Società

Scendere in piazza

Motivazioni, evidenze e perplessità

  • 7 settembre 2021, 09:36
  • 29 giugno 2023, 18:24
No vax in una foto d'archivio

No vax in una foto d'archivio

  • keystone
Di: Mattia Cavadini

Di ingiustizie è zeppo il regno degli umani. Un esempio: nel 2017 quarantadue super-ricchi possedevano lo stesso patrimonio di tre miliardi e mezzo di persone povere. Nel 2018 i super-ricchi proprietari dello stesso patrimonio sono scesi a 27. 27 persone contro 3 miliardi e mezzo.

Altro esempio: l’1% della ricchezza di Jeff Bezoz è pari all’ammontare che l’Etiopia eroga per le proprie spese sanitarie. L’esiguo gesto di un miliardario basterebbe a cambiare i destini di un’intera popolazione. Ciononostante l’accesso alle cure, alla dignità economica e alimentare continuano ad essere negate non solo alla popolazione etiope ma a gran parte della popolazione mondiale.

Ingiustizia colossale, eppure non si fa nulla e nessuno scende in piazza a manifestare contro questa evidenza.

Si scende, per contro, in piazza a manifestare contro un’altra evidenza funesta, quella del climate change. E lo si fa corroborati da dati incontrovertibili: Homo Sapiens ha infatti distrutto il 40% delle altre specie viventi; ha adulterato l’ambiente, generando un surriscaldamento che mette a rischio la sopravvivenza della specie. Desertificazione, siccità, scioglimento dei ghiacciai, innalzamento dei mari, inondazioni, uragani tropicali, acidificazione degli oceani sono all’odine del giorno. Il futuro, ci ricordano gli attivisti pro-clima, è una china che, senza una rivoluzione ecologica, ci porta all’estinzione. Le manifestazioni contro il climate change hanno l’intento di ricordarci questa evidenza e fanno appello alla coscienza collettiva affinché si compia un salto di paradigma.

Da un anno a questa parte, poi, si scende in piazza a manifestare anche contro il grande Male, l’eresia scientista, il complotto del nuovo millennio, ovvero il vaccino anti-SARS-coV2. E questo lo si fa non già corroborati dai dati, ma sulla base di una semplice convinzione, ovvero che il vaccino non sia affatto un’arma contro la pandemia (che sta salvando vite e riducendo il contagio) bensì veleno, farmaco dai malefici effetti collaterali, quando non droga, colpevole di generare sudditanza al Potere e alle Big Pharma.

Da cosa nasce questo attivismo, che va contro l’evidenza scientifica? Sebbene la questione mi sfugga e perplima, provo a buttar lì alcune ipotesi, raggruppando per comodità la variegata fronda dei riluttanti al vaccino in tre categorie.

Paura

La prima categoria concerne chi rifiuta il vaccino per motivi psicologici. Paura, individuazione del nemico, transfert di una fonte di angoscia, inerzia depressiva: sono queste, talvolta, le motivazioni che frenano le persone a sottoporsi all’iniezione vaccinale. Queste motivazioni vanno ascoltate. Le persone che le esprimono vanno rassicurate con le cifre, e soprattutto vanno accolte, accompagnate, possibilmente con un approccio one-to-one, e con un supporto terapeutico.

Ideologia

La seconda categoria concerne gli ideologici. In questa categoria rientrano sia gli extra-sistemici che vedono nel vaccino un abuso di Potere e nel Green Pass una forma di controllo sociale, sia i libertari che rivendicano il primato assoluto del libero arbitrio (dimenticando che ogni democrazia si fonda su un gioco di contrappesi fra liberté, égalité e fraternité; scordando altresì che ogni stato di diritto si avvale di norme che regolano le libertà individuali in ottemperanza alla convivenza sociale; e negligendo il fatto che nella vita quotidiana di ciascuno di noi la libertà individuale non può prescindere dalla legge morale).

