la fame, mentre in Asia occidentale il 12,7%. Si tratta soprattutto zone colpite da conflitti, shock economici e crisi climatiche: per esempio, Sudan e Sud Sudan, Etiopia, Somalia, Striscia di Gaza, Yemen, Haiti.
Le altre regioni particolarmente colpite dal fenomeno, Asia meridionale e in America Latina, hanno visto i livelli di fame scendere.

Obesità in aumento

Accanto a questi valori, però, non cessa a diminuire anche il tasso di persone obese e sovrappeso. La World Obesity Federation ha stimato che entro il 2035, una persona su quattro potrebbe convivere con l’obesità (contro 1 su 7 del 2020). In Svizzera, in 30 anni, la quota di persone affette da obesità è passata dal 5% del 1992 al 12% del 2022. Sono dati che si traducono in un numero elevato di morti premature da malattie non trasmissibili (NCDs), come diabete, cancro e problemi al cuore. La FAO e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stimano che i costi economici e sanitari legati alla malnutrizione e all’obesità nei paesi europei siano estremamente elevati, rappresentando una quota significativa della spesa totale.

Si parla di obesità quando l’Indice di Massa Corporea (IMC), ovvero un rapporto tra massa e altezza, è pari o superiore a 30, e di sovrappeso quando si situa tra i 25 e i 29.9.

Se a questo aggiungiamo il fatto che un terzo di tutto il cibo prodotto viene sprecato, buttato e inutilizzato, viene naturale chiedersi se non ci sia un controsenso: com’è possibile che due fenomeni come la fame e l’obesità possano entrambi aumentare?

La transizione nutrizionale: un fenomeno recente

In realtà, sono sintomi che provengono entrambi da un sistema alimentare difettoso, che distribuisce le risorse in modo iniquo: non tutti possono infatti avere accesso a cibo di qualità.

Questo fenomeno è stato accelerato dalla Transizione Nutrizionale (Nutrition Transition), quel processo per cui a partire dagli anni ‘80, lo sviluppo economico ha portato a un cambiamento nelle abitudini alimentari e nello stile di vita della popolazione. Alimenti freschi, ricchi di vitamine e nutrienti, sono stati progressivamente sostituiti da quelli con alto contenuto di grassi saturi, zuccheri e sale: cibi con un elevato numero di calorie ma poveri di nutrienti essenziali per la salute. Un fenomeno legato anche all’urbanizzazione e all’aumento demografico, che ha creato città sempre più popolate dove le persone povere hanno meno accesso sia a cibo di qualità, sia a spazi per praticare attività fisica.

Il risultato è visibile soprattutto in alcuni paesi a reddito medio come Messico, Brasile, Colombia, o altre in rapida espansione, come Kenya, Sudafrica e Ghana, che hanno subito negli ultimi anni una crescita economica e una rapida urbanizzazione, ciò che ha permesso alla transizione nutrizionale di riprodursi anche in questi contesti. Ha luogo anche negli negli stati occidentali, come Stati Uniti ed Europa, in cui si nota una differenza tra quartieri più e meno agiati: le famiglie più ricche potranno permettersi, per esempio, di cucinare pasti freschi e nutrienti, ma più costosi, mentre quelle con meno disponibilità economica preferiranno quei cibi ultra-processati, economici e facilmente disponibili.

Ecco che si crea il paradosso della povertà alimentare: chi ha bassa disponibilità economica preferirà cibo ricco di calorie ma povero di nutrienti, vitamine e minerali. Così, una persona malnutrita può essere obesa e nella stessa area geografica possono convivere fame e sovra-nutrizione. Anche questa è insicurezza alimentare.

C’è un’evidente imperfezione nella distribuzione del cibo globale, con tonnellate di cibo sprecato lungo tutta la catena alimentare e paesi che soffrono la fame e particolarmente esposti ai picchi dei prezzi alimentari. Come abbiamo visto, l’accesso al cibo di qualità rimane un privilegio, e finché sarà così, il paradosso fame-obesità persisterà. Come suggerisce lo slogan di quest’anno della FAO, la soluzione richiede uno sforzo collettivo per ripensare i sistemi di produzione e dell’accesso al cibo.

14:34

Insieme per il diritto al cibo

Passaggi 16.10.2025, 15:00

  • Caritas Suisse
  • Loriana Sertoni e Sarah Tognola
Fonti

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