Questa categoria di persone fa del proprio essere contro il vaccino un’ideologia, una questione di principio. Come accade per tutti gli ismi ideologici, l’antivaccinismo non ammette deroghe ai propri principi, giudicandoli a fortiori imprescindibili, il che comporta una tendenza all’assolutizzazione e alla dogmatizzazione. C’è, insomma, un che di religioso, esoterico e irrazionale nell’agire ideologico (del resto la neo-Bibbia dei No-Vax si chiama Eresia, come se il vaccino fosse l’incarnazione del Male, e il Bene stesse nel sottrarvisi). Facendo del proprio agire una questione di principio, gli ideologici tendono a negligere le conseguenze del loro comportamento, giudicandolo giusto a prescindere (quando invece, eticamente, ciò che davvero conta, sono le conseguenze, non solo su di sé ma anche su chi sta intorno).

Inoltre, come accade per tutti gli ismi ideologici, l’antivaccinismo si alimenta insufflando nel gruppo dei propri seguaci un senso di superiorità: noi non siamo pecoroni, non seguiamo il mainstream, sappiamo dire di no al sistema, non ci lasciamo turlupinare. Idealismo e purezza appartengono al nostro gruppo, siamo una minoranza, ma la nostra minoranza è frutto di un’elezione. Siamo un’eccellenza, un’aristocrazia di puri. Ma soprattutto Noi non siamo Voi. E questo è l’aspetto che più inquieta: l’aspetto divisivo, contrastivo, belligerante. Noi vs Voi.

A questo gruppo di persone, che fanno dell’antagonismo ideologico una dimensione identitaria, occorre opporre un atteggiamento il più aperto e amorevole possibile. L’antivaccinismo non si argina con il vaccinismo: ad un’ideologia non va opposta un’altra ideologia, ma uno sguardo ulteriore. Anche perché altrimenti si compirebbe lo stesso errore: trasformare la propria scelta nell’unica possibile e in quella migliore. E invece no. Occorre dire semplicemente che Noi che siamo vaccinati non ci identifichiamo con il vaccino, così come Loro non dovrebbero identificarsi con il loro rifiuto. Loro sono molto di più del loro antivaccinismo, così come Noi siamo molto di più del fatto che ci siamo vaccinati. Ed è in questo “molto di più” che Noi e Loro possiamo incontrarci, al di là delle differenze Noi siamo Loro e Loro sono Noi. Giacché siamo tutti esseri viventi, uniti in un solo corpo, che va salvaguardato, protetto, nella sua totalità. E per salvaguardarlo, proteggerlo, occorre fare appello alla fraternità, occorre mettere da parte il proprio io, le proprie convinzioni, i propri dogmi, favorendo ciò che meno nuoce alla comunità (non solo degli esseri umani ma di tutti gli esseri viventi). Nulla di più e nulla di meno. È un fatto di rispetto e amore: verso i più fragili (costretti a stare ai margini, sempre più impauriti), verso i malati di altre patologie (costretti a rinviare operazioni necessarie), verso il personale di cura (logorato da ritmi forsennati), verso tutti coloro che un giorno potrebbero essere contagiati e patire il danno.

Disinformazione

La terza categoria concerne le vittime della disinformazione social. E qui rientrano sia gli ignari, sia chi, invece, scientemente ha eletto i canali social come unica fonte di informazione (poiché la sola credibile, in opposizione alla stampa ufficiale, che invece è pedissequamente asservita al potere, faziosa e soggetta a censura). Premesso che non si vuole fare l’encomio della stampa tradizionale, che anzi ha commesso gravi errori (imputabili a sensazionalismo e sciatteria), sia però permesso evidenziare qui i due grandi inganni dell’informazione social.

Il primo prende nome di echo chambers: le piattaforme social sono infatti organizzate in modo tale che gli utenti ricevano solo quelle informazioni che tendono a corroborarne il punto di vista e la visione del mondo. Se faccio un post no-vax, ecco che mi arrivano feed, commenti, segnalazione di pagine di chi la pensa come me. Questo porta gli utenti a gongolarsi dentro a grandi bolle epistemiche, in cui i propri post vengono letti e commentati solo da gente che la pensa similmente. L’informazione, in questo modo, si riduce ad una mera certificazione del pensiero dell’utente, il quale, in questa cassa di risonanza, resta vittima della propria visione del mondo (giusta o sbagliata che sia), screditando aprioristicamente ogni informazione che provenga da canali diversi.

Il secondo, come in una favola, si chiama cherry picking: termine che rimanda alla raccolta delle ciliegie, quando si fa incetta però solo dei frutti più belli e maturi. D’altronde nell’informazione social non vi è alcun obbligo di completezza, cosicché la fallacia logica del cherry picking vi imperversa senza posa. Essa è sintetizzabile nell'attitudine (sia da parte del creatore di notizie sia da parte del suo fruitore) ad ignorare i dati che confuterebbero la propria tesi, evidenziando invece solo quelli che la corroborano. Nel caso della pandemia, che ha generato dati a iosa, si è assistito ad un cherry picking sciatto e disgustoso. L’ultimo, in ordine di tempo, ha riguardato il dato sui contagiati e sui morti in Israele e Gran Bretagna, che segnerebbe un valore identico fra la popolazione vaccinata e quella non vaccinata. I no vax, appresa la notizia, si sono riversati sui social, dando eco alla novella, quasi fosse la conferma della loro rettitudine morale e la riprova che il vaccino non solo è veleno, ma addirittura non funziona.

Se, però, si analizzano i dati nella loro completezza, rapportandoli al numero delle persone vaccinate e a quello delle persone non vaccinate, ecco che la realtà appare ben diversa. Perché avere 3 persone morte su 100 persone vaccinate nella fascia over 50, è diverso dall’averne 3 su 10 persone non vaccinate nella stessa fascia d’età. Le persone morte sono sempre 3, come giustamente hanno riportato i no vax, ma nel primo caso esse rappresentano il 3% delle popolazione vaccinata, mentre nel secondo caso esse rappresentano il 30% delle popolazione non-vaccinata.

vaccinati-e-non-orig.jpg

Attenzione dunque al cherry picking. I dati necessitano di uno sguardo complessivo e scientificamente strutturato. Non basta trattenerne solo alcuni, come nel caso delle ciliegie più belle, tralasciando la visione d’insieme. Un dato in se stesso non significa nulla: esso va rapportato, confrontato, analizzato su una scala di incidenza. Su questo punto occorre essere sinceri: anche l’informazione ufficiale ha spesso denotato sciatteria e non-curanza, sparando dati a caso, un giorno dopo l’altro, senza elaborare alcuna media mobile sui 7 giorni, senza saper vedere dove è il flesso di una curva, dove inizia ad appianare, quando inizia a scendere, ecc. ecc.

Le vittime della disinformazione globale vanno affrontate a viso aperto, con i dati sotto braccio, in modo da poterle smentire, punto su punto, rendendole edotte circa la visione d’insieme, e denunciando la fallacia logica delle loro argomentazioni. In questo senso encomiabile è il lavoro che in Italia fa il dottor Paolo Spada sul portale Pillole di ottimismo, dove ogni giorno pubblica il numero dei contagiati, degli ospedalizzati, delle TI e dei decessi, divisi per fasce di età e per incidenza, distinguendo fra la popolazione vaccinata e quella non vaccinata. Allego a questo proposito il grafico del 6 settembre, senza aggiungere parole, perché di fronte all’evidenza dei dati (davvero impressionanti) non servono giri (e raggiri) di parole. Sono dati che sbriciolerebbero anche il dogma più ferreo, se solo si conoscessero e se si sapessero leggere:

dati comparati, by Paolo Spada

Ti potrebbe interessare